Egeo, La Frontiera Più Calda d’Europa

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14 Febbraio 2022

È una delle storie più vecchie del mondo – talmente vecchia da non essere stata creduta fin quando gli archeologi non l’hanno dimostrata. Da almeno 3200 anni, sulle coste del Mare Egeo, due civiltà si fronteggiano per la supremazia di quello che, allora, era il canale principale dell’interscambio economico mondiale. Oggi, a guardarsi con odio, non sono più gli Achei ed i Troiani, ma i Greci ed i Turchi. Allora erano la culla della civiltà mediterranea, oggi sono due nazioni piegate da decenni di politica sociale, economica e commerciale sconsiderata, entrambe ostaggio di quelli che dovrebbero essere i loro alleati, la cui forza si basa ancora sulla loro posizione geografica e sulla loro “capacità” di spaventare l’Europa con lo spauracchio di un confronto militare ai confini tra la Russia, l’Occidente ed il Medio Oriente.

Le relazioni tra la Grecia e la Turchia sono un’altalena di ostilità e riconciliazioni sin da quando la Grecia ottenne l’indipendenza, nel 1830. Da allora, i due paesi si sono affrontati in quattro grandi guerre: la Guerra Greco-Turca (1897), la Prima Guerra Balcanica (1912-1913), la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) e infine la Guerra Greco-Turca (1919-1922), a cui seguo vent’anni di pace e cooperazione, culminati con l’entrata nella NATO, in contemporanea, nel 1952. Ma poi è nata la lite su Cipro, l’espulsione dei greci da Istanbul, ed il colpo di Stato a Nicosia nel 1974, con l’invasione turca – e fino ad oggi i due eserciti si guardano ferocemente dai rispettivi confini. Dopo diversi tentativi di distensione, a partire dal 2021 è iniziato un nuovo conflitto sulle zone marittime dell’Egeo e del Mediterraneo orientale, il che ha reso il confine marino tra i due paesi il più pericoloso d’Europa[1].
Secondo un famoso analista cinese, alla base di ogni tensione c’è un odio atavico, che risale ai tempi delle polis greche e della colonizzazione greca della Turchia, oramai tremila anni fa[2], e poi cresciute, durante il medioevo, a causa delle differenze di religione e delle rispettive aspirazioni egemoniche, collegate alle guerre degli opposti nazionalismi, che hanno insanguinato l’Egeo per mezzo millennio, fino all’entrata in guerra dei Greci (1917) per ottenere Costantinopoli (Istanbul) e Smirne (Izmir) agli ottomani, oltre all’enosi – l’unione politica di Cipro e Grecia: una decisione che ha portato a rappresaglie terribili, come il genocidio dei Greci del Ponto tra il 1914 ed il 1923[3]. L’oddio reciproco ha influenzato notevolmente la storia dei Balcani, portando all’invasione militare greca della Macedonia settentrionale[4] ed al sostegno di Atene all’indipendenza albanese[5] ed alle contrapposizioni che si sono rispecchiate in tutte le tragiche guerre in Bulgaria e nella ex Jugoslavia[6].
L’unico tentativo internazionale di comporre la questione, che ha portato al Trattato di Sévres del 1920, ha talmente penalizzato la Turchia da essere poi il presupposto di tutte le guerre successive[7]. Un trattato che prevedeva ampie tutele per le minoranze presenti in Turchia e garantiva ai Curdi l’indipendenza all’interno di uno Stato turco, i cui confini sarebbero stati definiti da un’apposita commissione della Società delle Nazioni. Il trattato non venne ratificato dal Parlamento ottomano a causa della rivoluzione turca, e Mustafa Kemal Pascià Atatürk costrinse le grandi potenze a tornare al tavolo negoziale, concluso con il Trattato di Losanna nel 1923. Questo nuovo accordo riconosce la Repubblica di Turchia e stabilisce la protezione reciproca delle minoranze greche in Turchia e turche in Grecia[8], tanto da produrre una migrazione incrociata forzata, definita “scambio di popolazioni”, per rafforzare i legami reciproci[9].
A Losanna, nel 1923, la Turchia accetta di perdere Cipro (protettorato inglese), la Tripolitania, la Cirenaica e il Dodecanneso (assegnati all’Italia), la Tunisia e il Marocco, attribuiti alla Francia[10]. Nei fatti, la storia di questo trattato è una storia di continue violazioni che, nel corso del 20° secolo, lo hanno reso, nei fatti, carta straccia[11]. Ad Istanbul, tra il 5 e 6 settembre 1955, con il beneplacito delle autorità, una folla inferocita prese d’assalto i negozi e i magazzini, le chiese ortodosse e i cimiteri della comunità greca di Istanbul: i Pogrom di Istanbul costano 30 morti e la fine della millenaria comunità greca della metropoli sul Bosforo[12]. Vengono distrutti 4348 edifici, 110 alberghi, 27 farmacie, 23 scuole, 21 fabbriche, 73 chiese, la quasi totalità degli abitanti di origine greca abbandona la Turchia[13]. Il tutto organizzato dal Demokrat Parti al potere per giustificare la crisi economica turca ed indicare un nemico – come avevano fatto i nazisti con gli ebrei pochissimi anni prima: circa 300’000 “rivoltosi”, a cui fu promesso un compenso di 6 dollari (mai pagati), e che furono trasportati via treni, taxi e camion fino in città, dove le autorità distribuirono loro spranghe, vanghe, picozze[14]. Tra gli elementi scatenanti dell’odio ci sono, come sempre, la questione di Cipro ed i motivi religiosi[15].

