Lavoro
I metalmeccanici in sciopero entrano in tangenziale e sfidano il decreto Sicurezza
Doveva succedere, era solo questione di tempo, ed è successo oggi, a 10 giorni dall’entrata in vigore del Decreto sicurezza, definitivamente convertito in legge. Gli oltre 10 mila metalmeccanici che hanno partecipato alla manifestazione a Bologna – nell’ambito dello sciopero nazionale per chiedere il rinnovo del contratto nazionale di lavoro – hanno invaso la tangenziale di Bologna, bloccando il traffico. Una decisione che va dritto contro una contestatissima norma del Decreto sicurezza che ha trasformato il blocco stradale da illecito amministrativo in reato, punibile con un mese di carcere e una multa fino a 300 euro. Ma se avviene nel corso di una manifestazione, e sono più persone a bloccare la strada, allora la pena può arrivare fino a sei anni. «Anziché seguire il percorso concordato con l’Autorità di pubblica sicurezza, hanno deciso di fare ingresso in tangenziale dall’ingresso 7 in direzione San Lazzaro di Savena nonostante lo schieramento dei Reparti inquadrati della Polizia che, per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza», informa la Questura di Bologna, annunciando che partirannno le denunce, alla luce della recente normativa introdotta dal Decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali. «I comportamenti posti in essere dai manifestanti, nell’ambito dell’esercizio del diritto di sciopero, saranno riferiti, solo per doveroso adempimento, alla competente autorità giudiziaria per le valutazioni di legge», è stato poi precisato.
Iniziative simili si sono registrate anche a Genova e al porto di Ancona. «Senza il contratto, il Paese si blocca» è lo slogan con cui le tute blu chiedono la riapertura della trattativa.«A nome mio e di tutta la Cgil esprimo pieno sostegno, solidarietà e vicinanza a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori metalmeccanici – afferma in una nota il segretario della Cgil Maurizio Landini –. In questo Paese si vogliono processare e condannare uomini e donne che per vivere lavorano, pagano le tasse e tengono in piedi il sistema produttivo del nostro Paese. Oggi i metalmeccanici, nell’ambito di uno sciopero proclamato da Fiom, Fim e Uilm, hanno manifestato in tutta Italia. A Bologna in diecimila hanno percorso in corteo la tangenziale. E anziché la riapertura delle trattative, la notizia è diventata che, in base al decreto sicurezza varato dal governo, queste lavoratrici e questi lavoratori saranno denunciati. Un reato evidentemente introdotto per reprimere chi esprime pacificamente le proprie necessità».
Lo sciopero nazionale delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici ha avuto percentuali di adesioni altissime in tutta Italia (70% in media, con punte di oltre l’80%). Evidente la soddisfazione dei promotori. «Ancora una volta la mobilitazione ha coinvolto l’industria metalmeccanica in tutta Italia. L’adesione è stata straordinaria, “fabbriche vuote e piazze piene” nelle 19 manifestazioni effettuate in tutte le regioni e nelle principali città», scrivono Fim, Fiom e Uilm.
«Lo dicevamo che le prime vittime del Dl Sicurezza sarebbero state gli operai. Infatti è successo. A Bologna dove le tute blu in sciopero sono state denunciate per l’occupazione temporanea della tangenziale. Se la prendono solo con la gente che lavora. Invece ai corrotti carezze», ha commentato l capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto. «Pensavate che fosse solo per i ragazzi e le ragazze che protestavano contro il cambiamento climatico? Oggi finiti stritolati dalla morsa repressiva di Giorgia Meloni, ci sono gli operai metalmeccanici che protestano per il lavoro sulla tangenziale di Bologna e che verranno denunciati sulla base delle norme liberticide del decreto Sicurezza. Domani toccherà ai camionisti, poi ai medici, agli avvocati e arriveremo fino alle Forze dell’ordine e alle opposizioni», ha dichiarato il deputato e segretario di Più Europa, Riccardo Magi.
«Rivendichiamo il rinnovo del contratto nazionale. Vogliamo aumentare i salari, dare stabilità ai rapporti di lavoro, vogliamo dare certezza a chi rischia la vita dentro il luogo di lavoro», ha detto il segretario generale Fiom-Cgil, Michele De Palma, nello spiegare le ragioni dello sciopero nazionale unitario di 8 ore dei metalmeccanici. «C’è una Federmeccanica che ormai ha assunto un atteggiamento intollerabile. Non è possibile che dopo un anno i metalmeccanici, che sono il motore trainante dell’industria del paese, non abbiano un contratto. Per noi questo è inaccettabile. Continueremo lo sciopero fino a quando non avremo un contratto», ha detto Giuseppe Di Francesco, segretario generale della Fim Cisl Campania.
Il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Claudio Durigon ha attaccato, preannunciando interventi per limitare il diritto di sciopero: «È necessario impedire gli scioperi i venerdì e i lunedì, almeno nella stagione turistica, introducendo l’obbligo di comunicare l’adesione individuale alla mobilitazione 24 ore prima». Immediata la reazione dal fronte sindacale. «Sono inquietanti le dichiarazioni del sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Claudio Durigon, che preannuncia una stretta ulteriore al diritto di sciopero», ha detto Stefano Malorgio, segretario generale della Filt Cgil, aggiungendo che «il sottosegretario è probabilmente, nella migliore delle ipotesi, male informato». Oggi in Italia, sottolinea Malorgio, ci sono stati due scioperi: « Il primo unitario dei metalmeccanici, a cui va tutto il nostro sostegno, per il rinnovo del contratto, ed il secondo, quello cui probabilmente Durigon si riferisce, uno sciopero generale di tutti i settori, comprensivo dei trasporti, indetto da alcune sigle autonome, ma che nulla c’entrano con i quesiti referendari promossi della Cgil. Sciopero quest’ultimo che, pur con basse adesioni, viene ancora una volta utilizzato dal Governo, per un’ulteriore limitazione del diritto di sciopero di lavoratrici e lavoratori, a danno soprattutto delle organizzazioni confederali, maggiormente rappresentative». Secondo Malorgio, bisogna «dottare una legge sulla rappresentanza, piuttosto che ledere un diritto già fortemente compresso nel nostro paese».
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