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Pubblicato il 30/08/2017

in: Bravo Calitri, bravo. Cronache dallo Sponz Fest, giorno sette

Tutto bellissimo come ogni anno: le atmosfere, le suggestioni, l'opportunità di nuove scoperte meritoriamente offerte da Capossela e dalla sua meravigliosa comunità. A mio modo di vedere, le "cronache" andavano però completate da un episodio che ha svilito tutto questo: la chiusura di Capossela, da lei sintetizzata con un "Anche lui suona e fa ballare", [...] è stata a dir poco imbarazzante ed avvilente anche, e forse soprattutto, per chi ama e segue Vinicio da sempre. Capossela più che suonare inveiva contro i suoi tecnici audio, un po' per effettivi problemi tecnici e un po', un cospicuo po', perchè forse non era molto presente a se stesso, tanto da mettere a richio l'incolumità degli stessi tecnici che cercavano di venire in suo soccorso: uno di loro ha lasciato il palco, senza più ritornarci, con una mano sulla testa perchè colpito dalla chitarra che il nostro aveva poco prima maldestramente spaccato in preda ad uno scatto d'ira. A testimonianza di ciò, c'era una delle dirette facebook (la quarta) postate dallo Sponz Fest ma, unica tra le dirette pubblicate, la stessa è stata rimossa il giorno dopo. Ma una serata storta può capitare a tutti, può capitare di avere problemi tecnici o di non essere in perfetta forma, e non è propriamente questo che andava a mio avviso sottolineato in una "cronaca". Ne abbiamo visti di concerti di Capossela (personalmente non meno di quaranta) ed abbiamo sempre accolto benevolmente ogni disguido, tecnico o personale. Ciò che invece non andava omesso (volutamente?) in una "cronaca" è che questo stato di cose andato in scena sul palco dello Sponz a cui, nostro malgrado, abbiamo tutti assistito, ci ha svelato un altro Vinicio: non c'era più l'artista ma il bullo di quartire, non più il poeta ma il pirata della strada o quanto di simile l'umana miseria possa sfoggiare. Io e i miei amici ci siamo sentiti a disagio, e così tanti altri vicino a noi che conservavano un briciolo di sobrietà e sensibilità: tanto impegno per essere lì, tanto entusiasmo, tanto investimento... e poi eccolo lì, il re nudo davanti ai nostri occhi, tanto da dirci "ma che ci facciamo qui", "ma chi ce l'ha fatta fare", "ma chi più ci ritornerà qui?". Lo abbiamo vissuto come un tradimento, ed anche il post concerto non è stato più lo stesso che ci eravamo prefigurati; a testimoniarlo una bottiglia di vino, consumata nelle grotte solo per metà, che staziona intrusa nella nostra auto il giorno dopo. Comprendo la difficolta di resocontare tutto questo da cronista embedded, ma quanto meno un accenno al fatto che qualcosa fosse andato storto, che non tutto fosse stato oro che luccica, che il re ad un certo punto fosse nudo, forse i vostri ignari lettori se lo meritavano. Così, in ossequio al dovere (ahinoi fratello minore del diritto) di "cronaca".

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