La nuova Alitalia perde 200 milioni in tre mesi

31 Luglio 2015

Dopo l’incendio di maggio che aveva imposto la parziale chiusura del terminal, l’aeroporto di Fiumicino ha dovuto sopportare un incendio alla pineta di via Coccia di Morto, appena fuori dal suo perimetro e ieri persino un black-out elettrico, proprio nei giorni di traffico più caldi dell’anno, per non parlare dello sciopero dei piloti Alitalia che ha scatenato l’ira di Renzi.

Nonostante la riduzione imposta alle linee aeree fosse stata applicata con mano più leggera ad Alitalia, la compagna aerea italiana ha dato pubblicamente fiato ai suoi mal di pancia, affermando che “l’aeroporto di Fiumicino non è ancora un’infrastruttura adeguata a fungere da hub di una compagnia con le nostre ambizioni” e dunque Alitalia potrebbe “spostare la propria crescita altrove”, lasciando intendere nuovi voli intercontinentali da Milano Malpensa o Venezia.

“Fiumicino fa schifo”, disse Gianni Mion plenipotenziario dei Benetton che controllano l’aeroporto, non erano rinviabili importanti lavori di ammodernamento ed espansione. Il terminal di Fiumicino effettivamente è ben lontano dal livello degli aeroporti europei, per non parlare di quelli asiatici, ma non per caso. Il desiderio di aiutare la moribonda Alitalia in tutti i modi spinse il Governo nel 2005 ad abbassare le tariffe aeroportuali e i Benetton, per cui l’aeroporto non è una Onlus, bloccarono per anni qualsiasi investimento, come testimonia lo scheletro del molo C, che smarrì persino il ricordo dei suoi operai.

Sbloccate finalmente le tariffe, i lavori sono lentamente ripartiti e si parla di un piano di oltre 10 miliardi di investimenti da parte di Aeroporti di Roma, al quale lo Stato dovrebbe affiancarsi con almeno 5 miliardi di euro per migliorare i collegamenti stradali e ferroviari. Insomma più di un EXPO o di un’Olimpiade.

Nel frattempo l’aeroporto è quello che è, con le linee aeree costrette a pagare oggi per miglioramenti che al più si vedranno dopodomani e il suo principale cliente, Alitalia, pure è quello che è. L’ottima campagna di PR, culminata nella presentazione della nuova livrea e del nuovo servizio “a cinque stelle”, ha volutamente scordato di informarci su come vadano i conti. Quelli del primo trimestre di Alitalia erano “esattamente come nei piani”, secondo l’AD della compagnia Silvano Cassano, che però non aveva specificato numeri.

Ieri un appassionato di aviazione ed esperto di finanza, che si cela sotto il nickname spanna, ha svelato sul forum internet Aeroporti Lombardi che sul sito della Borsa Irlandese è presente una copia della relazione di bilancio relativa al primo trimestre del 2015, debitamente certificata da Deloitte e che la bottom line di Alitalia segna una perdita di 196,6 milioni di euro prima delle partite straordinarie e delle tasse.

Il primo trimestre dell’anno, a causa della forte stagionalità dovuta al clima che scoraggia i flussi turistici, è sempre il peggiore per le linee aeree, ma duecento milioni sono una cifra elevata, soprattutto perché il secondo trimestre subirà l’impatto dell’incendio del terminal e il terzo vede uno stillicidio di problemi a Fiumicino.

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, diceva Giulio Andreotti, che pure era dell’idea che “ci sono pazzi che credono di essere Napoleone e pazzi che credono di poter risanare le Ferrovie dello Stato” e forse pensava lo stesso della compagnia di bandiera. Alitalia sta probabilmente mettendo le mani avanti per il momento in cui dovrà pubblicare i propri bilanci, che forse non saranno “esattamente come nei piani”. Più che per il ricco Emiro di Abu Dhabi, che già in Germania aveva collezionato la sòla airberlin e subito lo scandalo del mai finito nuovo aeroporto della capitale tedesca, potrebbero essere guai per Intesa Sanpaolo, UniCredit e per le Poste, di fatto costrette dalla moral suasion di Palzzo Chigi a partecipare alla ricapitalizazione di Alitalia e che rischiano di dover dire ai propri azionisti che l’investimento non è stato dei migliori.

Dal canto suo Renzi che se la prende con i sindacati dei piloti per lo sciopero inopportuno, ma in regola con le norme vigenti e striglia Alfano per l’insufficiente sorveglianza dell’aeroporto romano, probabilmente ha ricevuto qualche telefonata di lamentele da Abu Dhabi e di carattere non è tipo da sopportare pubblicità negative, soprattutto se non possono essere scaricate sul sindaco di Roma Marino e l’omologo di Fiumicino, che curiosamente fa  Montino.

Probabilmente sarebbe meglio ammettere che problemi maturati in decenni di cattiva gestione di Alitalia e di non investimento a Fiumicino richiederanno, nel migliore dei casi, molti anni per essere risolti e forse non si potrà venirne a capo mai. La politica, fatta da persone che ragionano e decidono, anziché fare soltanto da cinghia di trasmissione di potentissime lobby, deve prendere il controllo della situazione, innanzitutto svezzando Alitalia dal vizio di pretendere e ottenere tutto quello che vuole, dai finanziamenti bancari alla scandalosa cassa integrazione per i dipendenti che non le servono più, allo stravolgimento delle regole del sistema aeroportuale milanese, dove la liberalizzazione di Linate, inizialmente spacciata per temporanea a uso EXPO, sarà permanente, nonostante non le abbia fatto guadagnare nulla in termini di passeggeri né di prezzo a cui vende i biglietti.

Come per altri problemi del Paese, incancreniti nei decenni, non possiamo pensare che bastino poco tempo, lo charme di Montezemolo, i soldi facili e l’ottimismo dei non gufi per una pronta soluzione. Perché Alitalia e Fiumicino arrivino ad una situazione normale ci vorranno anni, costellati di problemi e magari di passi falsi. Se lo Stato italiano non prenderà in mano la situazione, con un occhio alle esigenze dell’intero Paese, potrebbero non arrivare mai.

 

La relazione trimestrale di Alitalia è consultabile a

http://www.ise.ie/debt_documents/2015%20Q1%20financial%20statements(17870522_1)_569978f8-fb80-4ecb-b744-94d393597d12.PDF?v=3162015

TAG: alitalia, Roma
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