Tre domande e tre risposte per guarire

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13 Aprile 2021

Mai libro fu più attuale in questo tempo di pandemia , anche se ad onor del vero è stato scritto da Silvia Pallini e pubblicato da Pagni editore in tempi non sospetti. Il tema affrontato è  la  malattia partendo da domande che ogni ammalato dovrebbe porsi. Silvia Pallini vive in provincia di Firenze, è un’operatrice del benessere o  meglio come ama definirsi la stessa autrice “ un essere umano con un cuore che sente”.  Silvia Pallini da anni aiuta le persone a risolvere i problemi più grandi, aumentando il loro livello di consapevolezza, aiutandoli a riconoscere  i  meccanismi che li tengono bloccati nella sofferenza e inevitabilmente nella malattia.

Perché ci ammaliamo? E’  la domanda di sottofondo di tutto il libro. La prima, la fondamentale da cui si dipana l’interno percorso di guarigione a cui si aggiungono  le altre due domande che Silvia ha individuato in anni di lavoro e di vita. Nel libro,  scritto  con una prosa semplice chiara e  incisiva, (non scontata perché il tema si presta spesso a disgressioni difficili)  Silvia racconta la sua esperienza personale che l’ha resa la donna che è oggi, illustra una nuova chiave di lettura della malattia come un campanello d’allarme che indica varie criticità ma  la più innovativa  è quella per cui  inconsciamente il paziente si ammala per rimanere legato ad alcuni familiari che lo hanno preceduto nel tempo.  Certo si presenta ancora la malattia come prodotto dell’inconscio  ma “Tre domande per guarire” alza il velo su un mondo immenso, che va oltre l’assioma ormai noto, del corpo che si ammala a causa di un disagio interiore.

Ma vediamo queste tre domande. La prima: “  Perché mi sono ammalato”  La persona deve  capire cosa avviene nel suo corpo e prendere atto che l’inghippo fisiologico  in realtà risponde ad un bisogno   inconscio perché il dolore di ogni malattia  è il modo in cui il nostro sé superiore ci sta avvertendo che non stiamo vivendo la vita che vorremmo. Fin qui tutto chiaro e conosciuto.

Seconda  domanda: “A quale bisogno risponde questa malattia e come mi è utile?” e anche qui niente di non già sentito. Ogni malattia risponde infatti ad un bisogno come la classica necessità di attirare l’attenzione,  espiare una colpa, punire qualcuno. Capire quindi di cosa si ha bisogno , quale è l’esigenza dietro ad una malattia  ci porta ad ottenere quel che vogliamo senza bisogno di nasconderci dietro ad una patologia.   Ad esempio per semplificare molto, vogliamo più attenzione? Bene chiediamola, andiamo alla tv, mettiamoci a ballare nudi per strada magari, ma smettiamo di girare da un ospedale all’altro.

La terza domanda è più difficile da comprendere  ed è la seguente:  “A chi sono leale nella mia sofferenza?”  Il quesito individuato da Silvia  deriva chiaramente dal suo lavoro con le  costellazioni familiari sul modello appreso dallo psicologo tedesco  Bert Hellinger,  secondo il quale le dinamiche comportamentali del singolo  dipendono oltre che dal contesto ambientale e sociale e dal carattere, anche dalle influenze degli altri componenti familiari e dall’eredità lasciata dagli antenati.

Hellinger ha scoperto che la causa dei conflitti e dei problemi di un singolo componente di una famiglia, derivano anche dalle  dinamiche familiari  dalle quali proviene,  anche a causa di persone che non ci sono più,  partner precedenti dei genitori, figli illegittimi o aborti, morti precoci di familiari, antenati  sofferenti. Quindi la domanda a chi sono leale nella mia malattia la possiamo anche tradurre in : “Con quale persona della mia famiglia lontana o più vicina nel  tempo afflitta dalla  malattia  io voglio essere solidale ammalandomi a mia volta?. E attenzione,  possiamo esprimere solidarietà anche ad una trisavola morta due secoli prima.

Sembra semplice, tre domande e tre risposte che danno  la guarigione, ma non lo è. Per ottenere le risposte occorre un lavoro titanico su se stessi, una grande consapevolezza su quanto il nostro inconscio produce mentre noi ignari continuiamo a compiere le nostre azioni quotidiane, la conoscenza del nostro sistema familiare che ci lega con catene invisibili e potentissime.

Nel momento più profondo della mia malattia, non mi sono accontentata delle spiegazioni ufficiali.  Nella profondità di me stessa cominciavo a sentire che c’era altro e io ero decisa a scoprirlo. Non volevo più accettare che le cose sono così perché qualcuno dice che sono così , ho iniziato ad ascoltare una voce dentro di me che mi faceva sentire  come vere alcune cose” scrive l’autrice.

Silvia ci racconta la sua esperienza di vita che l’ha condotta per mano alla scoperta di quei comportamenti e degli universi responsabili di  certe nostre azioni che conducono al disagio al dolore per finire inevitabilmente alla malattia fisica. Seguitissima a livello nazionale,  nel suo libro affronta un tema delicato e lo fa nel suo stile diretto e  sincero  senza nascondersi in sofismi interpretabili. In tre domande non c’è niente di interpretabile, pur non trattando formule matematiche  c’è un solo modo di recepire il messaggio di Silvia Pallini che  suggerisce proprio quello che vuole dire senza giri di parole e  questa suo esporsi in modo chiaro e univoco è il suo più grande successo.

TAG: costellazioni familiari, domande, hellinger, malattia, silvia Pallini
CAT: salute e benessere

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