La suddivisione della Turchia in base al Trattato di Sévres (1920)[16]

Questo dimostra che Erdoğan  non ha inventato nulla[17] e che, come allora, le violazioni dei diritti umani perpetrati dalla politica turca sono resi possibili dall’atteggiamento ambiguo della NATO[18]: si cerca di mantenere a tutti i costi un paese strategico nell’ambito dell’alleanza atlantica, fino a perdonare una dittatura sanguinaria[19], e poi ci si lamenta se Ankara schiera il sistema missilistico russo S-400[20], e nonostante ciò si vendono gli aerei da combattimento F-16 e F-35[21], ed il nuovo Stealth viene costruito con pezzi per la maggior parte prodotti da industrie turche[22]. Si continua a tollerare l’occupazione di metà dell’isola di Cipro[23] e si finge di dimenticare i tre pogrom (tra il 1950 ed il 1974) contro i cittadini ciprioti che vivono in Turchia[24]

Le verità nascoste del post-nazionalismo

I trattati del Mare Egeo illecitamente occupati dalla Turchia[25]

Il 27 aprile 2021 sono ripresi i negoziati sulla questione cipriota. Per la prima volta, dopo decenni di tentativi inutili, il governo turco-cipriota propone di accettare lo status quo e di riconoscere che a Cipro ci siano due stati sovrani, rassegnandosi al fatto che l’isola rimarrà divisa[26]. La proposta è osteggiata dalla popolazione locale[27], che non dimentica né il tentativo di colpo di stato cipriota del 15 luglio 1974 da parte dei nazionalisti greco-ciprioti, favorevoli all’annessione dell’isola alla Grecia[28], né l’invasione turca del 20 luglio 1974[29].
In realtà, nascosti dall’atteggiamento della propaganda nazionalistica, il problema tra Grecia e Turchia, all’alba del 21° secolo, è concentrato sui fondali dell’Egeo, i cui finora mai sfruttati giacimenti petroliferi e minerari possono significare, per l’uno come per l’altro paese, la ricchezza e l’indipendenza energetica[30]. Dalla scoperta delle riserve di gas naturale nel Mediterraneo orientale, all’inizio degli anni 2000, la Turchia sfida il diritto internazionale e la delimitazione delle loro zone economiche esclusive (ZEE) con le sue perforazioni illegali, le ripetute violazioni delle acque territoriali, degli spazi aerei e perfino con la stipula di accordi bilaterali illegittimi, come il suo memorandum d’intesa (MoU) del 27 novembre 2019 con il governo libico di accordo nazionale (GNA), che traccia una linea di demarcazione tra la parte orientale e quella occidentale del Mediterraneo, minacciando la sicurezza marittima, l’esplorazione del gas naturale e nuove infrastrutture come il gasdotto EastMed[31].
