No, il bacio della pantofola NO

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20 Settembre 2017

No, signor Vice Presidente della Camera dei Deputati: no. Capisco la giovane età, capisco che la storia è un processo di accumulazione culturale che forse per Lei ha a che fare con la degenerazione nozionistica ma Lei è un deputato che, sebbene stiate discutendo per le pensioni cercando demagogicamente di considerarvi impiegati qualsiasi deturpando il senso della democrazia, ha un ruolo di rappresentanza popolare e un impegno legislativo che la pone su un piano diverso e ben più oneroso e onorevole del mio: perché, si rassegni, Lei È un Onorevole. Ho il dubbio che Lei fosse già stato interrogato dal professore quando in classe fu spiegato il Risorgimento e che quindi abbia allegramente saltato l’intero capitolo della Unità d’Italia, forse uno dei momenti più alti della politica interna e internazionale della nostra storia oltre che primo vero momento di coscienza nazionale oltre ai sogni di Dante e pochi altri intellettuali, Machiavelli compreso.

Lei invece la storia deve conoscerla nel suo declinarsi in scelte e battaglie politiche che in questo paese hanno avuto grande importanza, che hanno formato l’Unità e hanno pervaso i gruppi dirigenti sino alla genuflessione fascista se no, in caso contrario, Lei sarà un pessimo politico, uno di quegli inventati che sono passati dalla mediocritas alla mediocrità.

In particolare Lei  il giorno prima del XX Settembre, né come deputato e ancor meno come Vicepresidente della Camera,  non può baciare la pantofola nella sua declinazione del sangue di San Gennaro davanti a un Vescovo plaudente e sorridente in alta uniforme: Lei pensa di aver preso l’occasione di quella che è una scelta religiosa individuale, che io non condivido ma che difendo come fosse mia, trasformandola nella benedizione divina per la sua ascesa a Palazzo Chigi e per mandare un preciso segnale oltre Tevere.

Sappia che non siamo più mangiapreti ma nemmeno scemi, che non impiccheremo più l’ultimo papa con le budella dell’ultimo frate come si usava cantare piuttosto rudemente nel 1870 ma abbiamo maturato una divisione molto precisa del ruolo pubblico civile rispetto alle scelte individuali e che a questa religione laica dello Stato si adattò con tutte le sue difficoltà ma con atti di disubbidienza rilevante anche la Democrazia Cristiana nei suoi più autorevoli esponenti.

Ma ancora più grave del punto di vista storico, che sarebbe sufficiente in sé per una reprimenda sepolta da una risata, ci sono due considerazioni contemporanee.

La prima riguarda il rapporto tra lo Stato e non più l’oltre Tevere ma il complesso delle religioni ebraiche, ortodosse, valdesi, islamiche e quante altre ormai sono presenti in Italia che, mi pare, soprattutto per quelle secondo le quali vale la legge di Dio e non esiste un diritto civile e penale autonomo, riceveranno da questa genuflessione una autorizzazione implicita a confermarsi nella propria visione integralista antitetica. Ed è grave perché i più integralisti non vedranno nel suo gesto una affermazione del ruolo di uno Stato laico che garantisce il libero esercizio religioso ma vedranno manifesta e trionfante la versione di uno stato confessionale non dissimile dal loro con tutte le conseguenze che si possono immaginare e troveranno la giustificazione per sventolare i vessilli delle guerre di religione. Lei capisce, vero, a cosa mi riferisco e quali guai siano connessi? Noi non siamo multiculturalisti, noi abbiamo una idea di cittadinanza legata a Costituzione e Codice Civile ereditata dalla Rivoluzione Francese (almeno di questa avrà sentito parlare) e per arrivarci furono sangue e aspri confronti: quelle leggi sono quelle a cui un politico bacia la pantofola insegnando a tutti che la cittadinanza deve prescindere dal credo ma mai dalla legge laica.

In secondo luogo, me lo lasci dire: tenga per se, nel suo animo, le scelte religiose personali. Non pensi di dare con questi gesti una qualche identità al suo movimento e nemmeno alla sua politica. Quella identitaria fece al nostro paese e all’Europa danni devastanti quanti ne sta ancora facendo in giro per il mondo. Noi siamo tutti un passo più avanti, non perché combattiamo la chiesa ma perché la rispettiamo secondo l’antico detto “libera chiesa in libero stato”. So che per lei sembrano cose legate a un mondo che fu ma se ne sinceri: è una impressione solo sua e non capirlo farà danni autentici.

TAG: movimento 5 stelle
CAT: Partiti e politici

3 Commenti

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  1. cantelmo19 7 anni fa

    quale sarebbe il problema se un napoletano o campano partecipa ad un rito liturgico ? Nulla se una famelica stampa in cerca di gossip, avesse amplificato un semplice gesto che fa parte della socializzazione primaria di un ragazzo cresciuto nella regione-religione Campania ?

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  2. mario-bosso 7 anni fa

    Quindi tutto questo po po di robbba vale anche per tutti quei capi di stato e politici stranieri autoctoni che vanno a messa o che si recano in Vaticano e si prostrano davanti al Papa?

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  3. marco-baudino 7 anni fa

    Credo non si debba confondere il ruolo politico dal credo religioso e dal modo di osservarlo. Resta il fatto che per fare politica occorre cultura, oltre che capacità personale e impegno. E la capacità non può prescindere dalla storia e dalla cultura, visto che storia cultura e filosofia sono maestre di vita. Oggi pare invece che si dedichi alla politica, con approssimazione, chi non sa fare altro… E non sto facendo distinzione tra tutti i partiti. Leggo la storia che stiamo scrivendo in questi anni, buia tempestosa conflittuale, mai costruttiva. Che prospettive?

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