Letteratura

Intelligenti pauca | Franz Krauspenhaar

25 Luglio 2025

24 [Tutte le mattine]

Tutte le mattine esco dal mio abitacolo

è per giunta invisibile –

sopra il terreno di gioco

di San Siro.

Lì è la mia astronave anche palpabile se non a me.

Esco dopo la notte

a dormire o a stare insonne, la mia casa, e vago per la città,

dentro

molteplici attività

identità

come

[Rodrigo Panellai, antiquario, Giovanni Soccio dj,

Manuele Patrassi, studente di fisica,

Franco Scelsit, scrittore, Bruno Bruide

export manager Europe, Guido Cravat investigatore

privato,

l’Ennio, il Gianni,

il Sansugone, Fabio Bucchi pittore, il Donella,

il Caruga, il Sensani, il Volgadritta, il Piscinella, il Sicilia, il

Napolisenzacciughe, il Marozzi,

il Ventolani, il Costumer…]

 

25 [E le sere…]

Dopo essere stato tutte queste persone tutte insieme,

ritorno nelle

mie impalpabili

membra dentro la mia astronave posta sopra il campo dello

stadio di San Siro.

Luci spente, nessun rumore

lo stadio mi concuoce nel nulla, nel mio nulla così

affollato.

Tutte le mattine e le sere

dal 1963

per un misterioso motivo spaziale io sto qui, mi alzo al

mattino

e torno alla sera,

come un impiegato

sabati e domeniche comprese.

Sono custode di Milano

e da Milano custodito

come la reliquia inconsapevole

di ciò che non è saputo.

Ormai è troppo tardi,

troppo tempo è passato

per lasciare.

(O forse, chissà, no).

*

Franz Krauspenhaar nel poemetto Un marziano a Milano, di cui pubblichiamo qui due stanze, riecheggiando nel titolo il racconto Un marziano a Roma, scritto da Ennio Flaiano nel 1954, immagina un protagonista giunto in città da un mondo lontano nei primi anni ’60 su di un’astronave, poi ormeggiata, o parcheggiata, sopra lo stadio di San Siro, quasi che il campo di calcio e il catino formato dalle gradinate fossero il completamento, o una sorta di specchio, o di doppio terrestre, della navicella spaziale. Di giorno il protagonista si aggira per strade e quartieri assumendo identità diverse, come perso in un’opera pirandelliana dell’io plurimo o in una moltitudine pessoana. Di notte, invece, torna sulla sua astronave sopra lo stadio a sperimentare una distanza, forse liberatoria, dalla materia. Sara Calderoni, nella sua prefazione, scrive che la poesia di Krauspenhaar, “sempre vicina al saluto d’addio, al precipizio di un io che tutto e tutti vorrebbe abbandonare ma infine rincasa, è incessante tensione tra il partire e il restare, viaggio in lotta contro il tempo, in una declinazione di continue solitudini”. Ancora, in questo poemetto, dalla scrittura viscerale e polisemica, concreta al punto da cercare un limite impossibile dell’esperienza e musicale al tempo stesso, l’escamotage del marziano sembra voler dire che per raccontare e capire Milano, per riequilibrare la sua forza attrattiva e assimilante, è necessario osservarla da una prospettiva aliena.

*

Franz Krauspenhaar, Un marziano a Milano, Marco Saya Edizioni, 2025, prefazione di Sara Calderoni.

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