Letteratura
Intelligenti pauca | Franz Krauspenhaar
24 [Tutte le mattine]
Tutte le mattine esco dal mio abitacolo
– è per giunta invisibile –
sopra il terreno di gioco
di San Siro.
Lì è la mia astronave anche palpabile se non a me.
Esco dopo la notte
a dormire o a stare insonne, la mia casa, e vago per la città,
dentro
molteplici attività
identità
come
[Rodrigo Panellai, antiquario, Giovanni Soccio dj,
Manuele Patrassi, studente di fisica,
Franco Scelsit, scrittore, Bruno Bruide
export manager Europe, Guido Cravat investigatore
privato,
l’Ennio, il Gianni,
il Sansugone, Fabio Bucchi pittore, il Donella,
il Caruga, il Sensani, il Volgadritta, il Piscinella, il Sicilia, il
Napolisenzacciughe, il Marozzi,
il Ventolani, il Costumer…]
25 [E le sere…]
Dopo essere stato tutte queste persone tutte insieme,
ritorno nelle
mie impalpabili
membra dentro la mia astronave posta sopra il campo dello
stadio di San Siro.
Luci spente, nessun rumore
lo stadio mi concuoce nel nulla, nel mio nulla così
affollato.
Tutte le mattine e le sere
dal 1963
per un misterioso motivo spaziale io sto qui, mi alzo al
mattino
e torno alla sera,
come un impiegato
sabati e domeniche comprese.
Sono custode di Milano
e da Milano custodito
come la reliquia inconsapevole
di ciò che non è saputo.
Ormai è troppo tardi,
troppo tempo è passato
per lasciare.
(O forse, chissà, no).
*
Franz Krauspenhaar nel poemetto Un marziano a Milano, di cui pubblichiamo qui due stanze, riecheggiando nel titolo il racconto Un marziano a Roma, scritto da Ennio Flaiano nel 1954, immagina un protagonista giunto in città da un mondo lontano nei primi anni ’60 su di un’astronave, poi ormeggiata, o parcheggiata, sopra lo stadio di San Siro, quasi che il campo di calcio e il catino formato dalle gradinate fossero il completamento, o una sorta di specchio, o di doppio terrestre, della navicella spaziale. Di giorno il protagonista si aggira per strade e quartieri assumendo identità diverse, come perso in un’opera pirandelliana dell’io plurimo o in una moltitudine pessoana. Di notte, invece, torna sulla sua astronave sopra lo stadio a sperimentare una distanza, forse liberatoria, dalla materia. Sara Calderoni, nella sua prefazione, scrive che la poesia di Krauspenhaar, “sempre vicina al saluto d’addio, al precipizio di un io che tutto e tutti vorrebbe abbandonare ma infine rincasa, è incessante tensione tra il partire e il restare, viaggio in lotta contro il tempo, in una declinazione di continue solitudini”. Ancora, in questo poemetto, dalla scrittura viscerale e polisemica, concreta al punto da cercare un limite impossibile dell’esperienza e musicale al tempo stesso, l’escamotage del marziano sembra voler dire che per raccontare e capire Milano, per riequilibrare la sua forza attrattiva e assimilante, è necessario osservarla da una prospettiva aliena.
*
Franz Krauspenhaar, Un marziano a Milano, Marco Saya Edizioni, 2025, prefazione di Sara Calderoni.
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