Strangolato dalla crisi economica prodotta dal suo stesso regime, Erdoğan cerca la propria salvezza in una politica di espansionismo diplomatico, militare ed industriale che considera propria area di influenza tutte le terre che facevano parte dell’Impero Ottomano, compresi l’Iraq settentrionale, la Siria e persino la Libia[32]. La comunità internazionale ha condannato (almeno formalmente) la Turchia per le violazioni dei diritti umani, ha sospeso i negoziati di adesione e di partecipazione ai fondi dell’Unione Europea, ha condannato le trivellazioni illegali e gli interventi militari, ma Erdoğan continua imperterrito – probabilmente perché non ha alternative e sa bene che sia Russia che Stati Uniti hanno bisogno della posizione geografica della Turchia e della sua potenza militare[33].
Dall’altra parte del mare, la Grecia si prepara a combattere. Il Parlamento greco, il 21 gennaio 2021, ha approvato all’unanimità l’estensione delle acque territoriali del paese lungo la sua costa occidentale da sei a 12 miglia nautiche, in perfetta sintonia con quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare[34], riservandosi di approvare tale estensione lungo tutte le sue coste, e quindi pure quelle dell’Egeo, cosa che la Turchia potrebbe considerare una dichiarazione di guerra[35]. I negoziati tra i due paesi sono naufragati: “Turchia e Grecia, entrambi membri della NATO, sono in disaccordo sui diritti di sfruttamento delle risorse di idrocarburi nella regione del Mediterraneo orientale, per via di opinioni contrastanti sull’estensione delle loro piattaforme continentali. Le acque, punteggiate principalmente da isole greche, sono ricche di gas e la delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive è fonte di controversia tra Turchia, Grecia e Cipro. Ankara sostiene di avere la costa più lunga del Mediterraneo orientale, ma la sua zona marittima è racchiusa in una stretta striscia di acque a causa dell’estensione della piattaforma continentale greca, caratterizzata dalla presenza di molte isole vicine alla frontiera turca. L’isola greca di Kastellorizo, che si trova a circa 2 km dalla costa meridionale della Turchia e a 570 km dalla Grecia continentale, è una delle principali fonti di frustrazioni per Ankara, che rivendica quelle acque come proprie”[36].
La Convenzione ONU sul Diritto del Mare (UNCLOS), firmata a Montego Bay nel 1982, stabilisce all’articolo 3 l’estensione delle acque territoriali di ciascuno stato fino a 12 miglia nautiche dalla costa[37]. Inoltre, l’articolo 57 dello stesso documento riconosce un’ulteriore area di sovranità, la zona economica esclusiva (ZEE), per lo sfruttamento esclusivo delle risorse presenti al di sotto e al di sopra delle acque che si estendono fino a 200 miglia nautiche dalle acque territoriali di ciascuno stato[38]. La Turchia non accetta il principio, e delimita la propria ZEE in base all’estensione della piattaforma continentale, rivendicando un’area molto più estesa e rigettando il principio per cui anche alle isole possa essere riconosciuta una zona esclusiva oltre le 12 miglia nautiche delle acque territoriali: in questo modo, sia Cipro che le isole orientali del Dodecanneso vengono private di un’ampia area, a tutto beneficio della Turchia[39]. Basta uno sguardo alla carta geografica e si capisce quanto sia importante la lite.

