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La voglia di Chiara (apologia dei Ferragnez)

di Marco Cristiano Petrassi
16 Luglio 2022

Sta facendo discutere la dichiarazione di Chiara Ferragni sulla sicurezza pubblica a Milano.
Le reazioni sono politiche e giornalistiche. Sul primo fronte si segnalano la risposta del sindaco Sala (che “chiama in causa” Lamorgese) e il rilancio di Matteo Salvini.
Sulla stampa ha fatto capolino il dubbio o il presentimento che Chiara Ferragni sia in procinto di misurarsi nell’agone politico.
Il dubbio è comprensibile, pure se debitore di un certo atteggiamento mentale italiano, un po’ provinciale e un po’ manicheo: se fai del bene, deve esserci per forza qualcosa dietro.
Chiara Ferragni è bella, ricca e famosa; ha sovvertito le regole del marketing e costruito un impero economico bastevole a dare da mangiare ad un numero “n” indeterminabile delle sue generazioni. Chiara viene da una bella famiglia e ha una bella famiglia. Più i riflettori le vengono puntati addosso e più emerge il ritratto di una solidità umana.
Chiara potrebbe fermarsi e godersi il suo “cerchio magico”.
Chiara è, però, una brava ragazza che si (com)muove: il male, la sofferenza, il dolore, l’ingiustizia la turbano, provocandole un moto interiore.
Anche l’ultima dichiarazione è – dicono – la reazione alla notizia di una rapina subita da una sua amica.
Chiara è anche una che si muove in fretta.
Nel corso del primo lockdown Chiara ha organizzato in tempi record una raccolta fondi per la costruzione di un nuovo padiglione dell’Ospedale San Raffaele.
Poche settimane fa ha prima raccolto l’invito della Senatrice Segre ad incontrarla per sensibilizzare i giovani sui temi dell’olocausto e, poi, è scesa in piazza Duomo per sostenere il marito Fedez nel concerto gratuito destinato ad un’altra raccolta fondi.
Ogni suo gesto fa rumore e tendenza. Le sue iniziative portano risultati.
Chiara è consapevole della sua forza e ha deciso di usarla.
Ma fin dove si spingerà?
In fondo, questa è l’epoca del “purpose”, della sostenibilità e del business come forza positiva per cambiare il mondo.
Il business di Chiara è la sua immagine e, per questo, la decisione di usarla per la promozione di cause giuste è già figlia del nuovo trend socio-economico.
Chiara potrebbe limitarsi, quindi, a fare da santa patrona, mecenate o filantropo; il mondo è pieno di fondazioni che, con il nome di principi, magnati e attori, raccolgono fondi e si prendono a cuore determinati problemi sociali e ambientali.
Ed è giusto e sano che la società civile si dia da fare, prima dei governi, per rispondere ai problemi che vive.
Che Chiara punti dritta dritta a Palazzo Chigi è allora solo una possibilità; una dei tanti finali per il romanzo della sua vita.
Ma, in fondo, dopo aver visto la “discesa in campo” di uno dei sui maggiori imprenditori e, poi, del più caustico dei comici , l’ascesa di Chiara a prima Presidentessa è l’ennesima stramberia a cui il popolo italiano sarebbe persino pronto a dare credito.
Succederà davvero?
La politica è però una brutta bestia: compromessi, alleanze, voltafaccia e redde rationem.
Il desiderio di Chiara di andare oltre, lasciare il segno e prendersi cura degli altri la porterà anche su questo terreno?
Il potere per arrivarci ce l’ha. Tutto sta nella sua voglia. L’ambizione, poi, farà il resto.

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