September song

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1 Settembre 2022

Siamo a settembre. Finalmente, dovrei aggiungere. Già. Se abitassi luoghi in cui la civiltà possiede ancora una chance climatica –diciamo a nord del 45° parallelo- avrei tutti i motivi per esserne lieto. In quei luoghi fatati l’orrido inferno dell’estate sarebbe agli sgoccioli e starebbe per arrivare l’autunno. Vivo invece al 40° parallelo a qualche chilometro dal deserto che ormai bussa alle porte. Qui l’autunno è una pura chimera. La porca estate proseguirà imperterrita – appena un po’ meno rovente– fino a dicembre inoltrato per lasciare poi il posto, per un paio di mesi, ad una primavera molliccia e dolciastra che darà luogo di nuovo ad altri sei mesi d’estate rovente. E così via. Fino a quando dal 40° parallelo verremo declassati al 30° e finalmente saremo definitivamente e letteralmente bolliti. Mi chiedo per quale ragione chi se lo puoi permettere, non si trasferisca immediatamente in Irlanda, Islanda o paradisi simili.

Transeat, non voglio sindacare scelte altrui – per quanto a me appaiano misteriose – perché poi arrivano i commenti degli inalberati di professione.

A fine mese si svolgerà, come tutti sappiamo, la periodica macumba elettorale e ci aspettano, in aggiunta, tre settimane di bordello che personalmente non intendo in alcun modo assecondare. Lo so. Mi è stato spiegato in tutti i modi possibili –anche i più elementari perché noi dei piani bassi siamo testoni– come, qualora dovesse vincere “la destra”, si spalancheranno baratri impensabili. Non ho ragione di dubitarne. Però io appartengo a una fascia sociale (o categoria o classe…chiamatela come volete) che già se la passa male da decenni e per la quale, negli ultimi undici anni –nel corso dei quali l’orrifica destra era, se non erro, all’opposizione e il sol dell’avvenire governava– le cose sono andate anche peggio. Fino a che, dovendo salvare non so cosa da non so chi, siamo arrivati al punto di dover scegliere tra mangiarci gli spaghetti crudi per non pagare la bolletta del gas oppure non mangiarceli affatto per pagarla. Dunque, se ho ben capito quello che mi si propone: per evitare che la terribile “destra” vada al governo a fare la destra, bisogna votare una “sinistra” che per dieci degli ultimi undici anni è stata al governo facendo esattamente quello che avrebbe fatto la destra. E’ una alternativa che avrebbe provocato un soprassalto di decisionismo perfino all’asino di Buridano. Ma in questi giorni mi hanno detto che Roberto Saviano è preoccupato e ha dichiarato che se vince la Meloni se ne va via per sempre dall’Italia, in doloroso esilio nel suo appartamento di New York. Io, se me lo potessi permettere come lui, non aspetterei certo questa apocalisse da straccioni. Me la svignerei subitissimo. Ma dovendo restare dove sono ad aspettare tremebondo che tutto, comunque vada, rimanga esattamente com’era, mi appisolo e sogno. Il mio sogno il seguente: che questo autunno il conflitto sociale esploda con una violenza tale da far tremare i parlamenti, le ville e i palazzi; da fare in modo che quelli che negli ultimi anni -come dice il signor Macron- se la sono spassata, sentano sulla nuca, per una volta almeno nella vita, il fiato di chi invece non se l’è spassata affatto per farla spassare a loro. Perciò, siccome sogno e il sogno è bello, non ho voglia di svegliarmi per andare a votare e rimarrò a letto. E’ solo il sogno dei disperati? Ma i sogni non hanno bisogno della speranza. E’ consentito sognare anche nel recinto della più perfetta disperazione. Perciò sognare è piacevole. E in questo sogno c’è anche un bonus.

Esso fornirebbe ai preoccupati una ragione estremamente seria per darsela a gambe…perché, diciamolo, un esiliato che esibisce Giorgia Meloni come causa del suo esilio fa ridere i polli. Specie dopo essere stato governato, senza neppure un fremito d’indignazione, da uno come Mario Draghi.

p.s.

ah…dice che Saviano ha smentito sdegnosamente di aver detto quello che nessuno si meraviglierebbe che avesse detto. A quanto pare lo ha solo sognato. Ne prendo atto ma non importa. Se non lo ha detto lui lo dirà qualcun altro…basta che chi legge sostituisca il nome. Certi nomi si equivalgono sempre.

TAG: Cultura, giornalismo, italia, Lavoro, partito democratico, Pd, politica
CAT: costumi sociali, società

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