In Italia l’idrogeno è un’opportunità di sviluppo e decarbonizzazione

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5 Settembre 2020

L’uso dell’idrogeno è una grande opportunità per il nostro paese. L’Italia può infatti utilizzare “il primo elemento” sia per raggiungere i target di decarbonizzazione sia per creare nuove forme di competitività industriale, facendo leva sul proprio potenziale manifatturiero e sulle proprie competenze nella filiera del gas naturale. È quanto emerge dallo studio H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Snam. La ricerca esamina approfonditamente per la prima volta le potenzialità della filiera italiana dell’idrogeno.

I contenuti dello studio sono stati presentati oggi, nell’ambito del Forum di The European House – Ambrosetti, in una conferenza stampa cui hanno preso parte Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti, Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, ed Esko Aho, già primo ministro della Finlandia ed esperto di innovazione, in rappresentanza dell’advisory board della ricerca, di cui fanno parte anche Steve Angel, ceo di Linde, Suzanne Heywood, chairman and Acting ceo di CNH Industrial, Francesco Profumo, presidente di Compagnia di San Paolo, e Paolo Borzatta, board member di The European House – Ambrosetti.

Dopo la presentazione della hydrogen strategy della Commissione Ue lo scorso 8 luglio, l’interesse per l’idrogeno in Europa è cresciuto e questa ricerca esamina il contributo di questo vettore energetico al processo di transizione energetica e stima gli impatti economici, sociali e ambientali attivabili in Italia da un suo sviluppo al 2050. L’idrogeno può essere considerato un vettore energetico indispensabile per il futuro decarbonizzato, in stretta sinergia e complementarietà con il vettore elettrico. Esso, infatti, consente di decarbonizzare gli usi finali poiché genera emissioni nulle e può essere prodotto con processi a zero emissioni climalteranti. In questo modo l’idrogeno può accelerare, in maniera complementare con altre tecnologie, i processi di decarbonizzazione, soprattutto nei settori che ancora oggi contribuiscono maggiormente alle emissioni climalteranti. Parliamo dell’industria pesante, del trasporto pesante e a lunga percorrenza, del trasporto ferroviario non elettrificato fino al residenziale. Inoltre, l’idrogeno offre anche dei vantaggi all’intero sistema energetico, garantendone flessibilità e resilienza, appianando i picchi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e sostenendo in questo modo la crescente diffusione di rinnovabili non programmabili.

Il trasporto, lo stoccaggio e l’utilizzo dell’idrogeno presentano molte sinergie con il settore del gas naturale e per questo le attuali infrastrutture gas possono essere un acceleratore. La rete del gas italiana può costituire la base per accogliere sempre maggiori percentuali di idrogeno.

Secondo Marco Alverà, amministratore delegato di Snam «l’idrogeno può essere il migliore alleato dell’elettricità rinnovabile per consentire all’Italia di essere protagonista nella lotta globale ai cambiamenti climatici e al tempo stesso di promuovere nuove opportunità di sviluppo e occupazione». Peraltro, racconta Alverà, che se nel 2000 il prezzo dell’idrogeno da rinnovabili era quaranta volte superiore a quello del petrolio, oggi le stime ci dicono che potrà diventare competitivo con alcuni combustibili attuali nel giro di cinque anni e soddisfare circa un quarto della domanda di energia in Italia al 2050.
«Come emerge dallo studio, grazie alla posizione geografica, alla forza del settore manifatturiero ed energetico e a una capillare rete di trasporto gas, il nostro paese ha le potenzialità per diventare un hub continentale dell’idrogeno verde e un ponte infrastrutturale con il Nord Africa, assumendo un ruolo importante nella Hydrogen Strategy europea», conclude l’ad di Snam. Sfruttando l’economia dell’idrogeno riusciremmo a raggiungere più facilmente gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e a sviluppare una nuova filiera industriale in grado di creare crescita e posti di lavoro, con un valore della produzione cumulato che nei prossimi 30 anni può avvicinarsi ai 1.500 miliardi di euro.

Molti paesi nel mondo hanno elaborato delle strategie nazionali ad hoc che prevedono una evoluzione dell’utilizzo dell’idrogeno nei settori finali di consumo. Secondo gli scenari di penetrazione per l’Italia, l’idrogeno ha il potenziale di coprire il 23% della domanda energetica nazionale al 2050. Questo aumento della quota di idrogeno nei consumi energetici finali ci permetterebbe di ridurre le emissioni di 97,5 milioni di tonnellate di CO2eq, corrispondente a una riduzione di circa il 28% rispetto alle emissioni climalteranti italiane odierne.

Lo studio mette in luce proprio come l’Italia, grazie al suo particolare posizionamento geografico e all’estesa rete gas presente sul territorio, possa aspirare al ruolo di hub europeo e del Mediterraneo, importando idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica, valorizzando la maggiore disponibilità di terreni per installazione di rinnovabili e l’elevato irraggiamento e al contempo diminuendo la variabilità stagionale.

Il nostra paese potrà anche giocare un ruolo da protagonista nella riconversione tecnologica e nel consolidamento della filiera dell’idrogeno nei prossimi anni. «I risultati dell’analisi mettono in evidenza un posizionamento altamente competitivo dell’Italia nella produzione di alcune tecnologie chiave dell’idrogeno (ad esempio, quelle per la produzione di idrogeno rinnovabile, quelle meccaniche e quelle termiche), in grado di abilitare importanti impatti in termini di produzione industriale e nuova occupazione», conferma Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti.

Quel che serve è investire in ricerca e innovazione tecnologica. Guardando ai diversi scenari di sviluppo ipotizzati nello studio, in Italia si potrebbe attivare un valore della produzione delle tecnologie afferenti alla filiera dell’idrogeno compreso tra 64 e 111 miliardi di euro al 2050, grazie anche alle attività di fornitura e subfornitura e all’effetto indotto sui consumi. Il valore cumulato della produzione delle filiere connesse all’idrogeno, nel periodo 2020-2050, è compreso tra 890 e 1.500 miliardi di euro. In termini di contributo al PIL, è stato stimato un valore aggiunto (diretto, indiretto e indotto) compreso tra 22 e 37 miliardi di Euro al 2050. Si potrebbe creare un numero di nuovi posti di lavoro compreso tra 320.000 e 540.000 al 2050.

Lo studio, in conclusione, suggerisce al nostro paese di adottare un piano basato su sei azioni: elaborare una visione e una strategia di lungo termine; creare un ecosistema dell’innovazione e accelerare lo sviluppo di una filiera industriale dedicata attraverso la riconversione dell’industria esistente e l’attrazione di nuovi investimenti; supportare la produzione di idrogeno decarbonizzato su scala nazionale; promuovere un’ampia diffusione dell’idrogeno nei consumi finali; incentivare lo sviluppo di competenze specialistiche sia per le nuove figure professionali sia per accompagnare la transizione di quelle esistenti; sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo dell’impresa sui benefici derivanti dall’impiego di questo vettore.

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TAG: decarbonizzazione, H2 Italy 2050, idrogeno
CAT: energia

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