La battaglia finale. Distruggere (anche) il giornalismo

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8 Febbraio 2017

Dopo aver contribuito a distruggere la politica di professione, galoppando allegramente nelle praterie aperte da media e magistratura, il MoVimento 5 Stelle sta preparando il colpo finale: annientare definitivamente la credibilità della stampa professionistica.

La linea comunicativa è quella di sempre: comunicazione unidirezionale e priva di contraddittorio sui mezzi “propri” – blog e pagine Facebook –, niente conferenze stampa e interviste concesse col contagocce. Possibilmente solo quando sono inevitabili, tipo l’ultima di Virginia Raggi da Mentana e su alcuni quotidiani nazionali nei giorni dell’interrogatorio. I media tradizionali tornano utili solo in caso di crisis communication, altrimenti si procede lungo il solito binario: parliamo “da soli”, dove vogliamo noi; la stampa è inutile e dannosa, un cumulo di venduti, sciacalli e “bufalari” al soldo dei “poteri forti”.

Fino a oggi, un manuale di comunicazione politica non avrebbe mai consigliato questa linea, specie per chi governa. Va bene il going public, la disintermediazione, le dirette Facebook, Twitter, i video “fai da te”, ma solo se supportati da un adeguato news media management, ossia da una “gestione dei rapporti con la stampa”. Il M5S, soprattutto nel caso Roma, sta invece dimostrando di voler intraprendere una strada nuova, pericolosissima, per tutti. La stampa professionistica è un nemico, come i politici di professione. Va ignorata e, se non fa la brava, screditata per intero, senza distinzioni.

Questa linea nasce anche da un equivoco, una colossale illusione ottica, quella per cui il M5S ha vinto a Roma nonostante avesse “tutta la stampa contro”. Tesi ripetuta in continuazione dai pentastellati e da molti dei loro elettori. Perché si tratta di un equivoco? Molto semplice, perché da dicembre 2014, tutti i giornali e tutte le trasmissioni televisive hanno presentato Roma come una città corrotta, infetta, “in mano alla mafia”, con un’amministrazione incrostata e infestata da dipendenti altrettanto corrotti e corruttori (“i 101 dirigenti infedeli”, dei quali risultano indagati si e no 10) e con responsabilità bipartisan, da destra a sinistra dei “vecchi partiti”. L’equivoco è facilmente svelato, dunque: Roma ha vissuto una lunghissima campagna elettorale in cui tutta l’odiata stampa ha in realtà tirato la volata al M5S, screditando qualsiasi altro competitor elettorale e distruggendone l’immagine e la credibilità.

Tradotto: il M5S non ha vinto a Roma “nonostante la stampa”, ha vinto grazie alla stampa. O meglio grazie alla media logic, cioè al “mercato”, alla vendibilità delle informazioni. Scandali, processi, inchieste, retroscena, gossip, relazioni pericolose… queste sono le notizie che “vendono”, tanto sui giornali quanto in TV. E questo tipo di notizie ha permesso ai 5 Stelle di nascere, crescere e vincere, anche a Roma. Ora che governano loro, però, il cerchio si è chiuso. E quella stessa logica rischia di tritarli, anche in tempi rapidi.

Posti di fronte a questo scenario, essi avevano (o forse ancora hanno) due alternative: 1. Provare a gestire i rapporti con la stampa – e dunque, ad esempio, non presentare i 91 “successi” su FB, ma in decine di conferenze stampa e di interviste per provare a controbilanciare l’informazione incentrata su vizi privati e pubbliche brutte figure. 2. Continuare lo scontro frontale portandolo alle estreme conseguenze, al discredito totale di chi fa informazione per mestiere.

Pare che abbiano scelto la seconda, coerentemente con quanto detto e fatto finora, ma rischiando di aprire un vulnus mostruoso nella società.

Chi vota 5 Stelle ha già deciso che si può fare a meno dei politici e che bastano cittadini onesti per amministrare una città, come una nazione. Il prossimo passo è che si possa fare a meno anche dei giornalisti perché ormai il citizen journalism ha soppiantato la stampa tradizionale, che è “bufalara” tanto quanto ognuno di noi.

Tutti possono fare politica. Tutti possono fare i giornalisti. Senza competenze, conoscenze specifiche ed esperienza. È questa l’ultima sfida di Grillo & Co., affiancata da una campagna per la libertà della rete e contro le battaglie alle fake news, che andrebbero “verificate” da una giuria popolare (!) non a caso.

