La UE spreca più di 150 milioni di tonnellate di cibo l’anno
Intanto L’Onu pubblica un nuovo report con le raccomandazioni per migliorare la governance dei dati sulla sicurezza alimentare e la nutrizione
Nel 2021 l’Unione Europea ha sprecato 153,5 milioni di tonnellate di cibo, importando dall’estero prodotti agricoli per un valore di circa 138 milioni di tonnellate, sopportando un costo complessivo di 150 miliardi di euro.
Un quadro particolarmente agghiacciante, che emerge da una analisi condotta dalla Feedback EU, No Time to Waste, che fotografa come il volume degli sprechi di cibo tra i Paesi membri della UE sia davvero incredibile e rappresenti una vera e propria ingiustizia a fronte di un tasso esorbitante di poveri e malnutrizione generale.
Si pensi che le quantità di derrate destinate al macero, private quindi dei processi di lavorazione specifici per renderle commestibili e utilizzabili dai cittadini europei, sono davvero assai ingenti, focalizzando l’allarme sulla scarsa attenzione che le istituzioni della Ue dedicano al problema, ed all’approntare soluzioni in grado di cancellare questo osceno modus operandi di superficialità inaccettabile, considerate le sorti doloranti del mondo, mai come in questo periodo storico, sociale ed economico. Dare una svolta a questa paludosa situazione, prima di tutto eticamente scorretta, non è una impresa titanica. Sarebbe sufficiente, infatti, ridurre lo spreco di tutto questo cibo del 50%, corrispondente alla possibilità di liberare quasi 5 milioni di terreni agricoli, da prodotti destinati al macero, e quindi ricoltivabili.
Le istituzioni competenti a livello europeo, sono chiamate ad effettuare questa doverosa inversione di tendenza, riducendo gli sprechi di cibo, almeno della metà, entro il 2030, eliminando sovrastrutture di carattere cosmetico, che vengono preferite alla qualità del prodotto, condannandolo ad essere scartato dalla grande distribuzione, alla ricerca di forma e poca sostanza.
Con il blocco dell’export di cereali da Kiev e da Mosca, quello che si rischia è un vero e proprio disastro alimentare per i cittadini della UE. Per questa ragione, le associazioni dei coltivatori hanno sollecitato la Commissione Europea, con veemenza, a rivedere due principi poco generosi della PAC (politica agricola comune): basta divieti di coltivare in alcune zone, con il 5% dei terreni ad oggi lasciati incolti, e via libera alla sospensione della rotazione delle colture.
Nuovo rapporto ONU per migliorare la governance dei dati sulla sicurezza alimentare e malnutrizione
Il nuovo report pubblicato dalle Nazioni Unite, scandaglia le possibili opportunità per utilizzare al meglio la rivoluzione dei dati, tratteggiando le indicazioni per i cosiddetti policy makers, così come si legge in una nota ufficiale diramata dalla Fao.
Lo stesso Direttore Generale Qu Dongyu ha dichiarato che queste raccomandazioni diverranno un autorevole contributo perché tutto il mondo si impegni per contrastare povertà e malnutrizione.
Mentre l’ambasciatore Gabriel Ferrero, Presidente della Commissione delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale (Cfs), ha messo in risalto come il contenuto di questo nuovo dossier, sia strategicamente ineludibile per i vari leader politici, e per i governi che hanno a cuore percorsi nazionali verso l’adozione di sistemi alimentari sostenibili: “I dati e la tecnologia digitali sono strumenti potenti che, se utilizzati correttamente, possono svolgere un ruolo enorme nell’assistere i responsabili politici nel processo decisionale a breve, medio e lungo termine per il raggiungimento di sistemi alimentari sostenibili”.
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