Intesa Sanpaolo alla conquista di Ubi Banca, riparte il domino delle banche

18 Febbraio 2020

La notizia è di quelle importanti e inattese, ed è in ogni caso destinata a cambiare lo scenario della finanza italiana. Intesa Sanpaolo lancia un’offerta pubblica di scambio sulla totalità delle azioni di Ubi Banca. Qualora l’offerta fosse accettata dagli azionisti di Ubi, in cambio di 17 azioni di Intesa Sanpaolo ogni 10 azioni di Ubi, si realizzerebbe di fatto una acquisizione completa di Ubi, la quarta banca del paese, da parte del gruppo milanese-torinese, che è già il principale player bancario del paese.

Dal punto di vista della valorizzazione di mercato, per le azioni di Ubi l’offerta di Intesa rappresenta una valutazione di circa 4,25 euro per ogni azione Ubi, che alla chiusura delle contrattazione, lunedì, avevano segnato un prezzo di 3,49 euro, dopo un rialzo del 5,5 %. Evidentemente, ben prima che arrivasse la comunicazione a mercati chiusi, i mercati manifestavano attesa sul titolo.

Dopo anni di fusioni e acquisizioni generate da crisi bancarie, e da situazioni di difficoltà sistemica, dunque, siamo di fronte a un’offerta che non nasce dalla crisi di qualcuno, ma dall’ambizione di rafforzare il proprio ruolo di player principale da parte dell’offerente. Una fortissima scommessa sul sistema Italia, insomma, e sulla parte del paese – il nord e il nordest – che continua a trascinare l’asfittica economia nazionale. Per la sentenza non serve attendere i posteri: mercati, autorità di vigilanza e analisti sono chiamati a dire la loro presto.

Come si legge nel comunicato diffuso da Intesa Sanpaolo, assistita da Mediobanca come advisor finanziario unico, nel dettaglio l’offerta prevede che per ogni 10 azioni di Ubi portate in adesione verranno corrisposte 17 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo di nuova emissione. Sulla base del prezzo ufficiale di chiusura di venerdì scorso 14 febbraio, a 2,502 euro, ogni azione Ubi viene così valutata 4,254 euro. Con un premio, quindi, del 27,6% sulla chiusura del 14 febbraio pari a 3,333 euro, che valorizza Ubi Banca 4,86 miliardi di euro.

Sulla base del prezzo ufficiale delle azioni dell’Offerente pari a euro 2,502, il controvalore complessivo dell’offerta, sempre in caso di integrale adesione, sarà di 4.864.132.268,43 euro, importo, quest’ultimo, pari alla valorizzazione “monetaria” del Corrispettivo (i.e. euro 4,254 per azione dell’emittente, con arrotondamento alla terza cifra decimale).

«Il nostro settore, a livello europeo, è entrato in una nuova fase che richiede maggiori dimensioni, una più ampia capacità di investire e l’adozione di un nuovo modello di finanza sostenibile. Grazie a questa operazione, la banca che nascerà dall’integrazione tra Intesa Sanpaolo e Ubi potrà essere uno dei leader del sistema bancario europeo», spiega il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Il manager, aprendo la conference call con gli analisti, ha detto che «vi abbiamo sorpreso lanciando questa offerta pubblica di scambio su Ubi banca, riteniamo che creerà valore per tutti gli stakeholder. L’operazione apre un nuovo capitolo della storia del gruppo: vogliamo unire due eccellenze del nostro sistema bancario, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca, per dar vita a una nuova realtà leader nella crescita sostenibile e inclusiva. Insieme creeremo un leader europeo in grado di raggiungere un utile netto di oltre 6 miliardi di euro nel 2022».

Secondo Messina, l’operazione, che punta a 730 milioni di sinergie annue,  ha un rischio di esecuzione contenuta: «Ubi è la miglior banca di medie dimensioni sia in termini di bilancio che di dedizione all’economia reale e alla sostenibilità, sono una piccola Intesa Sanpaolo. Vogliamo che i due migliori player italiani crescano insieme e creino un leader europeo nel prestito, nel wealth management e nella protezione e nella crescita sociale e inclusiva. Le nostre stime di sinergia  si basano su una previsione prudenziale».

L’aggregazione punta a creare un leader europeo che sarà in grado di raggiungere un utile netto di oltre 6 miliardi di euro nel 2022; distribuire ai propri azionisti dividendi elevati e sostenibili con la previsione di un dividendo per azione pari a 0,2 euro a valere sul 2020 e superiore a 0,2 euro a valere sul 2021; accelerare la riduzione dei crediti deteriorati senza costi per gli azionisti; confermare una elevata solidità patrimoniale, con un common equity ratio previsto a un livello superiore al 13 per cento.

Grazie alla capacità reddituale e alla solidità patrimoniale la banca che nascerà dall’aggregazione fra Intesa Sanpaolo e Ubi potrà garantire 30 miliardi di euro di credito aggiuntivo nei prossimi 3 anni a sostegno dell’economia italiana; aumentare da 50 a 60 miliardi le nuove erogazioni a favore della green economy e incrementare da 5 a 6 miliardi il plafond destinato a investimenti nella circular economy; portare da 1,25 a 1,5 miliardi la capacità erogativa del Fondo d’impatto; puntare sull’ingresso di giovani nel nuovo gruppo grazie a un programma di 2.500 assunzioni per promuovere il cambio generazionale e sostenere l’occupazione e portare da 11,5 a 13,5 milioni gli interventi a favore delle persone in difficoltà (distribuzione pasti, posti letto, indumenti, cibo) nei prossimi tre anni.

L’operazione ideata da Intesa Sanpaolo coinvolge, però, anche altri soggetti: Bper, che ha sottoscritto un contratto che prevede, in caso di successo dell’offerta su Ubi Banca, l’acquisto di un ramo d’azienda composto da circa 1,2 milioni di clienti distribuiti su 400/500 filiali bancarie del Nord Italia; e UnipolSai Assicurazioni che rileverà, sempre in caso di successo dell’offerta su Ubi, i rami d’azienda delle compagnie assicurative Bancassurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita partecipate da Ubi Banca.

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TAG: intesa sanpaolo, Ubi
CAT: Banche e Assicurazioni

Un commento

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  1. lina-arena 5 anni fa

    mi piacciono queste notizie.Sono espressione della potenza e del dominio del danaro su tutto. Forse un col,po sarà loro inferto con la modifica delle norme sulle aste giudiziarie. Ma ben venga. Si tratta di un commercio malavitoso gestito da una incompetente magistratura.

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