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UniCredit e i vent’anni di Carta Etica: quando la sostenibilità diventa infrastruttura sociale del Paese

Da vent’anni il Fondo Carta Etica finanzia progettualità ad alto impatto nelle comunità locali, sostenendo oltre 1.600 iniziative in tutta Italia. L’anniversario diventa occasione per riflettere sul ruolo della finanza come attore di cambiamento sociale

21 Novembre 2025

Vent’anni di micro–impegni quotidiani trasformati in impatto collettivo. Il Fondo Carta Etica di UniCredit celebra due decenni di attività e si conferma uno dei modelli più longevi di finanza responsabile in Italia: un dispositivo di sostenibilità sociale prima ancora che economica, capace di generare valore per i territori attraverso un meccanismo semplice, ma altamente innovativo.

Dal 2005, infatti, ogni pagamento effettuato con le carte di credito “Etiche” attiva automaticamente un contributo destinato a progetti che rafforzano coesione, inclusione e capacità delle comunità locali di rispondere ai bisogni emergenti. Un esempio di come la banca possa diventare infrastruttura sociale, promuovendo forme di sviluppo che intrecciano fiducia, partecipazione e benessere collettivo.

In un contesto economico e sociale in rapido cambiamento, iniziative come questa non rappresentano solo un elemento di responsabilità sociale, ma un tassello essenziale nella strategia di sostenibilità delle grandi istituzioni finanziarie. La transizione verso modelli economici inclusivi e resilienti richiede infatti un ruolo più attivo da parte delle banche, chiamate a operare non solo come intermediari del credito, ma come abilitatori di coesione sociale, driver di sviluppo e partner nel percorso di trasformazione dei territori.

Le crisi degli ultimi anni – economiche, sociali e ambientali – hanno evidenziato un punto chiave: senza comunità forti, senza capitale sociale, senza reti educative e inclusive, nessuna crescita economica è davvero sostenibile. Da qui la crescente centralità dei modelli di finanza a impatto, che integrano obiettivi economici, sociali e ambientali.

Un modello di sostenibilità civile che trasforma le comunità

L’evento celebrativo, ospitato all’headquarter milanese, ha riunito rappresentanti del Terzo Settore, delle istituzioni e del mondo UniCredit. Al centro, un interrogativo chiave: quale ruolo ha oggi il settore finanziario nella costruzione di comunità più resilienti?

Il prof. Paolo Venturi, direttore di AICCON, ha aperto i lavori offrendo una chiave interpretativa che lega sostenibilità e capitale sociale. Secondo Venturi, la crescita non può più essere letta solo in termini di produttività, ma richiede un ecosistema relazionale solido: «la competitività oggi non si misura solo in termini economici, ma è profondamente legata al capitale sociale: alle relazioni, alla fiducia, alla capacità di generare legami significativi». Carta Etica, ha aggiunto, non si è limitata a sostenere progetti, ma «ha generato impatto sociale, potenziando le comunità e rafforzando il tessuto relazionale che le rende più resilienti e innovative».

La logica sottesa all’iniziativa conferma questo approccio: per ogni acquisto effettuato con le carte “Etiche”, UniCredit devolve il 2 per mille dell’importo al Fondo, senza alcun onere per i titolari. Il Fondo, gestito dal Comitato di Solidarietà della banca, alimenta progetti di utilità sociale selezionati per la loro capacità di generare cambiamento misurabile e duraturo.

In vent’anni sono stati raccolti oltre 45 milioni di euro, finanziati oltre 1.600 progetti e coinvolte migliaia di realtà del Terzo Settore impegnate in inclusione lavorativa, educazione, cura, rigenerazione urbana e formazione. Numeri che mostrano come la sostenibilità, quando è partecipata, diventi un motore di trasformazione strutturale.

Le testimonianze: innovazione sociale come leva di futuro sostenibile

Dai panel tematici emergono storie che incarnano l’impatto del Fondo sul territorio. La prima tavola rotonda, con Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, ha approfondito il valore delle alleanze come infrastruttura per il futuro del Paese. Caritas ha raccontato l’esperienza del progetto “PEPE”, nato nel 2023 grazie alla collaborazione con UniCredit, per contrastare la povertà educativa e costruire reti territoriali inclusive. Un esempio concreto di come la sostenibilità possa essere un investimento strategico. Come ha sottolineato don Marco Pagniello: «Il progetto PEPE ha tra i suoi obiettivi quello di dimostrare che il contrasto alla povertà educativa è un investimento sociale».

