CONFINI: intervista a Daniele Testi, Presidente di SOS-LOGistica


Nessuno stupore: il comunicato, attualissimo tanto da potersi compilare oggi stesso, con qualche modifica, è del 2005. Dieci anni e non è successo niente. Perché? Innanzitutto nessun vero provvedimento è stato preso dal Governo circa la cetanizzazione del diesel ossia la sua desolforazione. Nel lontanissimo 1973 il miglior Sindaco che Milano abbia mai avuto Aldo Aniasi, Iso, in pieno ferragosto deliberò il cambiamento di alimentazione delle caldaie milanesi da nafta a gasolio, con minore percentuale di zolfo. Poi fu avviata la trasformazione attuale in metano ed ancora il teleriscaldamento. Ma sul traffico cosa si è fatto? Nulla anzi meno di nulla!
L’industria ha mostrato di recente le sue manchevolezze con il dieselgate ma dobbiamo andare più lontano per capire dove l’Industria ha fallito. Nel 2002 è stata sostituita la benzina addizionata di Pb tetraetile con benzina verde cioè addizionata di benze, potente cancerogeno. In pratica si è sostituito un inquinante tossico, il piombo, con un inquinante ancora più pericoloso, il benzene, cancerogeno accertato dall’OMS. Una pseudosoluzione che, mentre non dà una spinta significativa alla riduzione dell’effetto serra (il surriscaldamento della Terra provocato dall’emissione antropica di alcuni gas), aggrava il rischio cancro per la totalità dei cittadini. La vicenda, a nostro avviso, è paradigmatica: con buona pace dell’ambientalismo ufficiale, che si è fatto sponsor dell’operazione, imporre ai cittadini le auto catalizzate e la benzina al benzene è proprio l’esempio di quello che non deve essere fatto passare per «ristrutturazione ecologica dell’economia». A ciò aggiungasi che le nuove generazioni di post combustori altro non sono che fonti di metalli pesanti.
Proporsi di svecchiare il parco automobilistico non è certamente un delitto ma è tutt’altro rendere praticamente obbligatoria la sostituzione delle auto accampando l’utilità ecologica di un sistema che, al contrario, è controproducente per la salute pubblica. Lo ha, tra l’altro, sancito ufficialmente, nel 1992, la Commissione tossicologica nazionale.Bisogna tenere conto della ridotta efficacia tecnologica della marmitta catalitica, legata anche a condizioni d’uso praticamente insussistenti nel traffico odierno. La riduzione di un certo tipo di inquinamento (azoto, carbonio) è minore del previsto.
Questa riduzione non avviene nel normale traffico cittadino. Lo riconosce la stessa ANPA, l’agenzia per l’ambiente del governo italiano. L’uso improprio, da parte dei motori non catalizzati, della benzina “verde” fa salire l’inquinamento alle stelle. Contemporaneamente con altri inquinanti, in particolare il benzene, si produce una grave emergenza sanitaria. Naturalmente c’è chi sostiene che l’innovazione in atto sta portando al superamento di tutta una serie di problemi, rendendo il dispositivo più solido e duraturo. Gli ultimi modelli offrirebbero prestazioni impensabili fino a poco tempo fa: entrerebbero subito in temperatura, non aumenterebbero i consumi e mostrerebbero una notevole costanza di rendimento.
L’analisi delle conseguenze ecologiche e sanitarie della adozione generalizzata della nuova benzina cosiddetta “verde” evidenzia come essa provochi danni maggiori dei benefici conseguiti dall’eliminazione degli inquinanti tradizionali. Gli studi scientifico-sanitari sull’inquinamento sono sempre controversi. C’è sempre chi mette in dubbio la dimostrazione delle ipotesi formulate. Ma questa volta ci troviamo di fronte a pronunciamenti della comunità scientifica abbastanza univoci. In America lo scandalo Mtbe è ormai esploso dagli anni 2000. Il 20 per cento dei pozzi della California, inquinati dall’additivo, è stato chiuso a gennaio. All’epoca del Governo Amato, il ministro dell’Ambiente Ronchi aveva dovuto prenderne atto ordinando indagini per verificare l’inquinamento delle falde acquifere italiane. (“Repubblica”, 21.1.2000).
Il catalizzatore, altrimenti definito «marmitta catalitica», è un dispositivo spesso inefficace e si rivela utile solo in determinate condizioni, che non sempre si verificano. Per lo più, paradossalmente, non si verificano nel traffico cittadino e quindi la tecnologia catalitica non serve proprio dove dovrebbe risultare più opportuna e vantaggiosa. Anzi, il sistema catalitico in certe condizioni, può rivelarsi dannoso:
– se la benzina “verde” è consumata da auto non catalizzate (o addirittura “catalizzate”, cioè dotate di un catalizzatore finto);
– se è consumata da auto catalizzate con marmitta catalitica difettosa.
Ma il killer di cui non parla nessuno, oltre agli ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici, benzene, è dato anche da metalli pesanti. Platino (filtri post combustori, Fap);Tungsteno (freni, trasmissione);Molibdeno (impianto frenante);Cadmio (batterie, impianto frenante);Zinco (parti carrozza, componentistica);Alluminio (parti carrozza, componentistica);Carburo (pneumatici).
È stato affermato che 30.000.000 di vetture catalizzate inquinano quanto 3.000.000 di vetture non catalizzate. Se così fosse, dopo ventitre anni dalla loro introduzione in Italia, con circa la metà del parco macchine catalizzato, nelle nostre città dovremmo respirare aria non diciamo buona, ma perlomeno accettabile.
Non è il quadro che si offre ai nostri occhi: le metropoli italiane, Roma e Milano in particolare, sono afflitte dall’emergenza smog. Asma, bronchite e cancro del polmone stanno aumentando in modo preoccupante. A rischio sono soprattutto bambini e anziani e alcune categorie come benzinai, vigili urbani, tassisti, falcidiati da queste patologie. Ma soprattutto coronaropatie come dimostra il grafico che indica il target prediletto delle PM10 nei fattori coagulativi.Ecco da dove nascono i 22 mila morti l’anno.
Dal Volume “Virgin Oil” Aldo Ferrara, Cavinato Editore International, 2015
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