In risposta a Galli Della Loggia: davvero servono cattedre più alte?
Il recente articolo di Ernesto Galli della Loggia ha riaperto una vexata quaestio: come restituire credibilità e autorità ai docenti?
I numerosi casi di cronaca attestano il feroce discredito sociale di cui gli insegnanti sono vittime, il web registra quasi quotidianamente atti di umiliazione ai danni dei professori, da parte di singoli alunni, di intere classi, di genitori che pretendono di risolvere con la violenza situazioni che richiederebbero invece equilibrio e, semplicemente, buon senso.
Vale la pena soffermarsi su quattro delle proposte di Galli della Loggia: reintrodurre la predella per sollevare la cattedra rispetto al livello degli alunni, allo scopo di marcare l’asimmetria del rapporto educativo; ripristinare l’obbligo per gli studenti di alzarsi in piedi all’arrivo degli insegnanti, in segno di rispetto; ridurre l’ingerenza delle famiglie nelle questioni scolastiche; abolire l’uso degli smartphone in classe.
Si tratta di proposte dal senso profondamente provocatorio, ma che consentono di riflettere su un dato: a chi ha frequentato una scuola seria – perché i tempi erano diversi e la cultura era considerata un valore – quella di oggi non pare proprio degna del nome di “scuola”. Il ludocentrismo eletto dal MIUR a neopedagogia, i semplificazionismi tecnologici, l’alleggerimento di quello che Gramsci considerava il mestiere di “studiare” sono sotto gli occhi di tutti. Promuovere il cooperative learning a modus procedendi, accettare come oggetto di verifica un Padlet o un Prezi sono sistemi che disabituano i ragazzi a ciò che però poi viene dal MIUR stesso richiesto agli Esami di Stato: la produzione scritta di lavori critici, consequenziali, organici e coerenti. Come potrà produrli uno studente che invece è stato addestrato alla sequenzialità di slides colorate e suggestive, a contenuti flash, epifanici, estremamente sintetici, semplicemente giustapposti su diapositive dotate di animazioni seducenti? Quanto potrà aiutarlo alla Maturità il pur lungo allenamento su questionari Kahoot, organizzati come divertenti videogames da svolgere in modo rapido e eccitante su maneggevoli smartphone? Prezi, Padlet, Kahoot: il trionfo del nozionismo.
E poi c’è un particolare: chi controllerà i siti che uno studente è libero di visitare in classe per puro divertimento, spostandosi verso una navigazione che di didattico non ha proprio niente? Chi sorveglierà se i ragazzi consulteranno davvero il web per scopi di studio, ad esempio, durante una lezione cooperativa, oppure abilmente fingeranno di farlo? I docenti insegnano e non possono ridursi a svolgere mere mansioni di vigilanza per internauti imprudenti.
Sull’ingerenza delle famiglie, poi, ha ragione Galli della Loggia. Certo l’idea della partecipazione dei genitori alle iniziative educative e culturali intraprese e promosse dai vari istituti è romantica. Ma, si sa, la realtà è ben diversa. Oggi le famiglie si costituiscono sempre più spesso come controparte della scuola: contestano – non solo verbalmente e spesso rivolgendosi proprio ad assistenti legali – valutazioni, scelte didattiche, tipologia di verifiche. Forse è il caso di parlare di una vera e propria deriva: dalla democratica apertura della scuola alle famiglie dopo il ’68, si sta passando alla tirannide dei genitori. Sarà lo spirito dei tempi?
Certo c’è da chiedersi perché esista la possibilità di contestare così apertamente i docenti. Una risposta è che in Italia non solo il loro lavoro è in genere svilito – come dimostrano le scarse retribuzioni stipendiali che gli insegnanti percepiscono – ma persino il concetto di valutazione storicamente affidata ai docenti oggi è messo in discussione. Ormai, nell’immaginario collettivo, rispetto alle obsolete pagelle scolastiche, assume più valore la certificazione delle competenze emessa dall’INVALSI, che ha il presunto “sapore” dell’oggettività, è computer based , non ha “imperfezioni” umane. L’Istituto INVALSI è perfettamente riuscito nel suo perverso programma: pur essendo un organo esterno alla scuola e del tutto avulso rispetto alle sue finalità formative, ha prepotentemente usurpato prerogative che prima erano degli insegnanti.
Insomma, bisogna tristemente constatare che i professori sono stati declassati a mera funzione appendicolare rispetto alla seduzione della tecnologia, ormai ritenuta più rispondente alle attese di una generazione antropologicamente mutata. E poiché in questa frenesia testificatrice si anche è chiarito che i docenti non certificano proprio niente perché l’INVALSI li ha sostituiti, la domanda è una sola: i prof. a che cosa servono?
La superfluità della loro funzione – da lungo tempo scientemente programmata dal sistema politico – è stata ben compresa dai giovani e dai loro genitori.
Che cosa resta? Alzarsi in piedi? Sollevare la cattedra? E perché? Ormai che senso avrebbe?
Cfr.: https://scholescuolaecultura.blogspot.com/2018/06/in-risposta-galli-della-loggia-davvero.html
Un commento
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Mi trovo assolutamente d’accordo con Galli della Loggia sulla predella. Ma perché mai è stata abolita (domanda pleonastica visto che conosco benissimo la risposta)? E’ anche una questione di buonsenso se non di logica: l’insegnate che è seduto alla cattedra, a meno di non pretendere che il tapino gironzoli fra i banchi magari per tre o quattro ore di fila, deve potere tenere sotto controllo anche gli studenti degli ultimi banchi. Ciò che la predella permette, certamente più di una cattedra posta alla medesima altezza dei banchi.Del resto non c’è la regola secondo cui gli studenti più alti vengono fatti arretrare rispetto a chi alto non è? Capisco che il buonsenso sia merce rara in questo Paese, ma una tantum…