I confini territoriali della Turchia stabiliti dal Trattato di Losanna (1923)[40]

Il consumo di energia mondiale continua a crescere, nonostante le affermazioni di principio sulla transizione verde. Allo stesso tempo, siccome alcuni dei giacimenti noti si avvicinano all’esaurimento, chiunque ne abbia la possibilità ha iniziato a sfruttare, in modo del tutto selvaggio, i fondali marini[41]. La conferma dell’esistenza di riserve di idrocarburi sul fondo del Mediterraneo Orientale, giunta da Israele, dal Libano e da Cipro, ha modificato i calcoli strategici sulla futura sicurezza energetica dell’Europa, che non può prescindere dalla cronica instabilità della situazione mediorientale e dalla politica di Mosca. Gli eventi recenti ed i venti di guerra in Ucraina, regione di transito del gas di provenienza russa, testimoniano ampiamente che ci sia bisogno di fonti alternative[42]. La Grecia è entrata già nel 2012 nella partita per estrarre questi idrocarburi dal Mar Ionio e a sud di Creta, insieme a Exxon Mobil, Chevron, Total e BP[43]. Per un Paese da anni in crisi economica questa è molto più che un’ancora di salvezza[44].
Nel febbraio del 2018 l’ENI ha rilevato un giacimento di gas a largo delle coste cipriote, il Calypso-1, le cui stime raggiungono i 3,5 bilioni di metri cubi[45]. Questa scoperta ha portato Italia, Egitto, Cipro, Grecia, Israele, Palestina e Giordania a costituire, nel gennaio del 2020[46], l’East Mediterranean Gas Forum (EMGF), con l’ambizione di realizzare un nuovo gasdotto sottomarino[47]. Per la Turchia è un grave problema: finora il Paese ha beneficiato della sua posizione geografica, ed è attraversata da oleodotti e gasdotti che uniscono le aree caucasiche e mediorientali all’Europa. Le infrastrutture turche (Blue Stream, South Caucasus Pipeline e TANAP, già in funzione, Southern Gas Corridor e Turkstream, in costruzione[48]) sono uno degli elementi chiave della politica economica del presidente Erdoğan[49]. Esclusa da EFGM, Ankara reagisce con il blocco della nave da perforazione italiana Saipem nel febbraio 2018[50], con le perforazioni antistanti la costa settentrionale dell’isola di Cipro nel novembre 2019[51], per giungere alla esercitazione navale provocatoria del maggio 2019[52]ed alle violazioni delle acque territoriali greche con i propri pescherecci[53].
La strategia turca è chiamata “Mavi Vatan” (“Patria Blu”), ed è stata elaborata dall’ammiraglio Cem Gurdeniz. L’obiettivo è chiaro: controllare il mare per controllare le risorse energetiche e imporre la propria influenza – la rivincita di una Turchia uscita umiliata dai trattati di Sévres e di Losanna, un piano che trasforma l’area in una polveriera[54]. La Grecia reagisce con un accordo bilaterale, firmato con l’Italia, sulla suddivisione del Mare Egeo (8 giugno 2020[55]) ed uno firmato con l’Egitto (6 agosto 2020[56]) per il Mediterraneo Orientale, in modo di poter presentare all’ONU l’avvio delle operazioni di ricerca di idrocarburi della nave turca Oruc Reis al largo dell’isola di Kastellorizo, situata a meno di 2 Km dalla costa meridionale dell’Anatolia, e a 600 dalla penisola ellenica, come atto illegale[57]. Un atto sostenuto anche da Parigi, che manifesta l’interesse ad entrare nel consorzio EMGF.
La gravità del contenzioso tra Turchia e Grecia viene acuita da un evento inatteso: l’Unione Europeo abbandona Atene negli artigli della Troika (FMI, Banca Centrale Europea e Commissione Europea) che ha bisogno di una vittima sacrificale sull’altare della polemica sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea – e dà ad Ankara il segnale che aspettava: Atene non ha più alleati veri, in nessun luogo. Nell’autunno del 2009 l’allora premier socialista, George Papandreou, annuncia costernato che il bilancio del Paese è stato gonfiato per poter entrare nell’Eurozona: deficit al 12,7% (poi aggiornato al 15,4%[58]) e debito pubblico di 300 miliardi di euro[59]. La Grecia è vittima della corruzione e della dissolutezza fiscale[60], ma la sua situazione, comparata a quella dell’Italia e del Portogallo è grave ma non irreparabile.

