Da eroi a sacrificabili: i medici in sciopero per il taglio delle pensioni

8 Novembre 2023

Dopo l’arrivo delle misure taglia-pensioni che il governo ha inserito nella manovra economica, i sindacati dei medici hanno proclamato la mobilitazione e lo sciopero di 24 ore nella giornata del 5 dicembre.

I sindacati di categoria Anaao e Cimo evidenziano la gravità di un taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, che colpirà circa 50.000 dipendenti.

Ad Anaao e Cimo si è subito aggiunta l’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn. Quest’ultima ha annunciato forme di mobilitazione alternative allo sciopero, ma con la stessa richiesta di modificare la legge di bilancio. Gli iscritti alla Cgil e alla Uil parteciperanno alle proteste in programma per il 17 novembre.

Le posizioni dei sindacati

Oltre a lamentare l’assenza di comunicazioni sui lavori della Commissione del Ministro Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico, Pierino Di Silverio (segretario nazionale Anaao Assomed) e Guido Quici (Presidente Cimo-Fesmed) affermano:

Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato non sono in grado di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria, uno sblocco anche parziale del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, risorse adeguate per il rinnovo dei contratti. E invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti.

Queste le parole che arrivano dall’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Ssn, che rappresenta 135mila camici bianchi e veterinari:

La manovra riduce il valore del Fondo sanitario nazionale rispetto alle previsioni di andamento del Pil. Infatti, i 3 miliardi di finanziamento aggiuntivo sono completamente assorbiti dalle risorse necessarie per il rinnovo dei contratti per il triennio 2022/2024, che pure sono sottofinanziati rispetto all’inflazione registrata nel triennio. Un provvedimento incostituzionale con il quale il governo intende fare cassa con una patrimoniale che colpisce solo i dipendenti pubblici che da eroi sono oggi trasformati in bancomat. Con questa linea il Governo favorisce la fuga dal lavoro del pubblico impiego, favorisce il lucro delle cooperative e dei medici gettonisti.

Le mosse del governo, per ora inefficaci

Il ministro della Salute Orazio Schillaci , durante la trasmissione Start condotta su Skytg24 da Giovanna Pancheri, ha dichiarato:

Abbiamo sempre dialogato con i sindacati medici e continueremo a farlo. Stiamo cercando di intervenire sui problemi della sanità pubblica italiana e nella legge di bilancio ci sono segnali importanti, sia per i medici sia per i cittadini.

Prosegue poi sulle misure contestate:

Mi sono sentito quasi quotidianamente con il ministro Calderone e quindi c’è tutta l’intenzione di cercare di rivedere la norma che non riguarda solo i medici, ma anche altri dipendenti del settore pubblico. Il governo ha l’interesse a lavorare per trovare una soluzione.

Immediata la replica dell’Anaao-Assomed attraverso le parole (rilasciate all’Ansa) del segretario Pierino Di Silverio:

Siamo soddisfatti per l’apertura al dialogo da parte del ministro della Salute, attediamo una sua convocazione, ma lo sciopero proclamato per il 5 dicembre non può essere revocato senza segnali concreti e se non si passa dalle parole ai fatti. Potremmo revocarlo solo a fronte di una risposta concreta alle nostre richieste e le richieste sono, innanzitutto, la detassazione e l’aumento degli stipendi dei medici ed una azione concreta su assunzioni e tetti di spesa.

C’è sempre stato un dialogo col ministro Schillaci, ma probabilmente il problema non è il ministro; ci sono infatti discrepanze tra ciò che il ministro vuole fare e le oggettive possibilità e volontà del governo. Alla fine nella manovra c’è ben poco di quello che si chiede. Anche i soldi stanziati per i contratti sono stati parcellizzati e destinati a tutto il comparto, rischiando di risultare insufficienti per tutti. Avevamo invece chiesto un segnale politico in termini di aumenti e detassazione, ma questo segnale nei confronti dei medici non è arrivato”.

Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, sottolinea che:

Resta l’emergenza per il taglio delle pensioni e ci sono contraddizioni nelle varie dichiarazioni fatte sino ad oggi. Attendiamo chiarimenti, ma rimangono molti nodi da chiarire e su cui lavorare in modo concreto. Dunque, lo sciopero resta.

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CAT: Sanità, Sindacati

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