Ubi Banca scatta a Piazza Affari dopo i risultati trimestrali
Tripudio per Ubi Banca in Piazza Affari, dopo la pubblicazione dei risultati trimestrali della banca guidata dall’amministratore delegato Victor Massiah (nella foto in alto). Il periodo gennaio-marzo 2019 si è chiuso con un utile di 82,2 milioni di euro, superiore al consensus degli analisti, innescando subito una corsa agli acquisti da parte di operatori e investitori (+5% intorno alle 15:30).
A piacere è stato probabilmente oltre al risultato finale, che senza considerare le componenti non ricorrenti si attesterebbe a 124,9 milioni, anche l’atteggiamento di prudenza mostrato dal banchiere. Parlando con gli analisti, infatti, Massiah ha confermato che la banca si muove prefigurando «uno scenario economico estremamente conservativo» con tassi «negativi per tutto il 2019»: uno scenario che «evidentemente penalizza la componente ricavi della banca, ma ciò nonostante il piano cercherà di identificare nuove forme di ricavi che ci permetteranno comunque di crescere».
Nel primo trimestre, secondo Massiah, «nonostante un contesto di tassi negativi, siamo comunque riusciti a far crescere i ricavi» (vedi qui intervista). «Abbiamo un incremento dei ricavi e soprattutto il margine di interesse proprio nella sua componente commerciale, con un’ottima tenuta della componente commissionale e una buona prestazione sui risultati della finanza, a cui si aggiunge il continuo, controllo molto attento della componente costi, che continuano a decrescere». Nel primo trimestre, infatti, il risultato della gestione operativa si è attestato a 315,9 milioni, in crescita rispetto ai 249,7 milioni del quarto trimestre 2018, «per l’effetto congiunto del buon andamento dei proventi operativi, pari a 920,6 milioni, e del contenimento degli oneri operativi, che si sono attestati a 604,8 milioni (-1,9% sul trimestre precedente e -2,9% sul primo trimestre 2018).
Positivo anche l’andamento della qualità del credito. Al 31 marzo 2019 i crediti netti verso la clientela sono scesi a 87 miliardi (da 89 miliardi di fine 2018), con i crediti netti in bonis in contrazione a 81,3 miliardi da 83 miliardi di fine dicembre 2018. I crediti deteriorati lordi sono scesi a 9,46 miliardi, segnando una riduzione di 258,4 milioni rispetto al 31 dicembre 2018 (-2,7%). Nello stesso tempo il flusso di nuove sofferenze si è dimezzato: il default rate, che misura il passaggio di nuovi flussi lordi di crediti da bonis a deteriorati, è ulteriormente migliorato raggiungendo un nuovo minimo pari allo 0,79% annualizzato contro l’1,55% registrato nell’intero 2018.
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