Usa, Fomc in pausa ma i tassi resteranno alti a lungo

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25 Settembre 2023

Come atteso, la riunione di settembre del FOMC (Federal Open Market Committee, responsabile delle operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti) si è conclusa con il target sul tasso sui fed funds (i fondi federali) fermo a 5,25-5,50 per cento.

Powell ha affermato che la crescita nel periodo recente è stata più forte del previsto, e che soprattutto i dati sui consumi sono stati particolarmente robusti (aggiungendo che un’attività economica più forte del previsto implica ceteris paribus tassi più elevati). Sul mercato del lavoro continua a prevalere un eccesso di domanda, ma il processo di ribilanciamento sta continuando (pur senza fare aumentare troppo i disoccupati), il che nel tempo dovrebbe aiutare a contenere le spinte inflazionistiche. Inoltre, la crescita salariale sta cominciando a mostrare segnali di rallentamento, e anche l’inflazione ha cominciato a decelerare dalla metà dell’anno, anche se la strada per tornare al 2 per cento è ancora lunga.

La scelta di lasciare invariati i tassi è stata presa considerando la lunga strada di rialzi intrapresa sinora, ma non significa che la Fed sia “arrivata”: per perseguire i suoi obiettivi la banca centrale è pronta ad alzare ancora i tassi “se appropriato”. Le decisioni saranno prese riunione per riunione (la Fed sa di essere entrata in una fase in cui occorre procedere con cautela). La Fed ha bisogno di vedere maggiore evidenza di progressi verso i suoi obiettivi per convincersi di aver raggiunto il punto terminale del suo ciclo restrittivo. Secondo Powell, i tassi reali dovranno restare in territorio positivo “per un po’ di tempo”.

L’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche ha mostrato come atteso una revisione al rialzo delle stime di crescita, sia per fine 2023 (a 2,1 per cento dall’1 per cento anni su anno di giugno) che per fine 2024 (a 1,5 per cento da un precedente 1,1 per cento). Viceversa, il deflatore dei consumi core è stato rivisto al ribasso di due decimi per quest’anno, a 3,7 per cento (mantenuto invariato al 2,6 per cento per l’anno prossimo e alzato di un decimo a 2,3 per cento per il 2025). Le stime vedono anche una revisione al ribasso del tasso di disoccupazione (al 3,8 per cento dal 4,1 per cento di giugno per fine 2023, e al 4,1 per cento dal 4,5 per cento precedente per i due anni seguenti).

L’obiettivo sui fed funds nel 2023 resta stabile al 5,6 per cento come a giugno, ma c’e un aumento di mezzo punto rispetto al livello atteso tre mesi fa per i due anni successivi, al 5,1 per cento nel 2024 e al 3,9 per cento nel 2025; il livello dei tassi è visto poi al 2,9 per cento nel 2026 e al 2,5 per cento nel lungo termine.

L’opzione per un ultimo rialzo dei tassi quest’anno resta sul tavolo. In ogni caso, occorrerà aspettare più tempo del previsto per vedere tagli dei tassi, e il livello di arrivo del ciclo di politica monetaria espansiva che dovrebbe cominciare nel 2024 sarà più alto di quanto stimato in precedenza.

Per leggere il Macro Rapid Response di Paolo Mameli, clicca qui.

 

TAG: Centro Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, mercati
CAT: Banche e Assicurazioni

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