Il Terzo settore al digital tour “Imprese vincenti” di Intesa Sanpaolo

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17 Novembre 2020

In Italia il mondo del Terzo settore offre un contributo significativo alla riduzione delle diseguaglianze di sviluppo e di investimento nelle aree e nelle fasce più deboli del paese. È questa la fotografia che emerge dai dati rilasciati dall’Istat a ottobre e che aggiornano le informazioni sulle istituzioni non profit.

Al 31 dicembre 2018 sono attive in Italia circa 359.600 istituzioni non profit che impiegano complessivamente 853.500 dipendenti. Nel tempo, la loro incidenza sul complesso delle imprese dell’industria e dei servizi è aumentata: in termini di numerosità nel 2018 è salita all’8,2% dal 5,8% del 2001; in termini occupazionali il loro peso è pari al 6,9%, due punti percentuali in più rispetto al 2001. Non a caso più di un’impresa su cinque è stata costituita nel quinquennio 2014-18; si sale addirittura a un’impresa su quattro nei settori della cultura, dello sport e della ricreazione e nello sviluppo economico e coesione sociale.

Le istituzioni non profit sono particolarmente diffuse nelle regioni del Centro-Nord: nel Nord-Est sono 70,3 ogni 10.000 abitanti, con punte di 112,5 nel Trentino-Alto Adige; nel Centro sono 66,4 ogni 10.000 abitanti, mentre nel Nord-Ovest sono 62,4; si scende poi a 45,7 nelle regioni del Sud e a 50,7 nelle Isole.

Tuttavia, è proprio nel Mezzogiorno che negli ultimi anni si è registrata la crescita maggiore, a indicazione del fatto che il Terzo settore sta acquisendo una crescente importanza anche nelle aree dove maggiori sono le sacche di povertà nel nostro paese.

Quasi i due terzi delle istituzioni non profit opera nel mondo della cultura, dello sport e della ricreazione (64,4%); a livello settoriale seguono l’assistenza sociale e la protezione civile (9,3%), le relazioni sindacali e di rappresentanza di interessi (6,5%), la religione (4,7%), l’istruzione e la ricerca (3,9%), la sanità (3,5%), lo sviluppo economico e la coesione sociale (1,8%), la tutela dei diritti e attività politica (1,7%), l’ambiente (1,5%), la cooperazione e la solidarietà internazionale (1,2%) e la filantropia e la solidarietà internazionale (1%). La distribuzione in termini di dipendenti mostra un’articolazione diversa e vede ai primi quattro posti l’assistenza sociale e la protezione civile (37,3%), la sanità (21,8%), l’istruzione e la ricerca (15%) e lo sviluppo economico e la coesione sociale (12%).

Tra i vari enti del Terzo settore, spiccano le imprese sociali che sono più strutturate rispetto al resto delle istituzioni non profit: l’80,8% si avvale di personale dipendente (quasi la metà di queste ha ameno 10 addetti), contro percentuali che passano dal 10/12% delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni di promozione sociale al 22,1% delle Onlus. L’assistenza sociale e la protezione civile e lo sviluppo economico e la coesione sociale sono le attività prevalenti delle imprese sociali (87,5%); seguono l’istruzione e la ricerca (9,5%), la sanità (7,5%) e la cultura, lo sport e la ricreazione (4,1%).

Anche durante l’emergenza in corso le istituzioni non profit hanno continuato a operare. Da un’indagine CSVnet (Centro di servizio per il volontariato) Lombardia si scopre che su 1.062 enti il 70% ha proseguito le proprie attività legate all’ordinario e, soprattutto, la metà degli enti rimasti attivi ha svolto attività legate all’emergenza, con l’offerta di servizi di consegna di beni di prima necessità (come cibo e farmaci), compagnia e vicinanza telefonica e telematica, educazione a distanza, trasporto sociale, volontariato sanitario e raccolte fondi. I destinatari di queste azioni coincidono con le fasce più a rischio della popolazione: anziani, cittadini in quarantena e persone con disabilità e minori.

Questa ampia e variegata pluralità di esperienze di iniziativa civica organizzata rappresenta un patrimonio inestimabile per la società italiana e, in prospettiva, va ulteriormente valorizzata e sostenuta anche alla luce del loro notevole impatto sociale, in termini di riduzione del disagio e delle disuguaglianze sociali e di supporto alle fasce più fragili della popolazione.

Proprio per questo oggi è stata dedicata una tappa all’interno del digital tour “Imprese Vincenti 2020”, il programma di Intesa Sanpaolo per la valorizzazione delle piccole e medie imprese italiane, in via esclusiva alle Imprese dell’Economia del Bene Comune.

La tappa di “Imprese Vincenti 2020” dedicata alle imprese non profit è la novità dell’edizione 2020 e sottolinea la grande attenzione del gruppo verso il Terzo settore. Con 100 mila clienti e oltre 400 persone dedicate in via esclusiva, la banca è leader in questo comparto raccogliendo l’eredità di Banca Prossima, oggi incorporata nel gruppo con la Direzione Impact, guidata da Marco Morganti. L’attività di inclusione finanziaria si è ulteriormente estesa dalle organizzazioni non profit a categorie di persone con difficoltà di accesso al credito.

Le “imprese vincenti” del Terzo Settore fanno vincere tutti: i beneficiari dei loro servizi, le comunità di riferimento e in definitiva la società nel suo complesso. Inserirle nel programma di valorizzazione Imprese Vincenti significa riconoscere il loro contributo all’economia del Paese ed esporle al dialogo con il mondo profit per uno scambio da cui entrambi i mondi traggono beneficio e occasione di crescita.

«Le Imprese Vincenti dell’Economia del Bene Comune che partecipano oggi sono state individuate sulla base di diversi fattori che le rendono “vincenti” non solo dal punto di vista della propria attività, ma anche per le ricadute positive nel contesto in cui operano: dalle persone e territori che beneficiano dei loro servizi, all’impatto più in generale sulla società nel suo complesso», ha dichiarato Marco Morganti, responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo.

Come nei precedenti appuntamenti, vengono presentate 12 Imprese Vincenti che raccontano la propria esperienza e il percorso di crescita che stanno affrontando ad un pubblico ancora più ampio e digitale, in risposta al contesto straordinario determinato dall’emergenza Covid, in una logica di inclusione e confronto tra mondo profit e non profit. Il percorso si concluderà a fine novembre, con un forum finale dedicato alle PMI dove è stata inclusa anche una impresa sociale per un proficuo dialogo tra i due mondi profit e non profit.

Le imprese non profit selezionate, suddivise in due macro-categorie: inclusione, educazione/formazione e assistenza socio-sanitaria. Tutte sono accomunate da alcuni punti di forza come la resilienza al difficile contesto causato dal Covid-19; la formazione e la valorizzazione del capitale umano, elemento che le caratterizza; la sostenibilità rispetto alle ricadute sul territorio e anche dal punto di vista finanziario, grazie a una proficua collaborazione con il settore profit; l’utilizzo delle differenti leve di business a loro disposizione per avere un impatto sociale rilevante per i cittadini, specie in ambito socio-sanitario.

«La crescita del Terzo settore passa anche dalla leva del credito, il nostro modello, unico in Italia e forse in Europa, permette alle organizzazioni non profit di crescere creando valore per la collettività. Inserire le organizzazioni non profit nella tappa di Imprese Vincenti significa riconoscere questo valore e in generale il contributo che il Terzo Settore porta allo sviluppo economico del Paese», conclude Morganti.

Per seguire il digital tour clicca qui 

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CAT: terzo settore

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