Il conflitto d’interessi di Grillo e Casaleggio

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28 Gennaio 2015

Il candidato al Quirinale del Movimento 5 Stelle si decide sul blog di Beppe Grillo; la legge elettorale proposta dal M5S si è votata sul blog; vietato presentare emendamenti da parte dei parlamentari pentastellati (com’è stato nel caso della depenalizzazione del reato di clandestinità) perché, ovviamente,  si dovrebbe prima votare sul blog; le espulsioni dei parlamentari dissidenti si decidono (a volte, ché la cosa è un po’ arbitraria) sul blog e insomma, come ormai stranoto, la maggior parte dell’attività politica del Movimento 5 Stelle passa dal blog di Beppe Grillo.

“È la democrazia diretta, stupido”, direbbe qualcuno. Sarà, ma al di là degli enormi limiti che sono stati più di una volta evidenziati, c’è qualcos’altro che non torna in questo modo di fare politica. Perché il blog di Beppe Grillo non è “no-profit”, ma anzi genera ricavi consistenti. Non solo per i banner di Google (sui quali non si è svelato il mistero dell’entità dei ricavi), quanto perché quel blog è un ricettacolo di pubblicità: nel tempo sono stati pubblicizzati gli e-book della casa editrice Adagio, di proprietà della Casaleggio Associati; sono stati venduti i dvd degli spettacoli teatrali di Grillo; vengono elencati link, nella colonna di destra, che rimandano ai siti cugini TzeTze e la Fucina, anch’essi di proprietà della Casaleggio Associati e che nei momenti di maggior afflusso al blog godono del traffico che da lì viene veicolato verso di loro.

Insomma, non è possibile quantificare i ricavi che il blog di Beppe Grillo genera, ma è fuori discussione che un ricavo c’è. E già questo è un particolare che fa un certo effetto, visto che si sta parlando della sede (così definita nel “non statuto”) di un partito. Il punto però è un altro: se c’è un guadagno, è evidente che Grillo e Casaleggio hanno interesse a veicolare il maggior traffico possibile verso quel blog; se fossero completamente disinteressati all’aspetto monetario, non ci sarebbe la pubblicità, questo è evidente. Possono quindi avere un interesse i due fondatori del M5S a mettere in atto precise pratiche politiche, che determinano momenti di elevatissima tensione, che a loro volta coincidono con punte di traffico verso beppegrillo.it?

Evidentemente sì, “possono averlo”. In linea teorica ovviamente. Ma se c’è una cosa che il conflitto d’interessi berlusconiano ci ha insegnato è che non conta la volontà o meno di utilizzare la politica per fini privati, conta il fatto che ci sia la possibilità di farlo. Altrimenti avremmo potuto considerare valida anche la difesa del Cavaliere, che ha sempre affermato di non essersi più interessato delle sue televisioni dal momento in cui è sceso in politica. Ci si può fidare di una semplice affermazione? No, non si può, e l’unica garanzia del fatto che si stia facendo politica in maniera completamente disinteressata è che non ci possa essere in alcun modo un tornaconto personale.

Altrimenti che cosa ci impedisce di pensare che la tesissima strategia politica orchestrata da Grillo e Casaleggio abbia in verità il solo scopo di massimizzare il traffico sul blog? Ci dovremmo semplicemente fidare della buona fede dei due? Impossibile. Tanto più che Massimo Artini, deputato espulso dal Movimento 5 Stelle, ha fatto sapere come, nonostante le difficoltà del M5S, secondo Grillo e Casaleggio andasse “tutto bene” perché le visite del blog erano sempre elevate: “Beppe Grillo ci ha detto che il Movimento va bene così, portando come prova i contatti avuti sul sito“.

Un esempio pratico, per quanto non molto recente, aiuta a chiarire il quadro. Torniamo al 2013, in piena campagna elettorale. Come riportato tempo fa da Davide Casati, quel periodo ha coinciso con le maggiori punte di traffico del blog di Grillo, che dalla sede virtuale del partito impartiva i comunicati politici, dettava la linea, trasmetteva i suoi comizi e molto altro. Quel traffico, ovviamente, portava grossi benefici economici tramite la pubblicità, la vendita di e-book, la partnership con Amazon, le visite ai siti “cugini” linkati sulla destra, che a loro generavano ulteriori introiti pubblicitari.

Ora, chi ci garantisce che la decisione di Grillo e Casaleggio di rinunciare a ogni forma di compromesso politico, di non aprire a un possibile governo Bersani, non sia stata presa per evitare che la “normalizzazione” del M5S causasse un calo delle visite? È fin troppo facile intuire come mantenere alta la tensione politica e il livello di scontro aiuti a tenere alto anche il traffico del blog, molto più di quanto farebbe una normale e noiosa dialettica politica.

Si potrebbe anche pensare che la decisione di dare vita a proteste plateali, a processi virtuali in rete, a espulsioni decise via blog e a tutta l’attività politica pentastellata che attraverso quel sito passa sia stata decisa al solo scopo di tenere alto il traffico. Tanto più che, come ammesso dallo stesso Grillo, “i proventi degli introiti pubblicitari del blog di Beppe Grillo non sono utilizzati per finanziare il MoVimento 5 Stelle”. E allora a chi vanno?

@signorelli82

TAG: conflitto d'interessi grillo
CAT: Partiti e politici

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