Marino sindaco con l’assessore dei derivati è come Marino medico con Stamina

27 Luglio 2015

“Anvedi, ecco Marino”. Questo ho pensato, quando ho appreso delle dimissioni dell’assessore al bilancio, Silvia Scozzese, e del piano di sostituirla con il deputato del PD Marco Causi, ex assessore al bilancio della giunta Veltroni. Fino ad ora l’informazione pubblica non mi consentiva di esprimere una valutazione di Ignazio Marino come decisore pubblico. Ma ora l’informazione privata mi può aiutare. Conosco personalmente Silvia Scozzese, per il lavoro che mi ha affidato all’ANCI sui derivati nel 2009. Non conosco invece Marco Causi, ma l’associazione con la carica di assessore al bilancio della giunta Veltroni rimanda anch’essa immediatamente la memoria alla questione derivati. Una verifica sulla rete fa il resto: vengono fuori difese dell’onorevole Causi sui derivati di Roma accompagnate da affermazioni che provano che li ha firmati e che non li conosce.

Cominciamo con una dichiarazione di conflitto di interessi, che sono orgoglioso di riconoscere, e con la mia informazione privata. Nel 2009 Silvia Scozzese, a capo di IFEL, l’istituto di ricerca dell’ANCI, stava lanciando un progetto di aiuto e informazione ai comuni italiani sui loro contratti derivati. L’ho conosciuta in un incontro in cui sono stato messo a confronto con una società di consulenza di quelle “ben costruite”, come si dice negli ambienti dei concorsi universitari. La scelta venne fatta sui progetti e non sui blasoni. Insomma, Silvia Scozzese è un tecnico che se ha bisogno di fare un progetto sui derivati sceglie uno che si intende di derivati e che se vuole giocare a tennis sceglie uno che sa giocare a tennis. Come tecnico, Silvia Scozzese è orientata agli obiettivi, e in quanto tecnico non è né renziana né antirenziana. Nei brani della sua lettera di dimissioni che sono passati sulla stampa, ha passato in rassegna i principali risultati della sua gestione, mettendo in luce che il ruolo dell’assessore al bilancio non è quello di fare il cane da guardia dei conti, ma di fare parte di un lavoro collegiale per ottimizzare un’offerta di servizi sostenibile. Ha anche ricordato il pesante lavoro di risanamento dei buchi precedenti, cosa che stride con la decisione di Marino (o di chi per lui) di sostituirla con uno che viene da un passato. Nel passato dei conti di Roma i buchi del bilancio sono stati creati o tollerati, ma non certo affrontati.

Stride quindi la sostituzione, data ormai per certa, dell’assessore al bilancio corrente con uno che ha già dato prova di sé in passato: l’onorevole Marco Causi, assessore al bilancio della giunta Veltroni. Aggiungendo al suo nome le parole “derivati” e “Roma” in una ricerca su www.google.com emerge una sua sprezzante e altera difesa dei derivati di Roma di fronte alle accuse del Movimento 5 Stelle, che risale al 21 maggio 2013. Peccato che l’assolo da gran tenore che è riportato sulla stampa sia pieno di stecche anche per uno studente di matematica finanziaria. Dopo un attacco sulla difficoltà del Movimento 5 Stelle a “confrontarsi su temi complessi di governo, così come a livello di una grande area metropolitana come Roma”, la romanza dell’onorevole Causi diventa immediatamente inaudibile.

Le stecche sono interessanti anche per i quesiti che sollevano sui derivati di Roma. Dice l’onorevole Causi: “quando un Comune finanzia i propri investimenti emettendo titoli a tasso fisso (come i BTP dello Stato) è obbligatorio per legge (ripeto e sottolineo: obbligatorio per legge) dotarsi di una copertura assicurativa sulle oscillazioni dei tassi tramite contratti derivati di swap. Lo sanno anche le famiglie, quando devono decidere se contrarre un mutuo a tasso fisso o a tasso variabile”. Da questa osservazione non si riesce a capire quali derivati abbia sottoscritto il nostro onorevole quando era assessore al bilancio. Pare di capire che abbia trasformato pagamenti a tasso fisso con pagamenti a tasso variabile. Ma poi aggiunge, ripete e sottolinea che questa conversione è obbligatoria per legge. E’ una bufala clamorosa, che si può spiegare solo con il fatto che il nostro onorevole confonda il piano interessi con il piano di rimborso del capitale, che in effetti non può essere fatto, da un ente pubblico, in un’unica soluzione alla scadenza come in un BTP. Ma uno può farsi un piano di rimborso versando le quote capitale in una banca pagare un tasso fisso sul capitale residuo. Effettivamente possiamo concordare con l’onorevole Causi che le famiglie ne sanno di più.

L’onorevole Causi continua poi ad aggiungere informazioni incoerenti con l’affermazione che ha appena fatto, e dice: “quei contratti, quindi, furono stipulati a partire dal 2003 per obbligo di legge, furono scritti seguendo riga per riga le procedure e modalità che il ministero dell’Economia adotta per gli swap sul debito pubblico statale (che ammontano a più di 300 miliardi), fino all’aprile del 2008 furono monitorati con il massimo della professionalità, con gli stessi metodi adottati dal Tesoro della Repubblica”. Oggi sappiamo dalla relazione del responsabile della gestione del debito pubblico Maria Cannata che i derivati del Ministero dell’Economia (fortunatamente quasi la metà dei 300 miliardi) perseguivano il fine opposto di quello dichiarato da Causi. Maria Cannata ci riporta che il Ministero dell’Economia dagli anni 90 perseguiva la politica di stabilizzare i pagamenti di interessi, cambiando le cedole dei CCT (e non di BTP ricordati da Causi).

Mettendo tutto insieme, non si riesce a capire cosa Causi abbia firmato, ma siamo certi che non ha capito quello che firmava. Del resto, siccome si tratta di un collega, professore associato di economia politica, un’ulteriore ricerca su scholar.google.com mette in luce che non si tratta di un tecnico di finanza, almeno intesa come prodotti e mercati finanziari. Dal suo profilo il lavoro più citato (con 20 citazioni) è dedicato ai flussi migratori tra le province italiane nell’ultimo decennio del secolo. Poi ci sono lavori le cui citazioni si contano sulla punta delle dita, su infrastrutture e politiche sui beni culturali. Niente che ricordi piani di ammortamento e trasferimento dei rischi.

In conclusione, pensiamo che dalle contraddittorie dichiarazioni del 2013 dell’onorevole Causi, si possa ipotizzare che Roma abbia firmato gli stessi derivati di tipo “collar” che le banche hanno piazzato a tutti i comuni italiani, e che oggi rappresentano un forte passivo nel loro bilancio. Sembra che il servizio di questo debito continui in una sorta di bad-bank. Anch’io sono un tecnico, e non posso che fermarmi qui. Come sia possibile che alla gestione delle finanze di Roma venga richiamato Causi (dopo l’informazione pubblica che abbiamo riportato qui) è una domanda che appartiene al paranormale della politica, e che non si insegna neppure nei corsi di scienze politiche: riguarda un altro caso di possessione del PD. E forse anche Marino, che è un professionista stimato, non riesce a vedere oltre la scienza e si sta facendo possedere da questa saga da “esorcista”, perché è come se avesse, da medico, affidato il suo reparto a quelli di “stamina”.

TAG: derivati, Enti pu, Ignazio Marino, Marco Causi, Pd, Roma, Silvbblici, Silvia Scozzese
CAT: Enti locali, Roma

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