Cinema

La storia di Lee Miller, grande fotoreporter americana e inviata di guerra ora è un film con Kate Winslet

Esce oggi al cinema una pellicola che racconta la sua vita. Ad interpretarla sul set, il premio Oscar Kate Winslet che ha anche prodotto l’opera

13 Marzo 2025

Esce oggi al cinema il fim dedicato alla storia di Lee Miller, grande fotoreporter e corrispondente di guerra americana, intemerata e molto discussa. Ad interpretarla sul set, il premio Oscar, Kate Winslet (anche produttrice della pellicola), che ammette di aver impiegato diversi anni per essere pronta ad impersonare una figura così carismatica che ha raccontato per prima gli orrori di un conflitto mondiale senza precedenti.

Ero bravissima a bere, fare sesso e scattare fotografie. E ho fatto tutte e tre cose il più a lungo possibile.” sono le parole autografate da Lee Miller. Molte delle fotografie più importanti e toccanti del IXX secolo sono state scattate proprio da lei, all’anagrafe Elizabeth Miller, modella e collaboratrice stretta di May Ray, con cui ebbe una lunga e tormentata relazione, e dal quale imparò a maneggiare l’obiettivo, divenuto il suo strumento di denuncia e protesta, il più potente di sempre. Durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne corrispondente per British Vogue. In quanto donna, incontrò molti veti nel seguire le truppe nelle zone di combattimento. Questo, ovviamente, non la scoraggiò dall’accodarsi ugualmente alle truppe americane sia in Francia che in Germania, riuscendo a documentare in modo particolareggiato tutta la ferocia del regime nazista e la liberazione del campo di concentramento di Dachau. Dopo il termine del conflitto, continuò a narrare con parole ed immagini tutte le macerie riversate soprattutto nei Paesi dell’Est, anche se caduta vittima dell’alcolismo e di un disturbo da stress post-traumatico, nonché dagli strascichi di una violenza sessuale subita in tenera età. Il film che approda nelle sale cinematografiche proprio oggi, 13 marzo, si prefigge l’obiettivo di rendere partecipe il pubblico de “Le molte vite di Lee Miller”, traendo proprio spunto dal libro scritto dal figlio Anthony Penrose. Nel cast anche  Marion Cotillard, Andrea Riseborough, Alexander Skarsgard e Andy Samberg.

Una idea, quella di raccontare la storia di Lee Miller che, Kate Winslet, che la interpreta sul set e produce il film, coltivava ormai da dieci anni, preparandosi moltissimo per arrivare a portare in sala una pellicola capace di descrivere la figura della fotoreporter di guerra americana, spogliandola di qualsiasi pregiudizio maschilista e dunque fortemente sessista. Perché, Lee Miller, giunge al fronte, non da giornalista giovane ed inesperta, ma da donna di mezza età, con un bagaglio professionale ed umano considerevole, conoscendo perfettamente i rischi di avventurarsi al seguito delle truppe statunitensi impegnate in un combattimento bellico di immane portata, spinta da un bisogno vitale di riuscire ad immortalare lo sguardo delle vittime di quelli orrori. Ritraeva donne, bambini e le vittime a cui era stata tolta la voce. Con la sua Rolleiflex, che non aveva il mirino, riusciva a posizionare l’obiettivo a metà tra sterno e stomaco. Connotava l’immagine di una potenza emotiva fuori dall’ordinario, a differenza di tanti altri fotoreporter del tempo. Sprigionava coraggio e paura insieme, in modo umano e confortante, rispetto ad uno strazio impossibile da elaborare per la mente umana. Non odiava gli uomini, anche se era una femminista convinta, credendo fermamente nella parità dei diritti, per i quali si è sempre spinta oltre l’ostacolo più grande: il pregiudizio. Dotata di tanto talento, non le risultava difficile mettere a nudo l’anima di chi fotografava. Con il suo esempio, è stata fonte di ispirazione per tante generazioni.

Da una indagine condotta nel 2019, su 545 fotoreporter donne, provenienti da 71 Paesi diversi, è emerso che il sesso femminile che svolge questo mestiere, affronti molti più ostacoli di quanto non accada ai colleghi uomini, manifestando maggior empatia a capacità di adattamento anche nelle situazioni limite o di maggior criticità. Elizabeth Miller, scelse il diminutivo neutro di Lee, per ricevere l’accredito stampa al fronte, temendo che il suo nome di donna l’avrebbe fermata nel raccontare la verità. Ancora oggi, la Nppa, National Press Photographers Association, afferma che le discriminazioni di genere siano un problema reale e frequente per le fotoreporter donne, considerate nonostante siamo nel 2025, deboli e meno competenti, in quanto incarnerebbero il prototipo della moglie e della madre.

Dunque, “Ci sono diversi tipi di ferite, e non tutte sono visibili“, come diceva proprio Lee Miller.

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