Il Fondo Monetario Internazionale attacca la Grecia

L’Oruc Reis, scortato da navi della marina militare turca[61]

Wikileaks, nell’aprile del 2016, rende pubblico il contenuto di una teleconferenza del 19 marzo 2016, cui partecipano il capo missione greco del Fondo Monetario Internazionale, Delia Velkouleskou, il Direttore del Dipartimento Europeo del FMI Poul Thomsen, l’alto dirigente FMI Iva Petrova del FMI, emergono particolari inquietanti relativi alla gestione della crisi greca[62]: “Il FMI vorrebbe mettere la riduzione del debito per la Grecia all’ordine del giorno della Troika. Tuttavia, i funzionari del FMI temono che l’UE sarà paralizzata nella prima metà del 2016 a causa dell’imminente Brexit, quindi non verrà presa alcuna decisione sulla Grecia. Il direttore dell’FMI per l’Europa, Thomsen, vuole fare pressione sulla Merkel e ribadirle che l’abbandono dell’FMI dalla Troika avrà un aspetto negativo e porterà a domande sconfortanti nel Bundestag. Thomsen collega vagamente la questione della cancellazione del debito con la questione dei rifugiati. Parla dei rifugiati e poi dice che il FMI allo stesso tempo (“noi al momento diciamo”) entrerà con le loro richieste e si avvicinerà alla Merkel con l’alleggerimento del debito”[63].
Si dice che la Cancelliera tedesca fosse una sostenitrice della partecipazione del FMI alla Troika nonostante l’aspra opposizione di alcuni leader europei come Sarkozy e che la signora Merkel è indecisa sulla riduzione del debito per la Grecia, perché ha paura di creare un precedente. Ma la trascrizione lascia chiaramente intendere che sia stato il FMI ad usare la minaccia di default in Grecia per forzare l’austerità[64]. Alla richiesta di chiarimenti avanzata dal Governo greco al FMI, per comprendere se creare il default greco poco prima del referendum sulla Brexit fosse la strategia ufficiale del fondo, il FMI risponde: “Abbiamo affermato chiaramente ciò che riteniamo sia necessario per una soluzione duratura alle sfide economiche che la Grecia deve affrontare, che metta la Grecia su un percorso di crescita sostenibile supportata da una serie credibile di riforme accompagnate da una riduzione del debito dei suoi partner europei”[65].
Julien Assange spiega: il grosso problema per il FMI è la sua legittimazione a partecipare, in veste di liquidatore, ad un piano di salvataggio. Thomsen dichiara di ritenere il debito greco irrimediabile: una tesi contraddittoria, sostiene Daniel Munévar (economista colombiano, consulente dell’ex Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis), visto che le proteste greche sulle riforme proposte dal FMI erano basate sulle valutazioni e sui dati del FMI stesso, e di cui Thomsen è assolutamente consapevole. Ne consegue che lo scopo precipuo del FMI è distruggere l’economia greca[66]. La risposta del Fondo Monetario è stata chiara: se non fate ciò che diciamo, noi non concediamo prestiti ponte, e la Grecia sarà ufficialmente in bancarotta[67].
Il governo Syriza ha ben presto capito che c’è una relazione critica tra i prestiti e le minacce ricevute dal FMI: “L’hanno pubblicato per iscritto perché c’erano delle fughe di notizie”, sottolinea Daniel Munévar: “i primi prestiti di “salvataggio” concessi nel maggio 2010 alla Grecia (110 miliardi di euro) sono serviti soprattutto per salvare le banche tedesche e francesi”[68]. Insomma: dato che l’uscita dalla UE della Gran Bretagna avrebbe creato delle sofferenze gravi per le banche dell’asse Parigi-Berlino, la crisi greca è stata “inventata”, utilizzando il ricatto e modificando le regole sulle concessioni dei prestiti della BCE[69]. Questa narrazione getta una luce sinistra su Poul Thomsen, regista dell’intera operazione[70].
La nascita dei Piani di Aggiustamento Strutturale (espressione usata per descrivere i cambiamenti richiesti dal FMI) è chiarissima: dopo una prima fase in cui la logica era quella di erogare nuovi prestiti per pagare vecchi debiti, col risultato di una crescita esponenziale di quest’ultimi, dalla seconda metà degli anni ottanta si passa a programmi che prevedono una riduzione del debito in cambio di dure misure di austerità, di privatizzazioni e di un aumento della pressione fiscale: una spirale che, nei Paesi in difficoltà, apre la strada ad un ulteriore impoverimento delle popolazioni ed a forme invasive di controllo politico sugli Stati, come accaduto con la Grecia[71].