L’obiettivo è chiaro: trasformarci tutti in una folla indistinta e credulona, che si informi solo mediante spot propagandistici unilaterali e che decida “autonomamente” cosa è vero e credibile e cosa no. Un neoreale “fai da te”, totalmente privo di autorità cognitive, che ci lascerebbe in balia di chi ha più armi emotive per arrivare alle nostre pance. Sognavamo l’intelligenza collettiva, stiamo per finire nella demenza digitale. Temevamo l’uomo-massa moderno, rischiamo l’uomo-folla postmoderno in cui l’emozione pubblica diventa l’unica bussola per tutti e la post-verità regna sovrana, per scelta e “comodità”: la realtà diventa on demand, è vero solo ciò che mi piace e conferma i miei (pre)giudizi. Cosa c’è di meglio…?

Precisazione finale ed essenziale: non è mia intenzione difendere politici o giornalisti. È mia intenzione difendere “la politica” e “il giornalismo”. Come categorie e come funzioni. E difendere competenza e conoscenza, che paradossalmente in una società ipercomplessa e interconnessa stanno sparendo dall’orizzonte delle cose che contano. Se scopro che un medico sbaglia, cambio medico. Non distruggo la categoria. E, soprattutto, non vado a farmi visitare dal tabaccaio…Gli esseri umani sono fallibili. Non i politici, non i giornalisti. Tutti gli esseri umani. Quelli incompetenti anche di più. Finché siamo in tempo, cambiamo direzione.

 

 

TAG: beppe grillo, giornalismo, movimento 5 stelle, politica, Roma
CAT: Partiti e politici

19 Commenti

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  1. alding 7 anni fa

    Intervento di rara lucidità. Sinceri complimenti a Di Gregorio.

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  2. alfio.squillaci 7 anni fa

    E’ sempre un piacere leggere Di Gregorio. Pungente, informato, lucido, vero.

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  3. mario-bosso 7 anni fa

    Così solo per ricordare qualche fatto…
    1. Tortora: come un innocente fu linciato dai giornali
    «Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello: mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo, senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. Non mi piaceva neppure il modo con cui trattava gli umili: questo portare alla ribalta per un minuto la gente e servirsene per il suo successo personale era un po’ truffarla. Il successo ottenuto così si paga. Non dico che tutti quelli che hanno un successo di questo genere finiranno così, ma lui lo sta pagando in questo modo. Non ho per ora elementi per dire di più.» Camilla Cederna, Domenica del Corriere

    «Enzo Tortora rivela una calma addirittura sospetta al momento dell’arresto. Le labbra mosse con flemma, i muscoli del collo e della faccia tirati e la voce compassata sembrano voler ricordare e riprodurre a tutti i costi il personaggio del piccolo schermo, amato dalle massaie.» Marino Collacciani, Il Tempo

    «Dosando con grande mestiere indignazione e sbigottimento ha retto bene la parte della vittima innocente.» Wladimiro Greco, il Giorno.

    «Il suo arresto conferma quello che chiare indicazioni davano già per sicuro, e cioè che Tortora è un personaggio dalle mille contraddizioni. Ligure spendaccione, se non proprio generoso, giornalista e quindi osservatore ma al tempo stesso attore e portato all’esibizione, umorale e tuttavia al servizio del più rigoroso raziocinio, colto (come ama anche ostentare in tv) eppure votato alle opere di facile popolarità, incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza ma notoriamente amato dalle donne e propenso ad amare le più belle (due mogli e falangi di amiche). Moralista infine – proprio questo il sigillo che l’arresto imprime alla sua sfaccettata personalità – e ora colpito da un’accusa che fa di colpo traballare ogni sua credibilità morale.» Luciano Visintin, Corriere della Sera

    «Desta qualche sospetto quando fa di tutto per nascondere la sua vita privata, quando conduce sotto l’insegna dell’ordine una vita personale tutt’altro che ordinata assumendo nello stesso tempo atteggiamenti da moralista o da Catone il Censore. I moralisti o i moralizzatori sono sempre da salutare con favore, specialmente in tempi come quelli che viviamo, ma a condizione che non bistrattino con l’azione i loro princìpi, che conducano una vita irreprensibile.» Costanzo Costantini, il Messaggero

    «Tempi duri, durissimi, per gli strappalacrime.» Giovanni Arpino, il Giornale.

