Sesso sotto l’effetto di droga e alcol: avviata indagine ad hoc
ChemSex è l’acronimo che sta ad indicare la pratica di sesso sotto l’effetto di droga e alcol. Un fenomeno in aumento consistente anche nel nostro Paese, dai contorni pressoché inesplorati e dunque ignoti. Eppure, sul mercato del ChemSex, da tempo, anche in Italia, operano, pur nella clandestinità, veri e propri organizzatori di party a base di droghe. Feste meglio conosciute con il nome di slamming party. Dove il termine slamming altro non è che un modo più accattivante e socialmente accettabile per indicare ciò che i tossicodipendenti chiamano “pera”. Eventi che nella gran parte dei casi sono teatro di vere e proprie orge tra maschi non necessariamente gay, ambientate in particolare nelle comunità LGBT ed alimentate a crystal meth via endovena o metanfetamine. Obiettivo: condurre ad una situazione di ipereccitazione e disinibizione massime scatenando i più bassi istinti sessuali. In sostanza, le droghe e l’alcol vengono utilizzati come afrodisiaci. E questa pratica, che nei casi più estremi può durare quasi una settimana, non è immune da pericolose derive. Perché il problema, con cui stanno facendo i conti, in lungo ed in largo per l’Italia, i Sert – servizi che si occupano di dipendenze patologiche – è rappresentato dal fatto che il sesso sfrenato si fa senza protezione. Con tutte le conseguenze sanitarie che ne possono derivare.
«Questa nuova frontiera del sesso non protetto e del consumo di droga sta superando i limiti del socialmente accettabile», ha riferito alcune settimane fa al quotidiano on line Vice Tim, web-publisher di 39 anni, che ha organizzato e si è occupato di slamming party per due anni prima di lasciar perdere. «Iniettarsi metanfetamine ti arrapa incredibilmente e ti rende capace di qualunque cosa. Ci si trasforma in animali, quando si prende quella roba. In pratica, diventa una tempesta di sesso». Un docufilm girato a Londra e di cui è visionabile il trailer fornisce un’idea, seppur cruda, di cosa sia il ChemSex.
Peraltro gli specialisti, non solo in Inghilterra, stanno osservando un aumento della dipendenza da metanfetamine negli omosessuali e, addirittura un picco di pazienti positivi al test per l’HIV.
Come riporta Vice, secondo David Stuart, direttore di Antidote – unica associazione dedicata ai problemi di alcol e droga specifica per il mondo LGBT – il numero di tossicodipendenti che fa uso di metanfetamine e mefedrone in contesti sessuali, in Gran Bretagna, è aumentato del 20 percento nel 2011 e dell’80 percento nel 2012. Il 70 percento di queste persone si scambiano gli aghi. «È un incremento sconcertante e spaventoso», ha detto Stuart.
In Italia, come detto, si sa poco o nulla del fenomeno del ChemSex. Al punto che, su iniziativa di un gruppo di medici, ricercatori ed esperti in materia di droghe, è stato lanciato nelle scorse settimane un vero e proprio sondaggio. Per tracciare un quadro più nitido sul rapporto tra sesso e droghe, per capire come queste stiano influenzando il campo dei comportamenti sessuali. E per tentare di calibrare un efficace approccio psico-socio-sanitario, capace almeno di arginare i danni dei party sessuali a base di droghe.
Il riscontro dell’indagine, a poche settimane dall’avvio, è incoraggiante: più di 1500 persone hanno risposto alle domande del questionario. “Piacere chimico”, questo il nome dell’indagine a cui è stata dedicata anche una pagina su Fb, viene infatti condotta attraverso un questionario anonimo compilabile online. Ed è anche possibile, come sta avvenendo, lasciare opinioni e descrivere le proprie esperienze. Le domande poste coprono tutto lo spettro dell’interazione tra sesso e droghe e le sostanze esaminate sono più di 20: dall’alcol all’eroina al mefedrone, passando per i cannabinoidi sintetici. “Piacere chimico” cercherà in sostanza di colmare il vuoto di informazioni e dati in tema di ChemSex. «Chi come me si occupa di dipendenze patologiche» ci ha spiegato Salvatore Giancane, storico medico di un SerT, autore di numerose pubblicazioni in materia di sostanze stupefacenti e uno degli artefici dell’iniziativa, «si è trovato negli ultimi anni, non poche volte, di fronte a persone che avevano la propria vita sessuale in tutto o in parte condizionata dall’assunzione di droghe o alcol». «Da queste osservazioni» racconta Giancane «è nato un libro, che però ha scontato il fatto della grave carenza di dati sul tema». Di qui, la decisione di mettere in campo la prima survey italiana su sesso e droghe.
«Lo studio nasce da un’esigenza clinica e dalla curiosità mia e del mio collega Ernesto de Bernardis, con cui abbiamo iniziato a documentarci sul tema del ChemSex per poi allargare l’interesse dalla popolazione MSM (maschi che fanno sesso con maschi) a quella generale, dato che l’utilizzo delle droghe e dell’alcol in associazione al sesso non è certamente una prerogativa di un orientamento sessuale o di una comunità in particolare».
Da una prima osservazione sui questionari raccolti emerge un nodo: la difficoltà ad intercettare coloro che partecipano agli slamming party. Si tratta infatti di persone refrattarie a relazionarsi con chi non fa parte della propria community, che si possono trovare soprattutto nelle chat tematiche e nelle app geolocalizzate tipo Grindr e che comunicano in codice.
«Non disperiamo di intercettare un maggior numero di persone dedite al ChemSex» puntualizza Giancane: «il questionario resterà on line ancora un mese e noi continueremo a diffondere la notizia».
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