La storia del collasso greco esemplificata schematicamente[72]

Quanto alla posizione dura rappresentata dalla Merkel, questa si spiega benissimo: ricattate le banche tedesche, la Cancelliera ha ceduto al FMI, sapendo che la coalizione di governo federale non avrebbe accettato alternative, e sapendo che il massacro della Grecia avrebbe contagiato anche il Portogallo, la Spagna, Italia e Cipro. Se la UE avesse garantito la copertura integrale dei debiti di nuova emissione di Atene per un periodo di anni congruo, non ci sarebbe stato bisogno di sborsare un solo euro per fingere di aiutare la Grecia, poiché i mercati confidano nell’Eurozona, ed avrebbero sostenuto una riforma delle banche francesi e tedesche[73]. In cambio, il governo ellenico si sarebbe impegnato a tagliare il deficit in un lasso di tempo realistico e sostenibile, evitando drammi finanziari, economici, istituzionali e sociali.
Nella controversa vicenda greca, tuttavia, restano in attesa altri e non secondari interrogativi. Tra questi, uno riguarda il ruolo giocato dalla Goldman Sachs – la banca, grazie a cui, con un’operazione di finanza derivata, la Grecia ha potuto truccare il proprio bilancio per entrare nell’Euro, fingendo una cifra attiva che non esisteva[74], e che è stata condotta mentre Mario Draghi era direttore della divisione internazionale della banca[75]. Una banca che, consulente di imprese e governi, aveva iniziato ad usare gli strumenti finanziari derivati, al di fuori dei mercati tradizionali, per dare sostanza ad operazioni che non ne avevano[76]. Una banca costretta poi a pagare multe miliardarie per aver contribuito a creare il crollo del sistema bancario americano del 2008, di aver ripetutamente mentito alla borsa, truccato bilanci (propri e altrui) e pagato tangenti per coprire le proprie malefatte[77].
Per questo motivo, la Grecia ha sottoscritto un accordo con Goldman Sachs per 600 milioni di euro[78], per trasformare uno swap di 2,8 miliardi di euro in un investimento valutario calcolato ad un cambio fittizio[79]. In questo modo, per alcune settimane, la Grecia ha potuto affermare di avere quasi 3 miliardi di meno di debito, per poi ritrovarsi, al momento dell’escussione dello swap, con il debito originario aumentato da 5,1 miliardi di euro costi – cosa che nemmeno i greci avevano capito che sarebbe successo, stando a quanto precisato dal responsabile della Corte dei Conti ellenica, Spyros Papanicolau: “Il mio collega Sardelis, che negoziò il contratto, non poté fare quello che si fa normalmente in questi casi, andare sul mercato e verificare se le condizioni offerte fossero giuste, perché i dirigenti di Goldman Sachs glielo vietarono: nel caso l’avesse fatto, l’accordo sarebbe saltato”[80]. Una trappola. Mortale. Tesa da chissà chi per chissà quale motivo – forse soltanto per poter dimostrare, con un piccolo paese come la Grecia, come qualcosa di simile sia oggi possibile[81].
Oppure una delle varie manovre ordite dagli Stati Uniti, cui non è mai piaciuta la nascita dell’Unione Europeo ed ancora meno quella dell’euro come moneta comune[82]: “Indipendentemente dal fatto che i leader americani lo ammettessero o addirittura lo affrontassero, gli Stati Uniti non erano contenti dell’emergere di uno stato unificato e transnazionale con un’economia più grande di quella degli Stati Uniti – e alla fine anche un esercito altrettanto potente. Quest’ultimo probabilmente non accadrà a questo punto, quindi la paura che i leader americani non hanno mai affrontato diventa irrilevante” [83]. Rilevante lo diventa quando, per iniziativa di Francia e Germania, il 22 gennaio 2019, con ben cinque anni di anticipo rispetto a quanto concordato precedentemente, si giunge alla firma del Trattato di Aachen[84] – un trattato che prevede la nascita di un esercito comune europeo[85].
Durante la presidenza Trump, gli Stati Uniti hanno investito miliardi di dollari nella destabilizzazione dei paesi dell’Unione Europea, guidando proteste apparentemente spontanee come quella dei “gilet jaunes” in Francia[86], e finanziando movimenti politici populisti e di estrema destra come il Movimento Cinque Stelle in Italia[87], quello di Nigel Farage per la Brexit, Geert Wilders nei Paesi Bassi, Marine Le Pen in Francia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in Italia[88], oppure insultando ripetutamente Angela Merkel[89] o Ursula Von der Leyen[90].

