
Geopolitica
Israele bombarda il quartier generale della Difesa a Damasco mentre drusi israeliani attraversano il confine
Israele attacca i palazzi del governo a Damasco, in Siria, dopo aver lanciato una serie di raid aerei su obiettivi militari siriani, culminati appunto con gli attacchi di oggi e nella regione meridionale di Sweida. Secondo l’IDF, i droni israeliani hanno colpito “il cancello d’ingresso” del Ministero della Difesa siriano a Damasco, segnalando un’esplicita escalation. L’offensiva si colloca nel contesto della violenta conflittualità esplosa dal 13 luglio tra milizie druse, gruppi beduini sunniti e forze governative nel sud della Siria. A Sweida – città di maggioranza drusa – è fallito un cessate il fuoco, già crollato dopo poche ore, causando almeno 200 morti, tra cui soldati, civili e miliziani i Israele giustifica i raid come finalizzati alla protezione della minoranza drusa, con il ministro della Difesa Israel Katz che ha dichiarato: “i colpi più duri sono iniziati” e che non permetterà alcun danno ai drusi siriani. L’IDF ha colpito anche i convogli militari siriani in marcia su Sweida e ha rafforzato la presenza lungo il confine del Golan.
Fonti locali riferiscono attacchi multipli: almeno due droni hanno colpito l’ingresso al Ministero della Difesa, provocando ferimenti tra i civili. Mentre a Sweida, sono state lanciate almeno sette offensive aeree secondo Al‑Jazeera; il bilancio complessivo supera 250 morti, con decine di esecuzioni sommarie e saccheggi. La dinamica druso‑beduina è stata innescata dal rapimento di un commerciante druso, seguito da vendette settarie e dall’intervento delle forze governative, che hanno ignorato il fragile accordo di tregua. La situazione è peggiorata dopo l’escalation che ha coinvolto Israele, da sempre alleato della comunità drusa, che conta circa 150 mila cittadini in Israele, arabi che però fin dalla fondazione dello stato prestano servizio militare nell’esercito israeliano.
La nuova leadership siriana guidata da Ahmed al‑Sharaa (sostenuta da milizie islamiste e già contestata dalle minoranze) è stata invitata da Israele a ritirare le truppe da Sweida, pena un’ulteriore intensificazione dei raid
Siria e molti paesi arabi condannano duramente l’intervento israeliano, definito violazione del diritto internazionale . Gli Stati Uniti, tramite l’inviato Tom Barrack, esortano al contenimento e negoziati, mentre il monitor SOHR denuncia esecuzioni e gravi abusi a carico dei drusi. Sul terreno, centinaia di drusi – compresi residenti israeliani – hanno attraversato il confine per prestare aiuto, ma sono stati respinti dall’IDF con lacrimogeni e riammessi in Israele . Israele, nel contempo, ha schierato unità addizionali lungo i Golan, rafforzando il suo deterrente.
L’attacco al Ministero della Difesa a Damasco rappresenta un segnale chiaro: Tel Aviv mira a dissuadere Damasco dal consolidare la propria presenza a Sud e adesso estende la sua strategia militare direttamente nel cuore della capitale. Rimane alta la tensione, in assenza di canali diplomatici efficaci. La comunità internazionale chiede calma, ma la retorica di Katz e il supporto dichiarato a Netanyahu lasciamo prevedere ulteriori raid se il governo siriano non cede terreno a Sweida.
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