Oltre le difficoltà: si apre la Biennale del Teatro Ragazzi

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20 Settembre 2020

Nel momento in cui, tra mille problemi e con molta cura, si sta riavviando l’attività teatrale, ci sono due settori che ancora risentono duramente del lockdown e delle incertezze del periodo. Sono quei settori di creazione teatrale che si interfacciano obbligatoriamente – per vocazione e per missione – ad altre situazioni che stentano a ritrovare la normale attività. Il primo è il cosiddetto “teatro sociale”, che agendo concretamente nei confronti delle marginalità e dei disagi umani e nelle periferie urbane, vede drasticamente ridotte le proprie possibilità di azione, per le normative stringenti in termini di contatto, incontro, rischio di contagi (ma su questo occorrerà tornare).

Il secondo settore, non per ordine di importanza, è chiaro, è quello del “teatro ragazzi”, ossia di quel teatro che si rivolge al pubblico dei più piccini, spesso in collaborazione con le scuole. Vista la complicata gestione della riapertura dell’anno scolastico, si comprenderà come tutti quegli operatori che da tempo e con grande professionalità propongono un teatro per giovani e giovanissimi, si trovino davvero in un mare di guai. Il “teatro ragazzi”, in Italia, è una realtà di altissima qualità, di notevole slancio e di significativa presenza nel novero dello pedagogia e dello sviluppo consapevole dei più giovani. A fronte di questo importante ruolo, però, rischia di pagare sin troppo lo scotto della situazione che si è creata nel corso dell’anno. Ovviamente, presidi, professori e professoresse, genitori hanno pensieri diversi e più urgenti: le classi, la distanza, il web, i programmi portano in secondo (o terzo) piano il lavoro con il teatro. Nonostante tutto, però, anche in questo ambito le attività riprendono, le iniziative si fanno ancora più attente e intelligentemente dedicate a questa fascia di popolazione – l’infanzia e l’adolescenza – troppo a lungo trascurata.

 

Una scena di “Pinocchio” di Accademia Perduta

Mi fa piacere, allora, rivolgere qualche domanda a Claudio Casadio, attore e regista, ma in questo caso co-Direttore Artistico – insieme a Ruggero Sintoni – del Centro di Produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, artefice di “Colpi di Scena”, la Biennale di Teatro Contemporaneo per Ragazzi e Giovani organizzata dal Centro a Forlì, Faenza, Bagnacavallo, Russi, dal 22 al 25 settembre. La rassegna si apre con Chiara Guidi che dialoga su Edipo, e vede tra gli tanti anche Fanny& Alexander (con Oz, nella foto di copertina), Paolo Norie e Nicola Borghesi, Fontemaggiore, Teatro Gioco Vita, Compagnia Nando & Maila, Aterballetto, e tanti altri.

Allora Casadio, un festival che si occupa di una “emergenza” a lungo rimossa e ora tornata all’ordine del giorno: le giovani generazioni. Scuola e teatro ragazzi hanno vissuto e vivono una situazione davvero difficile. Come tornare a parlare, attraverso il teatro, alle giovani generazioni? Come far incontrare di nuovo questi mondi?

«Abbiamo tutti vissuto un momento storico di grande difficoltà. La chiusura dei Teatri, l’interruzione delle tournée e del lavoro delle Compagnie, sono stati per noi un vero shock ma, così come siamo abituati a fare, appena è stato possibile, ci siamo subito rimboccati le maniche. È nel nostro DNA: è dagli anni Ottanta che lavoriamo per “costruire” il teatro che volevamo fare e il pubblico che volevamo avere e continueremo a investire le nostre energie nella ricerca e nella formazione di quel pubblico. Questo festival vuole essere un momento di confronto per gli operatori teatrali e un sostegno agli Artisti, perché potessero portare a compimento lavori che nei mesi scorsi si erano fermati e riprendere quindi il loro e nostro dialogo con le giovani generazioni. Le Scuole sono appena ripartite; difficile prevedere cosa accadrà ma crediamo che tutto possa tornare piano piano alla normalità. Noi continueremo sempre a occuparci di Teatro per Ragazzi, inventando anche nuovi modi e nuovi progetti di incontro con le nuove generazioni».

Tra i temi del festival anche l’attenzione all’ecologia. Greta Thunberg aveva avviato un movimento generazionale fortissimo, che ha subito il contraccolpo della chiusura. Come affrontate questo tema?

«Quello dell’attenzione all’ecologia è uno degli argomenti di grande attualità affrontati da Colpi di Scena, ma ce ne sono anche altri come, per esempio, l’accettazione del diverso, dell’altro da sé. È cifra specifica del Teatro Ragazzi d’innovazione: affrontare temi attuali e sociali, occuparsi di formazione e non di solo intrattenimento. I temi d’attualità sono del resto presenti in moltissime produzioni di Accademia Perduta, quali La Classe (che parla di emarginazione giovanile) o L’abisso di Davide Enia (che affronta l’argomento degli sbarchi nel Mediterraneo), per citarne alcune. Siamo sempre sensibili e attenti ai temi della contemporaneità, pertanto gli spettacoli proposti a Colpi di Scena rispecchiano questa sensibilità e questa attenzione».

Nella rassegna ci sono spettacoli tout public: si tratta in qualche modo di ricreare la possibilità di stare assieme. è uno dei compiti e delle prerogative del teatro (non solo teatro ragazzi, ovviamente). Quale futuro?

«Avendo lavorato per parecchi anni all’estero, in Francia in particolare, ho avuto modo di apprezzare il loro modo di operare, cioè quello di programmare stagioni tout public che non facessero distinzioni tra spettacoli per le giovani generazioni e quelli di teatro più tradizionalmente inteso. È una formula che noi di Accademia Perduta abbiamo “importato” nelle stagioni teatrali che programmiamo. È un modo costruttivo, per generazioni diverse, di stare insieme, di vivere il teatro insieme, e abbiamo riscontrato ottime risposte da parte del pubblico. Una nuova formula che pertanto abbiamo intenzione di continuare a proporre».

Ulteriori info al sito di Accademia Perduta.

 

 

 

TAG: Accademia Perduta, Chiara Guidi, Claudio Casadio, Colpi di Scena, lockdown, scuola, Teatro Ragazzi, TeatroScuola
CAT: Teatro

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