La favola dell´Unione Europea: come spiegare la Brexit ai bambini (e non solo)

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30 Giugno 2016

C’era una volta una grande casa in comune.

Era stata costruita tanti anni addietro, ma in fondo nemmeno troppi, da donne e uomini provenienti da luoghi diversi e con tradizioni differenti. Ma, tutto sommato, erano più le cose ad unirli che quelle a dividerli.
Erano dei tipi coraggiosi: si chiamavano Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

I sei avevano conosciuto l’inverno, per ben due volte in un periodo molto breve. Era stata una prova davvero terribile da sopportare. Tutti ne erano usciti distrutti.
Per questo, una volta passata la tempesta, avevano promesso a se stessi di non doverne affrontarne mai una nuova senza una casa, solida e resistente, a proteggerli dal freddo.

Allora, considerato che presi singolarmente non avevano i mezzi o le energie per costruirne una abbastanza resistente, avevano deciso di accantonare le divergenze e le proprie antipatie, alcune delle quali molto ben radicate, e di sacrificare un pezzettino della propria indipendenza per creare un ambiente comune, confortevole ed accogliente, dove tutti potessero vivere più sicuri.

Non era stata una scelta facile. E infatti l´inizio fu piuttosto stentato. I muri venivano su un pochino storti. Alcuni crollarono e dovettero essere ricostruiti da zero.
Tuttavia, man mano che la casa prendeva forma, qualcuno prese ad osservarli, incuriosito da quella strana costruzione.
Timidamente, alcuni iniziarono ad avvicinarsi, a chiedere se potevano dare una mano. Le prime furono le signore Danimarca ed Irlanda, insieme al vecchio signor Regno Unito. Furono accolti a braccia aperte.

Da quel momento in avanti, fu come una valanga. Uno dopo l´altro, quasi tutti coloro che vivevano nella zona circostante decisero di prendere parte a quello strano esperimento.
Ognuno dei nuovi arrivati, non importava se giovane o vecchio, si metteva a lavoro di buona lena, ed aggiungeva un pezzettino di muro, di tetto o di arredo alla casa comune, che diventava sempre più grande.

La costruzione richieste molto tempo, ma fu un´esperienza davvero stimolante.
Quando infine fu terminata, tutti si guardarono l´un l´altro, soddisfatti. Qualcuno, con il cuore tenero, addirittura si commosse. Non era perfetta, su questo convenivano tutti, però era proprio una bella casa, soprattutto considerando il desolato panorama circostante.

La convivenza era piacevole, ma non sempre facile.
Alcuni inquilini, bisogna ammetterlo, non erano dei campioni di simpatia. La signora Francia, ad esempio, si dava sempre tante arie con tutti gli altri, anche se sotto sotto aveva un cuore buono.
L’inquilina del terzo piano invece, la signora Germania, era sempre scorbutica, e non sopportava quelli del piano di sotto. La signora Italia ed il signor Spagna, una coppia sposata da anni, erano davvero troppo rumorosi per i suoi gusti, sempre a parlare ad alta voce, sempre a fare rumore la sera fino a tardi.
Ma era soprattutto quell’inaffidabile della signora Grecia a mandarla fuori dai gangheri: mai visto nessuno sempre così in ritardo nel pagare le rate del condominio (quando le pagava!).

Tutto però si risolveva sempre attraverso la discussione. Quando c´era un problema tra due degli inquilini, tutti gli altri si adoperavano per fare da mediatori.
Era davvero un posto unico al mondo, ed era un privilegio farne parte.
Con il passare degli anni, tuttavia, l’aria all’interno del condominio si fece via via più pesante. Gli agi e la sicurezza che offriva la grande casa in comune erano stati goduti per troppi anni, e, come spesso accade alle cose quando diventano scontate a causa dell´abitudine, stavano cominciando a perdere la loro importanza.

Quelli che all’inizio erano solo dei piccoli screzi divennero delle vere e proprie liti. Aumentarono le antipatie, le accuse, persino le minacce.

Anche la situazione economica del condominio subì un brusco peggioramento, e questo aggravò notevolmente la situazione. Fuori, per qualche motivo, aveva ricominciato a fare freddo.
Non era ancora quel freddo cattivo da gelare fin dentro le ossa, ma era comunque abbastanza freddo perché ci fosse bisogno di più carburante per il riscaldamento della casa. E le rate da pagare diventarono sempre più salate.

Ormai la signora Grecia non era più la sola ad essere in difficoltà con i pagamenti. Alcuni cominciarono a chiedere prestiti agli inquilini più abbienti, che li concedevano storcendo il naso, o chiedendo interessi salatissimi. Nello sgomento generale, appariva chiaro a tutti che quel senso di amicizia e di solidarietá che aveva caratterizzato i primi anni dell´esperimento stava venendo meno.
Nella grande casa in comune, ormai era sotto gli occhi di tutti, non si viveva più tanto bene.

Alcuni, allora, cominciarono a guardare fuori dalla finestra, a scrutare il panorama circostante, a sognare una nuova indipendenza. Faceva freddo, fuori dalle mura comuni, ma attraverso i vetri non potevano davvero sentirlo. Tutto ciò che vedevano era il verde prato circostante, una terra che sembrava fertile, carica di promesse ed aspettative, senza rate da pagare, senza inquilini invadenti da sopportare. Sembrava un paradiso.
L’anziano signor Regno Unito era un tipo molto rispettabile, ma piuttosto formale ed altezzoso. Stringeva amicizia con difficoltà. Guai a disturbarlo alle 5 del pomeriggio, mentre sorseggiava il suo tè bollente!
Tra tutti gli inquilini della casa era sempre stato quello che aveva voluto condividere di meno con gli altri, ed era molto geloso delle sue cose.

