Giorgia Meloni

Ambiente

Meloni torna a chiedere la revisione della tassazione sul carbonio

«Rimane prioritario rivedere il Cbam»(il meccanismo di tassazione del carbonio contenuto nei prodotti importati), dice la premier, «che nella sua concreta applicazione si è rivelato dannoso per l’industria siderurgica»

10 Novembre 2025

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna a chiedere una revisione del Cbam, il Carbon Border Adjustment Mechanism introdotto dall’Unione europea per tassare le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio provenienti da Paesi extra-Ue. Una richiesta non nuova, che si inserisce nel clima generale di retromarcia sul Green Deal europeo, e che arriva nel giorno di apertura trentesima conferenza delle parti (Cop30) della Convenzione di Parigi contro il cambiamento climatico, in corso a Belém, in Brasile, fino al 21 novembre.

«Rimane prioritario rivedere il Cbam», afferma Meloni in un messaggio inviato all’assemblea di Federacciai, in corso a Dalmine (Bergamo). Il meccanismo, spiega la premier, «nella sua concreta applicazione si è rivelato dannoso per l’industria siderurgica e un incentivo alle delocalizzazioni».

La posizione non è, come si diceva, nuova. Già nel maggio 2025, durante un intervento alla Camera, Meloni aveva ricordato che il governo «aveva presentato proposte sulla revisione del Cbam» e che su queste “stava riscontrando un consenso crescente” tra i partner europei. Pochi mesi prima, l’Italia — insieme ad Austria, Bulgaria e Polonia — aveva presentato a Bruxelles un non-paper per chiedere di “migliorare il Cbam prima della sua entrata in vigore a regime nel 2026”, con l’obiettivo di tutelare la competitività delle industrie energivore e siderurgiche.

Le parole della Premier vanno del resto lette anche nel contesto del nuovo accordo raggiunto nella Ue lo scorso 5 novembre riguardo agli impegni per la riduzione delle emissioni nel 2035 e nel 2040. Un compromesso al ribasso, che introduce vari elementi di flessibilità a livello Paese, pur lasciando invariato l’obiettivo di riduzione delle emissioni nocive del 90% rispetto ai dati del 1990. Il compromesso europeo, che andrà a modificare la legge europea sul clima, ha accolto una parte dei rilievi dei Paesi più critici verso il Green Deal, guidati da Italia e Polonia, ma che comprendeva anche Grecia, Romania, Austria, Belgio e diversi altri.

Nel suo messaggio a Federacciai, Meloni richiama poi l’attenzione sulla gestione delle materie prime: «Altrettanto centrale è l’attenzione al rottame ferroso, che oggi rappresenta una materia prima critica e che, in assenza di efficaci politiche europee, prende spesso la strada di Paesi extra-Ue, con la conseguenza di andare ad alimentare industrie concorrenti».

La premier rivendica i progressi già ottenuti dal governo: sono stati compiuti «passi importanti per superare quel dogmatismo ideologico che ha messo in ginocchio le nostre imprese e i nostri lavoratori». Tuttavia, aggiunge, «ovviamente non ci accontentiamo e continueremo a lavorare in questa direzione, così come non smetteremo di fare la nostra parte per difendere la produzione europea di acciaio».

Meloni sottolinea che l’esecutivo sta «seguendo con molta attenzione il Piano d’azione Ue per la siderurgia e la metallurgia, e le recenti proposte avanzate da Bruxelles per proteggere il settore siderurgico europeo dagli effetti negativi causati dalle sovraccapacità globale».

A fare da cornice a queste iniziative, spiega la premier, resta «l’obiettivo generale, come sancito dalla dichiarazione comune Ue-Usa, di costruire un sistema transatlantico di protezione comune dalla sovracapacità globale». Un’intesa, ha concluso, «che offrirebbe anche una soluzione concreta al problema dei dazi statunitensi su acciaio, alluminio, rame e prodotti derivati che, lo sappiamo bene, restano su livelli difficilmente sostenibili per le nostre aziende».

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