Sfotteteli pure: ma il dietrfront del M5S sulle banche è una splendida notizia

9 Gennaio 2019

Riavvolgendo il nastro degli ultimi anni (fine 2015, governo Renzi, caso Etruria; e poi fine 2016, Governo Gentiloni, caso Mps) è ovviamente difficile trattenere l’ironia o, se si era direttamente coinvolti con quelle vicende, la rabbia. È facile rivedere le parole che dicevano allora i leader del Movimento V Stelle per rimanere colpiti dalla sapiente, incontenibile ironia della realtà. Sempre più perfida di quella di qualunque comico, fossanche (stato) il migliore su piazza. Fa impressione ritrovare Alessandro Di battista che tuonava contro l’incesto tra banche commerciali e banche d’affari: “quando andremo al governo la separazione avverrà per decreto, al primo consiglio dei ministri”. Certo, come no. Ma se vogliamo colpisce anche di più la pacatezza con cui Luigi Di Maio spiegava, allora, che se investimento pubblico doveva essere, allora le banche dovevano essere nazionalizzate senza passare dal via, facendo sì che fosse lo stato, in caso di crisi sistemiche, ad assumere direttamente il ruolo attivo di azionista. E vabbè, neanche questo si può fare e, soprattutto, neanche questo è stato fatto. È stata invece fornita una garanzia pubblica all’emissione di nuovi bond che non significa spesa immediata e sicura di soldi pubblici, ma che comporta da subito – questo sì – l’accollamento di un rischio da parte di tutti noi. Proprio come accadde in quel recente e vituperato passato.

Ovviamente i giornali di stamane sono pieni delle reazioni comprensibilmente stizzite dei leader vecchi e nuovi del Pd che, improvvisamente, per una mezza giornata, hanno ritrovato unità di intenti, di toni e di convinzioni. Dal pd in tanti tuonano dicendo che il decreto è stato votato in dieci minuti, e ci sovviene il ricordo di Di Battista che accusava il Pd di aver trovato i soldi per le banche in appena 18 minuti. Gli allievi stanno proprio superando i maestri. A monte.

Al di là delle valutazione e delle circostanze tecniche che caratterizzano il caso Carige, per cui l’altro ieri ha approvato in fretta un decreto che ricalca quello varato a suo tempo da Gentiloni e Padoan per Mps (che versava però in una situazione industriale molto molto più grave, rispetto a Carige), mentre la situazione Etruria aveva premsse ed ebbe esiti normativi diversi, è bene in momenti come questi provare ad allontanarsi dalle vicende contingenti, e anche dal gusto (innegabile) dell’ironia, per provare a valutare la vicenda per quel che ci dice: per quel che ci lascia, soprattutto, in prospettiva futura.

E la vicenda ci dice che il governo – e la cosa vale soprattutto per la sua componente a 5 Stelle – ha dovuto fare una dolorosa e necessaria professione di realismo, che comporta un’inversione a U rispetto alle premesse, alle promesse, alle asprezze e facilonerie retoriche dei lunghi e comodi anni di opposizione. Certo, non è la prima volta. Basti pensare ai duelli con l’’Europa sui numerini, alle feste in balcone ridimensionate a più modeste bicchierate nelle stanze interne, ai temi dello sviluppo infrastrutturale e del suo impatto ambientale (TAV, TAP, ecc) e a molti altri elementi di realtà che hanno assalito il sogno di una rivoluzione copernicana, per ricordare a tutti – ma soprattutto a chi non l’aveva mai fatto – che governare è davvero difficile, impone il compromesso, servono competenza e pazienza e nè l’una nè l’altra si improvvisano.

Sulle banche il processo di “realistificazione” del Movimento al governo compie il passaggio di livello, il salto di qualità definitivo. Perché è il terreno principe, da sempre, per ogni movimento che predica la purezza assoluta, e perché è stato uno dei primi su cui ha battuto duramente il fondatore negli anni in cui era ancora e solo un attor comico bandito dalla tv pubblica. Infine, lo fa con un governo di cui detiene la golden share, e questo governo decide di ricalcare con precisione i passi di chi c’era prima, e proprio dell’odiato e disprezzato Pd amico di banche e banchieri.

È un punto di non ritorno di realismo, e va annotato. Bisognerà ovviamente capire quanto questo passaggio – sommato agli altri – inciderà sul consenso di medio periodo del movimento cinque stelle, sulla sua compattezza e su quella del governo. Ma da cittadini non possiamo che annotare, positivamente, che alla fine, anche questa volta, la realtà si è mostrata più forte delle fantasie e delle aspirazioni incendiarie. Le agitazioni e il destino del Movimento 5 Stelle, così come le sue incoerenze e giravolte, sono una questione che riguarda principalmente i suoi dirigenti iscritti e parlamentari del Movimento stesso. Ma la necessità di essere ragionevoli anche contro quanto promesso riguarda tutti noi: e salutiamo con piacere che, in un modo o nell’altro, sia stata riconosciuta.

P.s. Un elemento, semmai, colpisce in negativo, in mezzo a tante buone notizie: quando si deve riconoscere la realtà su questione economiche e finanziarie, che in modo diretto o indiretto toccano i portafogli dei cittadini, il realismo è pronto ad assalire gli idealisti di ieri. Quando si tratta il destino di qualche decina di poveracci alla deriva nel Mediterraneo, invece, a vincere è sempre il loro alleato.

TAG: carige
CAT: Banche e Assicurazioni

Un commento

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  1. andrew.sentance 5 anni fa

    Non so se uno può dire che la situazione industriale di Mps era molto molto più grave.
    Ma Carige è l’ultima delle banche gestita da criminale e non vigilata dalle Bce quindi speriamo almeno di girare quella pagina.
    Quando inizia l’indagine sul comportamento della Banca d’Italia tanto promesso dal M5S?

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