La promessa al potere

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9 Novembre 2017

Il tempo della promessa. Questo è il nostro tempo. Tutto si risolve in quel preciso momento in cui si fa la proposta. Tutto si gioca in quello straccio di tempo in cui si deve convincere, ed essere scelti. Si assiste al ripetersi e vincere lo stesso show, a questa sorta di avanspettacolo dello spaccone indignato che non stupisce più nessuno. Quella che ci ostiniamo a chiamare politica è però solo la diretta conseguenza del meccanismo diffuso nel nostro quotidiano. La promessa stravince soprattutto nel lavoro: chiunque debba offrire la sua personale professionalità sa bene di cosa parlo. Che sia un appalto, bando d’azienda, lavoro di un piccolo professionista, per essere scelti si devono garantire miracoli, eseguiti in tempi stretti e stabiliti, a un prezzo più basso di chiunque altro. Questa è la tristissima trinità. Manca l’unica cosa che conta. La qualità del fare. La lungimiranza del lavoro. Perché se non hai il tempo utile e non sei pagato adeguatamente quello che potrai fare sarà una cosa mediocre, ad essere ottimisti. Sarà una cosa che in brevissimo tempo smetterà di funzionare, o crollerà: le case fatte con muri di sabbia, per fare un’equivalente tragica. E bisognerà rimetterci mano e spenderci altri soldi, sempre da qualcuno mal pagato e frettoloso, e così via, circolo vizioso che è destinato ad esplodere. Intanto si mette la pezza, si illude che si vada avanti, e le brochure promettono nuovi servizi, puttanate fumose che devono apparire indispensabili, e si fa credere che quell’azienda sia all’avanguardia perché si inventa sempre qualcosa. Ma non c’è nulla. L’illusione del movimento. L’allegria di naufragi. Si deve fare audience, più che fatti. Tutti si improvvisano. Se vogliamo dare una volto alla crisi di questo paese non dobbiamo cercarlo solo tra quelli che si mettono in vetrina per una croce sulla scheda elettorale, ma in uno qualunque degli uffici dove si decidono uomini, budget e progetti; oltre che nelle nostre teste ormai rassegnate all’andazzo della mediocrità al potere. Tra quelli che non sanno nulla di quello che stanno trattando, interscambiabili come ministeri, per i quali una materia vale l’altra. Questo è quello che serve, questo il tempo, questo il soldo disponibile. Intanto fanno vedere che hanno deciso e avviato, poi quando ci sarà una casino pazzesco qualcun altro rimedierà. Al limite il tizio verrà spostato ad altra sede, o nel peggiore dei casi riempito di denaro per farsi da parte. Nessuno paga veramente. Ma paghiamo un po’ tutti, ogni giorno.

TAG: italia
CAT: costumi sociali, Liberi professionisti

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