Giancarlo Moretti, portavoce del Forum Terzo Settore, ha ribadito l’importanza di partnership stabili: «il Terzo settore è un’antenna sui territori… ma c’è bisogno ora di un salto di qualità, nella stabilità delle relazioni e nella costruzione di obiettivi condivisi».

La seconda tavola rotonda ha dato voce ai progetti sostenuti dal Fondo e capaci di coniugare innovazione sociale, formazione, inclusione e rigenerazione comunitaria: dall’iniziativa nazionale Semi di Bene di CSVNet, pensata per stimolare progettazione e raccolta fondi attraverso ilMioDono.it, alla cooperativa Cavarei di Forlì, che con Chicchiamo in Corso unisce percorsi formativi e sensibilizzazione sulla diversità.

A Palermo e Casal di Principe, i progetti Cotti in Fragranza e la Fattoria Didattica Sant’Onofrio, sostenuti dalla Coop. Sociale Rigenerazioni Onlus e dalla Fondazione Don Calabria, dimostrano come la sostenibilità possa incarnarsi in percorsi di riscatto e inclusione per giovani fragili. Il Paese Ritrovato de La Meridiana restituisce invece un modello innovativo di cura alle persone con demenza, mentre Apogeo ETS, con l’Audio Visual Hub Napoli, rappresenta un esempio efficace di formazione per giovani Neet. Tutte esperienze che raccontano un’unica direzione: la sostenibilità non come slogan, ma come capacità di generare valore condiviso e duraturo.

Il ruolo della banca: sostenibilità come impegno sistemico

Negli interventi istituzionali, il valore sistemico dell’iniziativa emerge con chiarezza. Remo Taricani, deputy head of Italy di UniCredit, ha ricordato che «Carta Etica è l’espressione concreta del nostro impegno verso le persone e i territori». La forza del progetto, ha sottolineato, risiede nella partecipazione diffusa: «un ponte che unisce la banca, i cittadini e il Terzo Settore in un percorso di solidarietà autentica e collettiva».

Nel 2024, le sole strutture regionali della banca hanno erogato 1,6 milioni di euro a favore di 80 organizzazioni, con ulteriori iniziative – come Pay for Success, i programmi delle Fondazioni azioniste e l’impegno di UniGens – che ampliano la rete di solidarietà del Gruppo.

Le campagne nazionali “1 voto, 200.000 aiuti concreti” e “Dono di Squadra”, con oltre 150 progetti premiati nel 2024, rafforzano un modello partecipativo di responsabilità sociale. In occasione del ventennale, UniCredit incrementerà il plafond dedicato alla prossima edizione di “1 voto, 200.000 aiuti concreti”.

La sostenibilità è inoltre parte di un impegno più ampio: dal 2022 la banca ha erogato 13,2 miliardi di euro in finanziamenti sociali, lanciato iniziative come UniCredit per l’Italia per oltre 35 miliardi di euro e sostenuto con 78,1 milioni di euro interventi sociali nel 2024. UniCredit Foundation, nello stesso anno, ha destinato 30 milioni a progetti dedicati ai giovani e all’istruzione.

Oltre la filantropia: la sostenibilità come strategia di trasformazione

La visione emersa durante l’evento posiziona Carta Etica non come una misura accessoria, ma come uno strumento di trasformazione capace di diffondere una cultura della sostenibilità che integra inclusione, impatto sociale e innovazione. L’iniziativa si inserisce inoltre nell’evoluzione della banca verso modelli capaci di accompagnare territori e persone nella transizione socio-economica: dai programmi di microcredito ai progetti per le competenze green e digitali, fino alla partecipazione a reti come la Venice Sustainability Foundation.

Il messaggio condiviso dai relatori è chiaro: la sostenibilità, per essere tale, deve radicarsi nella vita quotidiana delle comunità e diventare parte del modo in cui le istituzioni – finanziarie e non – generano valore nel tempo. Carta Etica, con vent’anni di attività, mostra che questo è possibile: una pratica di “economia civile” che trasforma un gesto semplice, come un pagamento, in un moltiplicatore di sviluppo sostenibile.

In prospettiva, queste iniziative rappresentano anche un modello di come la finanza possa evolvere verso un paradigma in cui redditività e impatto sociale non siano in contrapposizione, ma parte di un’unica visione. Una visione in cui le banche diventano partner di lungo periodo dello sviluppo, contribuendo a ridurre le fragilità, sostenere i giovani e abilitare nuovi ecosistemi economici e sociali. Per questo il Fondo Carta Etica, con i suoi vent’anni di storia, è una dimostrazione concreta di come la sostenibilità – quando è radicata, misurabile e co-progettata con i territori – possa diventare uno strumento strategico per costruire futuro.

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