    «Qualcuno a Milano dice che quando era stato licenziato dalla Rai lo si poteva vedere, di notte, in un giro di balordi. Qualcun altro si meravigliava di averlo incontrato spesso, anche in questi ultimi tempi, sugli aerei Roma-Palermo, Palermo-Roma. Che interessi poteva avere Tortora in Sicilia? E poi, per chi lo conosce bene, c’è un altro elemento inquietante: Tortora, di solito violento a parole nel difendersi e così conscio del potere dei giornali e della tv, quando è uscito dalla questura di Roma aveva a sua disposizione televisione e giornalisti: poteva dire quello che voleva; invece, a parte generiche dichiarazioni di innocenza, non ha avuto le reazioni che gli erano solite.» Alessia Donati, Novella 2000

    «Tortora non può, non deve diventare un simbolo. Egli è solo uno dei tanti, tantissimi pessimi esempi dell’italiano che, sotto la lacrimuccia televisiva, nasconde il suo ardore per il danaro: e quindi è disponibile a tutto.» Luigi Compagnone, il Secolo XIX

    «Anche perché lo spaccio operato da Tortora non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta. Un’attività durata anni e stroncata solo ultimamente, secondo indiscrezioni, per uno sgarro commesso dal noto presentatore. E ancora, pranzi e cene con noti e meno noti camorristi, incontri segreti, rapporti, inchieste, raccomandazioni, suggerimenti, appalti.» Daniele Mastrogiacomo, la Repubblica

    «Era un po’ malinconico, non tanto perché costretto a camminare con le mani ammanettate e la scorta dei carabinieri, ma perché è arrivato sul teleschermo senza il suo concubino pappagallo.» Sergio Saviane (http://www.linkiesta.it/it/article/2013/05/18/tortora-come-un-innocente-fu-linciato-dai-giornali/14424/)

    2.Il segretario Usa, Colin Powell, mostra le prove all’Onu “Il rais mente, ha armi chimiche e collegamenti con Al Qaeda”
    “Atomica e antrace. Fermiamo Saddam” (La Repubblica 5febbraio 2003)

    3. «Possiede missili, armi chimiche e biologiche. E’ legato ad Al Qaeda» Colin Powell presenta le prove all’Onu
    «Ecco come Saddam nasconde gli ordigni agli ispettori». Audio e fotografie scattate dal satellite per dimostrare le violazioni

    NEW YORK – Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il Segretario di Stato americano Colin Powell ha presentato le prove trovate dagli Stati Uniti delle violazioni alla risoluzione 1441 dell’Onu e del possesso di armi di distruzione di massa da parte dell’Iraq. (Corriere della sera 6 febbraio 2003)
    SE VUOLE POSSO CONTINUARE MA CREDO CHE PER IL MOMENTO SIA SUFFICIENTE. Un caro saluto sig. Di Gregorio.
    Il giornalista è colui che distingue il vero dal falso… e pubblica il falso. (Mark Twain)

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  4. ppdr 7 anni fa

    Tutto qusto panegirico inconcludente basato qualche giornale contro Tortora… Se riguarda la stampa sul caso powel-saddam, noterà chepowel fu sbugiardato prorio dalla stampa. Questo suo pilotto conferma esattamente l’articolo del Di Gregorio.

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  5. ldigregorio75 7 anni fa

    Grazie Mario. Esistono libri, scritti da giornalisti, che sparano a zero su ciò che è diventato negli anni il giornalismo stesso. Uno su tutti, la “Tirannia della comunicazione” scritto dall’ex direttore di Le Monde Diplomatique. Lo consiglio vivamente, ha quasi vent’anni peraltro…giusto per sottolineare che il problema è noto da tempo, anche agli addetti ai lavori. Ripeto ciò che ho scritto nella precisazione finale: io non difendo “i giornalisti”, difendo “il giornalismo” come categoria e come funzione sociale. Lei crede che sostituendoci, noi tutti, ai giornalisti professionisti le bufale diminuirebbero? Crede che una giuria popolare possa decidere se una notizia è vera o falsa? In base a cosa? Alle fesserie che legge nelle chat di gruppo su Whatsapp? Politica e stampa hanno le loro responsabilità, enormi. Ma una cosa è lavorare per migliorarle, un’altra è pianificare di soppiantarle… Saluti

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  6. ldigregorio75 7 anni fa

    E grazie a voi altri per i complimenti! Of course… :)