Sviluppo del debito greco causato dallo swap con la Goldman Sachs [91]

A gennaio 2019 la Grecia ha rimborsato solo 41,6 miliardi di euro e programmato il pagamento del debito fissando un termine ultimo oltre il 2060. Se per un verso le misure di austerity adottate dalla Grecia allo scopo di rafforzare il governo greco e le strutture finanziarie hanno permesso di conseguire l’obiettivo, non può essere dimenticato che le stesse hanno anche impantanato la Grecia in una recessione che non si è conclusa, almeno in teoria, fino al 2017[92], quando Atene ha registrato un avanzo di bilancio dello 0,8%[93] e la sua economia è cresciuta dell’1,4%, ma la disoccupazione è ancora del 22%[94], un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà ed il rapporto debito/PIL del 2017 è del 182%[95].

Quando, nel 2015, il leader di Syriza, Alexis Tsipras, viene eletto Primo ministro, il Paese è ancora a un passo dalla bancarotta. Ha cercato in ogni modo di conciliare gli impegni presi dai governi precedenti con il FMI e delle misure di protezione dei più deboli, ma aveva pochissime carte in mano da giocare. Grazie a lui l’economia greca è ripartita, ma la ripresa è faticosa, tanto che il premier si è trovato costretto a varare ulteriori tagli alle pensioni e alle agevolazioni fiscali per il 2019 e il 2020. La Grecia oggi ha riacquistato credibilità, ma le famiglie greche sono allo stremo, ragione per cui il centrodestra si è potuto prendere una rivincita. Nell’agosto del 2018, uscita dal piano di salvataggio, la Grecia ha registrato una lenta ripresa, evidenziata dall’aumento dell’occupazione e da una lieve crescita economica – ma alle elezioni del maggio 2019 Nuova Democrazia ha preso il 34%, Syriza il 27%[96].
Il rapporto tra spesa pubblica e PIL continua ad essere allarmante[97]; i settori più colpiti sono quello immobiliare (con un aumento dei prezzi insostenibile per le famiglie) e quello finanziario (con un collasso del valore dei crediti concessi[98]): le banche che sono restie a concedere prestiti anche alle aziende più solide, visto che, dei 216 miliardi di euro erogati per il “salvataggio” della Grecia, appena il 5% è finito nelle casse statali, mentre il resto è servito a ricapitalizzare il sistema creditizio perché potesse saldare i creditori (soprattutto le banche francesi e tedesche, che dai prestiti concessi alle banche greche hanno guadagnato 1,3 miliardi di euro[99]) e non per supportare l’imprenditoria locale[100]; l’evasione fiscale cresce e diventa l’unica possibilità, per la popolazione, di sopravvivere – grazie ad un settore “sommerso” valutato oltre il 27% del PIL[101], il mercato del lavoro offre solo posti di lavoro part-time retribuiti sotto il minimo di povertà, il che ha portato mezzo milione di giovani greci a lasciare il paese[102].
