Gli italiani spendono ma non come prima della pandemia

9 Novembre 2021

Dall’analisi del clima sociale del nostro Paese, a quasi due anni di distanza dall’insorgere della pandemia, si  consolida un clima di moderato ottimismo con la percezione di stabilizzazione della propria situazione economica.

È un momento in cui ha contributo l’andamento positivo di diversi indicatori economici, a partire dai punti di Pil. Se tuttavia si ascoltano le opinioni delle persone si coglie un quadro che mantiene alti i livelli di allerta.

Pesa la percezione di aumento dei prezzi, percepito dalla maggioranza degli italiani, in particolare in settori cruciali primari come l’energia e l’alimentazione.

È sempre difficile elaborare proiezioni nell’ambito dell’evoluzione della domanda in un contesto che mantiene alti questi tassi di incertezza.

I consumi sono da sempre un ambito di confronto con pulsioni latenti che sfuggono alla razionalità e a modelli lineari di comprensione.

Nella società italiana convivono tentazioni pauperiste e voglia di leggerezza. Polarità che trovano sintesi in nuovi stili di vita e non solo di consumo.

È possibile tuttavia soffermarci su alcuni segnali univoci che ci fanno riflettere, anche in vista di una scadenza così cruciale quale quella del Natale e delle festività invernali.

Più di un terzo della popolazione dichiara di non essere tornato ai livelli di consumo pre-pandemia e la stragrande maggioranza prevede di continuare a contrarli in futuro.

È dunque fondamentale capire come si è ridistribuita la disponibilità di spesa futura e come incentivarla rispondendo a nuovi bisogni emergenti, monitorando il confine che distingue l’area del superfluo, da cui deriva la demarcazione sociale delle nuove povertà.

A partire dalle previsioni della contrazione di spesa futura possiamo ipotizzare una condizione di status che avrà sempre più, anziché sempre meno, le dimensioni ottocentesche dell’abbigliamento e della vita fuori casa.

Si può fare a meno di un vestito nuovo, una cena, un viaggio, lussi che stanno uscendo dal dominio della classe media per diventare bandiera degli happy few.

In quest’area voluttuaria ci saranno sempre più ricchi che spendono anche di più, con sempre meno possibilità per la restante parte della popolazione di attraversamento dei confini di status.

Ci possiamo aspettare un alto tasso di ricerca e di creatività al servizio di questo nuovo mandato sociale di accessibilità. L’abbassamento progressivo delle soglie di prezzo è oggi compromesso dalle condizioni materiali.  Se nel passato il low cost ha democratizzato i consumi, oggi saranno necessarie nuove innovazioni dirompenti per mantenere elevata la percezione di benessere collettivo.

Al vertice di quella che si può leggere come una piramide rovesciata ci sono spese mediche e interventi basilari sulla casa (non l’arredamento ricercato, bensì la manutenzione).

La salute e un tetto sono il luogo di resistenza nella lotta per la sopravvivenza. Paradossalmente vicino alle spese per la cultura e gli hobby, o perché altrettanto basilari per la sussistenza o perché, più probabilmente, si tratta di voci di spesa già erose nel tempo.

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TAG: consumi, economia, italia, pandemia
CAT: clima, costumi sociali

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