
Religione
Intesa tra Chiesa Ortodossa Romena e lo Stato italiano
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha accolto il 27 Gennaio a Palazzo Chigi i rappresentanti della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia (DOR), guidati dal rappresentante legale S. E. Siluan. L’incontro ha sancito un momento di grande rilevanza per la comunità ortodossa romena in Italia, segnando un passo fondamentale nel riconoscimento e nella regolamentazione della sua presenza sul territorio nazionale.
La sigla dell’intesa tra la Repubblica Italiana e la DOR, giunta al termine dell’iter procedurale, rappresenta un risultato storico per la comunità ortodossa romena, che da decenni svolge un ruolo significativo nella vita religiosa, sociale e culturale del Paese. A seguito di questo accordo, il Governo presenterà al Parlamento il disegno di legge per la sua approvazione definitiva.
Il documento disciplina diversi aspetti fondamentali della vita religiosa e istituzionale della DOR, garantendo il pieno rispetto dei principi di libertà religiosa sanciti dalla Costituzione Italiana. In particolare, l’intesa conferma l’autonomia della Diocesi nella nomina dei ministri di culto e nella gestione degli affari interni, senza interferenze esterne. Inoltre, tutela il libero esercizio pastorale dei ministri di culto, riconoscendo loro il diritto di non testimoniare su quanto appreso nel loro ministero.
Uno dei punti chiave dell’accordo è il riconoscimento del diritto della DOR di rispondere alle richieste degli alunni, delle loro famiglie e delle istituzioni scolastiche riguardo all’insegnamento religioso. Queste attività potranno essere svolte in orario extra-scolastico e con oneri finanziari a carico della DOR, garantendo così il diritto alla formazione religiosa senza gravare sul sistema scolastico pubblico.
Sul piano civile, l’intesa stabilisce che i matrimoni celebrati dai ministri di culto della DOR, se trascritti nei registri dello stato civile, avranno pieno valore legale. Questo riconoscimento rafforza il legame tra la comunità ortodossa romena e le istituzioni italiane, favorendo una maggiore integrazione e un più solido riconoscimento della sua identità. Inoltre, viene disciplinato il riconoscimento della personalità giuridica degli enti costituiti dalla DOR per finalità religiose, educative, assistenziali e benefiche, contribuendo così a consolidare il ruolo della comunità ortodossa come attore sociale attivo e responsabile.
Un altro aspetto di grande rilevanza è l’inclusione della DOR nel sistema dei rapporti finanziari tra lo Stato e le confessioni religiose. Grazie a questa intesa, la DOR potrà accedere alla ripartizione della quota dell’otto per mille dell’IRPEF, una misura che consentirà di sostenere le attività religiose, culturali e assistenziali della comunità ortodossa romena in Italia.
La Chiesa Ortodossa Romena rappresenta una delle più grandi comunità religiose in Europa, contando quasi venti milioni di fedeli tra la Romania e la diaspora. In Italia, la presenza ortodossa romena si è sviluppata sin dagli anni Sessanta del Novecento, con la fondazione della prima parrocchia a Milano nel 1974. Oggi, la comunità è in continua espansione, con ben 285 parrocchie registrate nel 2023, segno di un radicamento profondo e duraturo.
I rappresentanti della DOR hanno espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto, sottolineando come questa intesa rappresenti un riconoscimento istituzionale della presenza ortodossa romena in Italia e un’opportunità per rafforzare il dialogo interreligioso e la collaborazione con le autorità italiane. La prof.ssa Geraldina Boni, Presidente della Commissione per le intese con le confessioni religiose e per la libertà religiosa, ha contribuito in modo significativo al raggiungimento di questo importante traguardo, ricevendo il ringraziamento del Sottosegretario Mantovano e di tutti i membri della Commissione per il lavoro svolto.
L’intesa firmata non è soltanto un atto formale, ma un passo decisivo per il riconoscimento della Chiesa Ortodossa Romena come parte integrante del tessuto sociale e culturale italiano. Essa testimonia il valore del pluralismo religioso in Italia e l’importanza di favorire l’integrazione e il dialogo tra le diverse comunità di fede, nel rispetto delle tradizioni e dei valori condivisi.
Mi pare assurdo ciò, quando non sono ancora rispettati i diritti dei NON CREDENTI alle superstizioni religiose. Senza una laicità pubblica VERA E SOSTANZIALE, mai ci sarà vero rispetto e vivere civile.
La chiesa ci sbatte in faccia i crocefissi a partire dalla scuola PUBBLICA MATERNA, insieme ai presepi ed ai suoi “insegnanti” di religione, che indottrinano i bimbi e ragazzi in modo efficiente e profittevole:
questi “insegnanti” li paghiamo noi, sottraendo soldi alla scuola pubblica, così come mandiamo in pensione tutti i preti nazionali senza le regole italiane, attraverso il fondo INPS CLERO, già in passivo di 2 MILIARDI da quando fu istituito.
Non parliamo poi delle leggi incivili fatte e di quelle impedite in nome della superstizione cristiana: ancora non si può morire con dignità, né 2 cittadini possono sposarsi se dello stesso sesso. Follie permesse dal Parlamento nel quale il cancro cristiano siede ab initio, per sottovalutazione del problema dai padri costituenti di allora e dalla cattiva fede dei politici successivi.
SINTESI: garantiamo diritti ai sedicenti rappresentanti divini ed ai loro creduloni, salvo negare quelli di chi non crede a queste superstizioni assurde e deve addirittura pagare per essere calpestato ed impoverito
il fondo per il clero Modalità di pagamento autonome
Gli iscritti al Fondo che provvedono autonomamente al versamento del contributo sono i seguenti:
sacerdoti secolari cattolici esclusi dal sostentamento di cui alla legge 20 maggio 1985, n. 222;
ministri di culto acattolici tenuti all’assolvimento individuale sulla base di quanto disposto per ciascuna confessione dal relativo decreto ministeriale (cfr. l’articolo 5, comma 2, legge 903/1973) che ha esteso al Culto di appartenenza le disposizioni della legge 903/1973;
sacerdoti secolari cattolici e ministri di culto acattolici in contribuzione volontari
E’un po come le pensioni del fondo casalinghe