A teatro l’inganno delle banche

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21 Marzo 2017

Nuovo appuntamento e reiterato successo per “Io so e ho le prove”, la pièce teatrale prodotta da Virus Teatrali e scritta, diretta ed interpretata da Giovanni Meola, che l’ha liberamente tratta dall’omonimo libro di Vincenzo Imperatore, ex-manager bancario di un prestigioso istituto di credito italiano, che sceglie di svelare il degenere e prezzolato sistema bancario, preferendo la presa di coscienza ed il “tradimento” ad un meccanismo del quale ha fatto parte per circa venticinque anni. Un compromesso divenuto inaccettabile. Dopo il debutto nazionale a Roma di metà gennaio, svariate altre date in Campania e il successivo approdo di marzo al Teatro Nuovo di Napoli, la sferzante commedia-denuncia è stata ospite, sabato 18 marzo, del cartellone del Teatro don Peppe Diana di Portici, alle porte di Napoli, raccogliendo ancora una volta gli entusiasmi del pubblico. Ed il monologo ha inizio!

Il bravissimo Meola racconta la storia di Enzo, un giovane di estrazione modesta, dalla sua scalata sociale al successo come direttore di banca, alla sua redenzione e, attraverso lui, il mondo delle banche, dalle privatizzazioni e la deregulation di inizio-metà anni ’90, agli sfaceli dell’ultima grande crisi ancora in corso. “Il grande tumore parte dalla metastasi che ha provocato questo sistema dell’incentivazione delle prestazioni dei manager bancari: nella scheda degli obiettivi che la banca mi consegnava a inizio anno, non c’erano valori o parametri etici ma solo cosa e quanto dovevo vendere e quali erano i premi”; in questo l’autore del libro, Imperatore, ravvisa l’inizio della fine.

Meola si fa quindi interprete ed impeccabile portatore di una voce, o meglio di una verità alla quale molti, troppi sono ancora sordi ed in modo estremamente semplice e disarmante rende più fruibile e dilagante possibile, il concetto di come “l’inganno” venga perpetrato dalle banche ai danni dei propri, a volte ignari o semplicemente bisognosi, correntisti, di come si concedano crediti a fronte di stipule estorte di assicurazioni esorbitanti, dell’acquisto di valori e titoli, se non addirittura di prodotti finanziari pericolosissimi come i derivati.

Per tutta la durata del monologo il protagonista è affiancato e sostenuto sulla scena dalla musicista Daniela Esposito, che incarna i diversi personaggi incontrati dal rampante bancario nell’ambito lavorativo e che con i suoi curiosi rumori, arrangiati strumenti e acuti vocalizzi, stempera lo spettacolo, ma allo stesso tempo scandisce termini e momenti topici del monologo (di-re-tto-re, mamma banca, il caso Lehmann Brothers, la crisi, convention senza più gli U2), conferendogli un’efficacia ed un misto di comicità, amarezza e crudeltà, che sono la chiave del suo cinico successo.

A concludere una serata già pregna, al termine della rappresentazione la direzione del teatro ha invitato Meola e Imperatore, l’autore del libro (la cui storia personale è chiaramente alla base del racconto di questa storia) ad intrattenersi in una tavola rotonda con il pubblico, al fine di soddisfare domande e ulteriori curiosità sull’argomento, desiderosi di informare e fornire strumenti di difesa dalle subdole manipolazioni bancarie.

Imperatore si è detto stupito e soddisfatto dalla rappresentazione drammatica che Meola ha fatto di un pezzo della sua vita, traendola da quel libro che inizialmente era stato erroneamente classificato dalla critica come solo tecnico: “Giovanni è stato capace di interpretare la mia storia senza farla sembrare una narrazione tecnica, è riuscito ancor meglio di me a tirare fuori quella linea drammatica che avrei voluto che i miei lettori trovassero”.

I due hanno lasciato il palco rimarcando un messaggio chiaro e forte: la disinformazione va colmata; i sintomi della corruzione, a volte volutamente ignorati, vanno combattuti, prima di tutto da coloro che sono parte del sistema bancario, assumendo comportamenti etici (senza per questo dover lasciare la banca: ci sono leggi e regole che lo consentono) e poi da coloro che del sistema economico di questo paese rappresentano la spina dorsale (risparmiatori, correntisti, nonché piccoli e medi imprenditori), iniziando principalmente a denunciare il problema. Le banche temono più di ogni altra cosa il cosiddetto ‘rischio reputazionale’ e quindi è solo il nostro silenzio a favorire il reiterarsi delle loro pratiche scorrette.

Lo spettacolo replicherà a Milano e provincia per poi tornare in scena durante la stagione estiva in rassegne e festival.

TAG: arte, banche, Cultura, teatro, usura, Vincenzo Imperatore
CAT: Banche e Assicurazioni, Teatro

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