Il duo Trump-Putin: fonti rinnovabili? roba vecchia, viva il petrolio

:
12 Novembre 2016

Per dirla all’italiana, Obama è stato un apostrofo rosa tra i cognomi Bush e Trump. Uno dei denominatori comuni tra Next President e lo Zar Vladimir I è il desiderio di sviluppo ad oltranza dell’industria pesante, archindustria anni cinquanta e quanto possa consumare greggio che entrambi i paesi ( Usa e Russia) producono a botta di 12 milioni di barili/die circa. Come trasferire il greggio, dimenticando il Nabucco obamiano e come utilizzarlo se non con trasporti su gomma?

In Russia si sta sviluppando il progetto denominato Razvitie, “sviluppo”, decisamente ambizioso, che punta a sviluppare la Siberia fino a trasformarla definitivamente in polo e produttivo, nonchè scientifico, dell’intera Russia oltre che a collegarla con il resto del Paese.

Il degno coronamento è la costruzione della nuova linea ferroviaria transiberiana, di ben 9.300 chilometri, una sorta di cerniera con l’Eurasia, http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opi- nioni/russia-corridoio-razvitie-la-transiberiana-dello-sviluppo- 1904773/#sthash.1CrCuGmu.dpuf ma cui si aggancerà una formidabile autostrada.

Il Paese, oltre il Mar Nero, ha i porti sul Mar Baltico e Mare di Barents. Quest’area è oltretutto di interesse perché si stima contenga un terzo dei depositi non ancora scoperti di oil e gas. È una regione di futuro interesse con risultati già in atto, almeno per quanto attiene il giacimento denominato Havis al limitare di quelli di competenza territoriale norvegese. L’ENI è presente con un compagnia locale Statoil e la Petoro AS. L’ammontare ascenderebbe a circa 315 milioni di barili, anche se la profondità estrattiva è notevole, circa 1800 m, (Beckett, 2012 in Testa G. 2012).

In questo distretto subartico sarebbe problematico apporre delle pipelines mentre con i tankers il trasferimento sarebbe più agevolato. Comunque Madre Russia è attrezzata per operare trasferimenti misti, diversificati a seconda delle contingenze.

Sia nell’una sia nell’altra modalità di trasporto, i russi non sono secondi anche nelle acquisizioni. Nel 2014 la compagnia Rosneft, che si occupa del trasporto del greggio, rileva il 95% della Prime Shipping, dell’armatore italiano Pietro Barbaro, fornita di ben 14 petroliere. Già la Rosneft, per 552 milioni di euro, era entrata in possesso del 50% della Camfin, struttura di controllo finanziario della Pirelli.

Nel 2013 aveva acquisito il 21% della Saras della Famiglia Moratti, che vanta la principale raffineria europea, sita a Sarroch in Sardegna (Stefano Sansonetti, lanotiziagiornale.it, 27 maggio 2014; GD La Stampa Economia,19 giugno 2015: Rosneft al controllo degli asset della Pietro Barbaro in Russia) per poi nell’ottobre 2015 reimmettere sul mercato una quota del 9%.

Ma che il mercato dei tankers sia vivace, lo dimostra la decisione di altri armatori, tra il 2013 ed il 2014, di investire in VLCC, Very Large Crude Carrier, carriers di ultima generazione (7 per la Skorpion Tankers, come riferisce su Ship2Shore, Nicola Capuzzo, 9.12.13).

Lo dimostra anche la Società Italiana D’Amico International il cui  il CdA ha approvato, nel novembre 2016, il resoconto finanziario al 30 settembre 2016, chiuso con un utile netto pari a 6.1 milioni di dollari. Il flusso di cassa operativo è stato pari a 57.9 milioni e i ricavi pari a 202.9 milioni di dollari (nel 2015 erano stati pari a 243 milioni di dollari). La società spiega che “la relativa stabilità del prezzo del petrolio ha creato pressioni sui margini di raffinazione, con conseguente rallentamento nella produzione, portando invece a un maggiore utilizzo delle scorte dei prodotti petroliferi”.

Inoltre, la Società “ha proseguito nell’implementazione del suo piano di investimenti in 22 navi di nuova costruzione per 755 milioni di dollari, con 106 milioni di capex nei primi 9 mesi dell’anno e 3 nuove navi consegnate dai cantieri. La parte rimanente di questo piano di investimenti ammonta a 265.5 milioni di dollari, di cui l’84% finanziato tramite debito bancario e già interamente garantito”.

Si può desumere da ciò che, anche in questo caso, la diversificazione dei trasferimenti di greggio è attuata anche in aree ben fornite di condotte. È altresì ipotizzabile che ai grossi tankers ed alle condotte, si affianchi anche un trasferimento su gomma. Il progetto vede coinvolti numerosi Paesi, Russia e Cina i più determinati oltre che “capolinea” west-east, ma anche Iran, ed alcuni dei 5 stan.

Ritorno alla vecchi produzione industriale, ricorso al carbone, CO2 alle stelle e gas nocivi a gogò. Chi non gradisce può sempre buttarsi dalla Trump Tower.

Fonte ERGAM “La vita al tempo del petrolio, Oil lifestyle”a cura di A.Ferrara, C.Venturelli, S.Sgandurra, S. Giambartolomei, V. Azzarà. Agora & Co, Lugano in press, 2017

TAG: industria, inquinamento greggio
CAT: energia, Inquinamento

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...