
Calcio
La sconfitta di ieri è il simbolo della stagione dell’Inter: ora Inzaghi deve lasciare
Da “ingiocabili” a “non giocati” il passo è breve, almeno in casa Inter. La clamorosa disfatta in finale di Champions League contro il Psg ha fatto emergere i problemi già evidenziati lungo la stagione. Ieri abbiamo visto in campo una squadra stanca, lenta, senza idee e senza una preparazione adeguata alla partita. La squadra nerazzurra quest’anno ha avuto due facce, è stata doctor Jekyll in Champions e Mr Hyde in campionato ma all’atto conclusivo della competizione europea ha tradito se stessa e le speranze dei tifosi.
Grandissimo merito va dato ai parigini che hanno fatto una partita stratosferica ma l’Inter ieri non è scesa in campo. Difficile fare un’analisi della debacle nerazzurra ma si può di sicuro dire che la gestione degli impegni durante la stagione si debba quanto meno rivedere. Troppi cali di concentrazione e troppe partite prese sottogamba.
Al di là delle scelte tattiche e delle prestazioni individuali ai nerazzuri, ieri come nel resto dell’anno, è mancata soprattutto l’umiltà. Umiltà di sapere che che le partite non si vincono prima di scendere in campo e di ammettere che questa rosa non poteva competere su tre fronti. E invece il mantra che è arrivato dai vertici di via della Liberazione e dalla Pinetina è stato vincere tutto, con l’evocazione di una parola che è sacra per gli interisti: il Triplete. E invece la stagione si è chiusa con un’altra citazione di Mourinho, ossia gli “zero tituli” (da pronunciare rigorosamente con flessione portoghese). Insomma, quello che si è consumato in finale è l’apice di un sacrilegio calcistico.
Ad inizio stagione ci è stato raccontato che l’Inter avrebbe dovuto puntare tutto sulla Champions League e che il campionato sarebbe arrivato comunque, che l’Inter avrebbe potuto giocare con le seconde linee gran parte delle partite e vincere lo stesso. Ma tutto ciò è impensabile in Serie A, un campionato con un livello alto dove qualsiasi squadra ti fa sudare per fare punti. In Europa sono pochissime le squadre che possono permettersi di puntare alla Champions a inizio stagione e snobbare il campionato: Psg, Bayern Monaco, Real Madrid e Barcellona. Basta. Ma la Serie A è ben altra cosa rispetto a Ligue 1 e Bundesliga.
Il fatto preoccupante è che il primo a crederci è stato proprio Simone Inzaghi, che non si è mai nascosto e non ha mai tenuto i piedi per terra, anche nei momenti più critici della stagione. Lottare su tutti i fronti e impegnarsi in ogni partita è nobile, è giusto ma proclamare di poter vincere tutto è forse azzardato e anche arrogante, se poi si accompagna con certe prestazioni viste durante l’anno. L’atto di hybris del mister è stato punito lasciando con l’amaro in bocca lui, i giocatori e tutti gli interisti.
Simone Inzaghi per quattro stagioni, nonostante tutto, ha avuto in mano la squadra più forte d’Italia ed è riuscito a vincere appena due Coppe Italia e uno Scudetto. Vada per il 22/23 con il Napoli di Spalletti che ha fatto un grande campionato ma nel 21/22 (vinse il Milan) e nel 24/25 (tricolore al Napoli) l’ha perso l’Inter. La squadra quest’anno è stata a tratti spenta, con evidenti blackout sia nel corso della stagione sia nelle singole partite; i molteplici impegni ravvicinati di certo pesano ma forse era meglio distribuire l’energia in modo migliore. L’anno scorso l’Inter ha investito tutto sul campionato e la mossa ha ripagato con lo Scudetto; quest’anno ha provato la scalata dell’Olimpo ma gli è andata male. L’Inter del 2010 vinse il Triplete dopo quattro scudetti di fila, quella odierna ha tentato un salto pericoloso senza prendere la rincorsa.
La vittoria della coppa dalle grandi orecchie non si improvvisa da una stagione all’altra ma merita una programmazione a lungo termine: bisogna rimanere tra i top club europei a lungo e in modo costante per poter pensare di portarla a casa, vedi il Manchester City e lo stesso Psg. E per farlo, volenti o nolenti, si torna ad una verità forse cruda ma sempre più vera: per vincere servono i soldi. Quanto ha speso il City? Quanto ha speso il Psg? I parigini hanno lasciato andare i loro campioni da vetrina per fare una squadra vera e propria ma hanno continuato a investire milioni di euro: Kvaratskhelia 70, Hakimi 65, Joao Neves 60, Dembelè 50, Vitinha 40.
L’Inter aveva già fatto due miracoli sportivi vincendo contro Bayern Monaco e Barcellona, due sfide in cui partiva da sfavorita ma in cui ha ribaltato il pronostico con umiltà e caparbietà. Ieri era di nuovo in questa situazione ma l’errore originario forse è stato proprio sottovalutare l’avversario e pensare di poter giocarsela alla pari: il controllo del gioco da parte dei francesi era preventivabile, forse anche la sconfitta, ma non l’imbarcata di goal e la brutta figuraccia.
Quella gli interisti non la meritavano. Non meritavano di vedere una squadra incapace di superare la metà campo e non meritavano di avere Zalewski e Asllani come cambi per una finale di Champions. Come non meritavano di perdere un campionato alla portata della squadra perché l’allenatore voleva fare turnover e risparmiare le energie. Alla società ora l’arduo compito di fare delle scelte.
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