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Sanità

I tagli alla sanità spaventano gli italiani più della crisi economica

di Monica Fabris
28 Luglio 2015

Dopo la proposta di abolizione di una tassa poco amata, comunicata con l’altoparlante dal governo, scorre in sordina il fantasma dei tagli alla sanità. Quando le persone in difficoltà stanno arrivando stremate e senza più neanche la forza della rabbia alla scadenza delle vacanze estive. La tutela dei diritti primari della salute e dell’istruzione, orgoglio degli italiani (ma oggi denominata ‘residuo obsoleto’, ‘sacca di spreco e corruzione’, ‘area di efficientamento’ e altre locuzioni dispregiative) sembra delinearsi sempre più come obiettivo primario di rottamazione.  Mentre l’istruzione può rientrare in una retorica positiva anche a costo di infinite polemiche, la strategia di comunicazione sulla sanità è quella di silenziare i megafoni. Anche grazie al fatto che gli italiani sono da sempre relativamente tranquilli su questo fronte e non si è sviluppata attenzione e un dibattito collettivo articolato. Quanto costerà dunque questa notizia in termini di consenso? Difficile sottostimarne la portata e poco probabile che passi il messaggio di travaso dei fondi a destinazione della ricerca, concetto che da sempre stenta a scaldare il cuore degli italiani. Dipenderà molto da come verrà ripreso e rielaborato e a chi converrà farlo. Il paradosso sta proprio nel cortocircuito di messaggi populisti, una sorta di iperstimolazione su più fronti del piano della demagogia, che rischia di provocare un ulteriore scollamento tra politica e società.  Certo è che fino ad ora, anche nella tenuta complessiva del servizio, pur con grandi disomogeneità geografiche, perdere l’accesso ai servizi rappresenta una delle maggiori preoccupazioni degli italiani (il 42% si dichiara molto preoccupato). Più che perdere il lavoro, ad esempio, o subire un’aggressione o non riuscire a pagare l’affitto o la rata del mutuo. Appena il cittadino comune dovesse accorgersene, il passo di attribuirne le responsabilità all’abbassamento delle tasse o, ancor più probabile, al prezzo da pagare all’Europa, è breve.

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