Il Bene Comune (Triumphus Mortis)
Muore, chi muore
e, senza un fiore,
muore.
Non è il fato
ad ucciderlo.
Non è la malattia.
Ad ammazzarlo
credimi
è l’ipocrisia.
Raimondo Testieri, Contro i poeti
Non ho mai sentito parlare quanto in questi giorni del “bene comune”. Non c’è giornalista, tenutario mediatico, guitto che non se ne prenda cura. Lo smerciano all’ingrosso. Poi, sui social, il bene comune viene distribuito dai rivenditori al dettaglio che lo confezionano in base alle richieste quotidiane. Quella che mi interessa di più però è, ovviamente, la grande distribuzione. Lo smercio, su scala nazionale, è imponente e disciplinato manu militari. Per insegnarci cos’è il bene comune, per strada, ci sono l’esercito e la polizia, in casa invece abbiamo il teleschermo, che non è meno manesco. Le facce delle maîtresse televisive sono dolenti eppure piene di contegno, il maskara assume sfumature luttuose ma fiere, la permanente è a mezz’asta e tuttavia incomparabilmente dignitosa. I paraninfi da talk show, d’altra parte, sembrano impiccati alle loro cravatte e, quando appaiono in camicia, si arrotolano i polsini fino al gomito come se avessero appena contribuito a trasportare salmerie per i soccorsi. Nella penombra, a mezz’aria, aleggia sempre, come un piccolo cupido, il bene comune. Lo attorniano angeli di ogni foggia e dimensione: in divisa, in camice e fuori ordinanza. Oramai gli studi televisivi assomigliano ad affreschi barocchi: arcangeli, madonne e santi trafitti. Perciò nella catastrofe tutto, in fondo, va per il meglio. Un medico, da Boston, spiega che quanto prima tornerà in Italia (se lo fanno tornare). Non ha paura? Chiede il mezzano. Certo, tanta paura ma “lo faccio – cito testualmente – per il bene comune e per amore dei pazienti”. Già il ricordo di quando quest’amore era a pagamento (duecentocinquanta euro a visita senza fattura, se no trecentoventi) scolora. Eravamo clienti e siamo diventati amanti. Vedremo, tra qualche mesetto, que reste-t-il de nos amours…ma intanto ce la spassiamo. Subito dopo un celebre DJ, con libreria alle spalle contenente enciclopedia Garzanti, spiega, per il bene comune, come sopravvivere alla reclusione: leggendo, dice. Hai voglia a leggere con l’enciclopedia Garzanti. Dove vive lui non lo sappiamo; l’enciclopedia non lo rivela. Ma sappiamo con certezza che anche lui si sta prodigando per il bene comune. Proprio come l’imprenditore che appare subito dopo per spiegarci che, anche quando il momentaccio sarà passato, dovremo tutti continuare a rimboccarci le maniche, sempre per il bene comune, e ricominciare a consumare perché adesso si batte la fiacca. Lui, come il mezzano in camicia che lo intervista, se l’è già rimboccate: ha un bel pacchetto di azioni nelle industrie farmaceutiche e partecipazioni in un paio di fiorenti cliniche private. Intanto, sempre in nome del bene comune, i prezzi al supermercato stanno misteriosamente lievitando e mentre tutti questi benefattori dell’umanità si fanno il tampone e appaiono in mascherina, per noi che di quel bene comune godiamo in panciolle, l’uno e l’altra sono ancora un sogno.
Ma il bene comune, si capisce, ha le sue priorità.
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