Intesa Sanpaolo chiude il 2015 con un utile netto di 2,7 miliardi di euro, oltre il doppio del 2014. Il risultato è tanto più significativo perché è superiore del 35% rispetto agli obiettivi contenuti nel piano industriale 2014-2017. Già nei mesi scorsi l’amministratore delegato Carlo Messina aveva fatto intendere di incrementare la distribuzioni dei profitti, che infatti sarà complessivamente di 2,4 miliardi di euro, 400 milioni in più rispetto alle attese. A ogni azione ordinaria sarà assegnata una cedola di 14 centesimi.
Nell’ultimo esercizio il gruppo – che oggi ha ricevuto dalle autorità di vigilanza l’autorizzazione alle modifiche statutarie che comporteranno il passaggio dall’attuale sistema di governo dualistico al monistico – ha realizzato 17,1 miliardi di ricavi (+1,9%), grazie alle commissioni salite del 10,8% a 7,4 miliardi e al boom della raccolta assicurativa (+40,5% a oltre 1 miliardo).
I costi si sono attesati a 8,8 miliardi (+2,4%), mentre le rettifiche su crediti si sono ridotte del 27,6% (pari a 3,3 miliardi in totale). Nello stesso tempo è stato registrato il maggior calo dal 2007 di nuovi flussi di crediti in difficoltà provenienti da clienti in bonis. In calo dello 0,7% anche lo stock di crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e crediti scaduti o sconfinati), che attesta a 33,08 miliardi. Le sole sofferenze sono invece di 14,9 miliardi (14,218 al 31 dicembre 2014), con un grado di copertura del 61,8 per cento. Il principale coefficiente patrimoniale (CET ratio) è al 13 per cento.
Per il 2016, intanto, «è confermato l’impegno alla distribuzione di tre miliardi di dividendi cash per l’esercizio 2016, indicato nel Piano di Impresa 2014-2017».
L’amministratore delegato Carlo Messina ha poi escluso qualsiasi intervento di Intesa Sanpaolo nel risiko bancario italiano: «L’ho ripetuto per anni e lo ripeto di nuovo: non sono assolutamente interessato ad alcuna banca italiana. Non c’è alcuna possibilità che io possa fare acquisizioni in Italia», ha detto il manager.
Messina ha poi criticato gli errori di comunicazione che sono stati fatti sulle sofferenze bancarie dell’Italia, a causa del focus sul dato lordo anziché su quello netto (ovvero il totale lordo meno gli accantonamenti che le banche hanno fatto per tenere conto della perdita di valore del credito). Sulle banche italiane, ha detto, «chiunque parla di sofferenze lorde invece che di nette dice fesserie», ha detto il manager. Il dato lordo dell’intero sistema bancario italiano si attesta a 200 miliardi di euro circa, mentre quello netto è di 88 miliardi.
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Nella foto, l’a.d. di Intesa Sanpaolo Carlo Messina
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