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  7. mario-bosso 7 anni fa

    Sig Di Gregorio il problema non sono le bufale quanto tali, quelle vengono smascherate nel giro di poche ore che siano perpetrate da voi “giornalisti” o da altri con altre professioni, è la mistificazione nella quale molti di voi sguazzano vuoi per il più classico dei bisogni quello di riempire la propria pancia e quella della propria famiglia o semplicemente per mero accredito verso chi esercita il potere che guarda caso ha notevoli interessi nell’editoria e purtroppo non solo in quella, anzi il problema è proprio quello di avere gli interessi quelli veri proprio in altro. Nessuno vi vorrebbe sostituire ma tantissimi vorrebbero dei giornalisti che raccontino le cose come stanno e non come dovrebbero stare secondo le convenienze del momento. Cosa che lei ha fatto in modo eccelso, del resto a quanto pare le piace moltissimo… [A livello di comunicazione Renzi batte tutti gli altri? «A livello di comunicazione non ha nessun rivale in Italia. Lui ha capito che più che il ragionamento e la logica conta l’emozione, la percezione e utilizza un modo di comunicare diverso non solo nei mezzi ma anche nello stile. Anche i suoi tweet non sono mai telegrammi banali, punta a colpire e usa l’ironia che nei social network è fondamentale. Ricordo il tweet famoso “arrivo, arrivo”, durante il colloquio con Napolitano. Inserito nello schema impaludato delle consultazioni elettorali, è geniale perché scardina le aspettative. Solo il fatto di twittare in quel momento già colpisce». La frase “L’Italia paga più di quello che incassa ma noi siamo contenti” suscitò però qualche critica. Errore o strategia? «Non l’ha sbagliata, era voluta ed è una frase furba per sottolineare questa situazione senza far agitare troppo le acque. Le repliche poi hanno superato l’intervento. Anche quando si è insediato da premier è stato ancora più efficace nel replicare perché ha la capacità immediata di individuare i punti deboli di chi lo attacca».] EUREKA! http://www.intelligonews.it/articoli/7-luglio-2014/18289/di-gregorio-comunicatore-renzi-re-della-comunicazione-perche-ha-capito-cosa-conta-gli-euroscettici-faranno-notizia
    E lei chiede a me in base a quale chat su Whatsapp potrei definire vera o falsa una notizia? C’è chi fa della mistificazione una scelta di vita e chi non ci riuscirebbe mai. Cordiali saluti.

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  8. vincesko 7 anni fa

    @mario-bosso, E’ opportuno che tu abbia fatto l’elenco, ma l’uno (gli errori, la superficialità o la malafede dei giornalisti) non esclude l’altro (che il buffone ignorante Grillo ci marci perché ha una lunga coda di paglia). PS: Pochissimi giorni dopo l’arresto di Enzo Tortora, andai con mia moglie a cena da una sua collega, il cui marito, professore di Liceo e compagno del PCI, che amava molto il bere per superare debolezze caratteriali, colpevolista, ci tenne a raccontarci che un suo parente colonnello dei Carabinieri faceva parte degli inquirenti che avevano indagato su Tortora e gli aveva confermato tutte le accuse. Ciononostante, io – per “istinto” – non credetti alla colpevolezza di Tortora. Forse perché non avevo scheletri… nell’armadio, anzi ero edotto sulla terribilità delle maldicenze propalate da chi ha una lunga coda di paglia per far del male.

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  9. mario-bosso 7 anni fa

    Carissimo ppdr lei non troverebbe nessuna differenza tra un fischio e un fiasco… la stampa sbugiardò Powel? Il giornalista è sempre uno che dopo sapeva tutto prima. (K. K.)

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  10. mario-bosso 7 anni fa

    Chissà come mai tutti questi buontemponi voglio comperare o avere un giornale?
    “Pensava di comprare l’Unità per fare un favore ai politici”
    Perquisito per corruzione l’imprenditore napoletano Romeo che finanziò Renzi. I pm: “Tangenti ma anche l’acquisto di testate per compiacere i rappresentanti della cosa pubblica”Alfredo Romeo e il suo fido consigliere Italo Bocchino parlavano di pagamenti a funzionari pubblici per ottenere appalti in tutta Italia. Inoltre pensavano di acquistare giornali per ottenere la benevolenza dei pubblici poteri. Lo scrivono i pm di Napoli che ieri sono andati a perquisire gli uffici della Romeo Gestioni a Napoli e l’abitazione di […]
    http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/pensava-di-comprare-lunita-per-fare-un-favore-ai-politici/

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