Un giorno, esasperato da quella che secondo lui era una continua invasione dei suoi spazi da parte degli altri inquilini, il signor Regno Unito ne ebbe abbastanza.
Decise di andarsene da quella gran baraonda. Fece un fagotto con le sue cose, prese i mattoni che aveva usato per costruire la sua parte di muro, lasciandovi un buco nel mezzo, e se ne andò.
Sarebbe stato padrone del suo destino, disse, voltando a tutti le spalle.

Arrivato appena qualche chilometro più in lá, oltre un largo canale, usò i suoi mattoni per costruirsi un muro tutto intorno. Non lo avrebbe riparato dal freddo, ma avrebbe impedito agli scocciatori di avvicinarglisi, e tanto bastava.
Di fronte a quella scena, tutti rimasero senza fiato.
Una casa con un buco nel muro non è un bel vedere, e può anche capitare che ci piova dentro, ma probabilmente non crollerà per questo motivo.
Se però a questa casa si leva anche una parte del tetto, o una colonna portante, allora comincerà davvero a scricchiolare. E da lì a far venir giù tutto basterà un attimo.
Gli altri inquilini lo sapevano, e cominciarono ad avere paura.

Il giorno stesso, per questo motivo, fu indetta una grande assemblea condominiale. Bisognava decidere in fretta cosa fare.
La discussione fu molto accesa, le posizioni molto distanti.
Alcuni volevano fare come il signor Regno Unito, volevano andarsene. Quella casa ormai era troppo stretta, e le pareti sembravano stringersi sempre di più. Volevano riprendersi i loro spazi, la loro indipendenza. Era giunto il momento di demolire quella casa angusta e soffocante e di andare ognuno per la propria strada.

Altri, non erano tanti ma c’erano, si battevano invece con forza affinché la casa restasse in piedi.
La casa va ristrutturata, dicevano, bisogna lavorare tutti insieme per renderla più accogliente. Ma se decidiamo di buttare giù tutto, allora rimarranno solo le macerie. E le macerie non ci aiuteranno quando verrà l’inverno, ammonivano.

Dopo tanto parlare, purtroppo, come spesso capitava, l’assemblea si concluse con un nulla di fatto. Si differì la questione al giorno seguente, ma con poca speranza di arrivare ad una decisione.
Tutti, quella sera, andarono a dormire arrabbiati, delusi, preoccupati.
Era una notte molto fredda.
Dal buco nel muro lasciato dal signor Regno Unito entravano degli spifferi da far battere i denti.
Qualcuno, per fortuna, aveva messo da parte delle coperte in più, e le distribuì agli inquilini che erano più esposti alle intemperie.
Molti, comunque, non riuscirono a prendere sonno. Le signore Germania, Francia ed Italia rimasero sveglie tutta la notte a discutere tra di loro per cercare una soluzione, ma non riuscirono a trovarla.

Solo con il suo orgoglio, qualche chilometro più in lá, nemmeno il Signor Regno Unito riusciva a dormire. Si ritrovò senza volerlo a guardare in lontananza le luci della sua vecchia, grande, caotica casa.

Quella notte, fu lui a soffrire il freddo peggiore.

TAG: Brexit, Unione europea
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5 Commenti

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  1. salvatore-clemente 8 anni fa

    Questa favoletta la puoi raccontare ai tuoi bambini perché non c’è niente di vero. Certi politici europei hanno le palle e si fanno valere. I nostri politici sono come burattini che fanno ciò che gli viene detto di fare. Renzi può fare il bulletto quanto vuole perché solo i deficienti non capiscono che l’italia non è mai all”altezza della situazione. Si era detto che bisognava fare qualcosa per rendere la Ue più vicina ai propri cittadini, ma come al solito arriva l’alto là della culona:” Non si possono cambiare le regole ogni due anni “. L’Italia è solo un popolo di merda e la tua favoletta ne è la dimostrazione!

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    1. giancarlo-villa 8 anni fa

      Appare chiaro dalle sue argomentazioni e dal suo linguaggio che lei non ha le categorie per capire una singola parola di quanto scritto.
      Ne prendiamo atto. Un saluto

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  2. missmarple56 8 anni fa

    Una “favola” che tutti dovrebbero leggere, grandi e piccini.

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    1. giancarlo-villa 8 anni fa

      grazie, davvero

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  3. barbara-zerbini 5 anni fa

    Bellissima favola che rappresenta perfettamente la storia e la condizione europea attuale! Una storia ricca di metafore e di riferimenti che fanno riflettere e ragionare.
    Sarei molto interessata a utilizzarla per una lezione sull’Unione europea per degli studenti francesi che imparano l’italiano. Giancarlo, Lei sarebbe d’accordo? A chi potrei rivolgermi per chiedere i diritti di riproduzione?
    Grazie in anticipo e ancora complimenti per quest’idea e per la sua scrittura molto dinamica e facilmente comprensibile!

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