Calcio
Il bauscia innamorato
Che il Barcellona, la squadra che si porta dietro scempi clamorosi, il più grande il 6 a 1 al PSG, sia indignata per l’arbitraggio fa ridere. O piangere. A scelta. Io vorrei vederli solo perdere, da quella volta.
Puntelliamo rapidi gli episodi: il rigore è più chiaro di un’alba; il fallo di Dumfries non esiste, protegge lo sfilare del pallone; quello dell’armeno sul piccolo genio è fuori dall’area. Non ci sono interpretazioni, qui. Lo gnegné catalano si accompagna a quello dei tifosi diversi di casa nostra che gli vanno dietro sui social, blaterando di Marotta League (ma che cazzo c’entra l’Europa? Lì c’è la Spagna League, da sempre), che non riescono a tacere, riconoscere, applaudire anche, sì, perché è l’unico gesto che possono fare, dove noi invece abbiamo urlato, ballato, scorticato la nostra paura e la gioia insieme. Allora mi abbasso anch’io, e di rimbalzo riesumo lo sputo di disprezzo di quell’Inigo verso Acerbi (che ha solo infuocato il vecchietto inossidabile fino a portarlo al gesto pirata, disperato, strappato per i posteri). Un’espulsione che ci stava, ma non è così che ci piace vincere.
Il fischio finale del primo tempo supplementare, con Barella solo davanti alla porta. Il fallo durissimo di Araujo su Thuram, senza cartellino. Per non parlare del centimetro d’unghia dell’andata, un 4 a 3, che a quanto pare era invocato dagli dei, visto che si è palesato più esaltante e bagnato ieri notte. Questo elenco che mi sarei risparmiato, ma bisogna ogni tanto rintuzzare, mettere i puntini agli sproloqui dei rancorelli, per dire che tutto si bilancia nelle scelte arbitrali, in questa sfida che non ha eguali. Rima non voluta, ma ci sta bene. Inutile cercarne una che possa valerla! Tecnicamente loro sono esageratamente superiori, una festa per gli occhi veder la palla che gira, un’onda che viene e che va, una differenza che riconosce anche chi non mai fatto cinque palleggi. Ma non c’è stata partita, se parliamo di esseri umani. Della triade cuore, palle, testa. Più la fortuna, certo. Che ha scelto noi. Perché non è cieca.
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