Eppure, il 2019 è stato, dal punto di vista meramente contabile, l’anno della svolta. Il commissario europeo Pierre Moscovici ha annunciato il ripristino della “normalità” in Grecia[103]. Il Paese è allineato ai criteri della zona euro, è stato riammesso al semestre europeo[104], mentre la finanza internazionale accetta nuovamente prodotti bancari e finanziari greci[105]. La Grecia è passata da un disavanzo del 15% (2009) ad uno dell’1,9% (2019), ma l’ha fatto: a) tagliando posti di lavoro e vendendo assets importanti[106]: b) creando un’esazione fiscale indipendente per ridurre l’evasione, riformando l’IVA[107]; c) istituendo un’Autorità nazionale per la trasparenza; d) attuando il Piano d’azione nazionale anticorruzione; e) unificando gli istituti di previdenza e i fondi sanitari[108]; f) digitalizzando vari servizi pubblici; g) riformando il sistema pensionistico; h) riducendo gli incentivi al prepensionamento e aumentando i contributi dei lavoratori al sistema pensionistico; i) modernizzando le istituzioni del lavoro e creando flessibilità nel mercato del lavoro attraverso riforme in materia di diritti e tutela dei lavoratori[109].
Il Covid ha ancora più complicato la situazione. Uno studio del “Levy Economics Institute of Bard College”, pur considerando positivamente il contenimento della inflazione (come conseguenza del calo dei prezzi del petrolio e della riduzione delle imposte indirette) e la crescita del PIL anche nel 2019 nella misura dell’1,9% (e questo per il terzo anno consecutivo, superando la corrispondente media dell’UE-28 dell’1,5% e l’1,2% della zona euro), nota che il tasso di disoccupazione non è sceso (16,4%) e gli investimenti continuano a diminuire[110]. Il governo mira a mobilitare 57 miliardi di euro nei prossimi sei anni ricostruire l’industria, riformare i servizi statali, attrarre investimenti, stimolare le esportazioni e riformare le istituzioni. Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha descritto il piano nazionale di ripresa come “un ponte verso l’era post-Covid” che prevede 200’000 nuovi posti di lavoro ed un aumento del 7% del PIL[111].

Le cifre ufficiali del HRADF [112]

Nel pacchetto di aiuti concordato dall’Unione europea, Atene dovrebbe ricevere circa 32,1 miliardi di euro[113] così ripartiti: 19,4 miliardi in sovvenzioni e 12,7 miliardi in prestiti a basso costo, pari a circa il 16% del suo prodotto interno lordo[114]. Il 38% di questi soldi vanno destinati alla cosiddetta “transizione verde”, ed il 22% a quella digitale ed alla ricerca scientifica[115]. Purtroppo, come sottolinea il Bruegel Institute, il fatto che la maggior parte dei soldi arriverà nel 2023 trasforma il tutto in un aiuto a medio termine e non un supporto immediato per sostenere l’economia greca e ridurre la disoccupazione[116]. La differenza deve farla la capacità dell’establishment greco sradicare il clientelismo politico, l’evasione fiscale e l’arretratezza del comparto produttivo – tutti cambiamenti che possono convincere privati e banche ad investire fin da ora nel Paese.
Ma non basterà. Nel rapporto del Bruegel Institute si legge: “Certamente, più investimenti verdi e digitali aumenteranno la competitività dell’economia greca e di molte aziende greche, ma in definitiva la competitività è un fenomeno molto micro. Quindi quanto meglio sono organizzate le imprese, tanto meglio sarà formata la forza lavoro, tanto più le aziende saranno in grado di utilizzare rapidamente le nuove opportunità che si presentano – tutto questo, però, non cambierà la situazione della competitività”[117]. Una cosa è chiara: gli effetti nefasti delle privatizzazioni delle principali infrastrutture che la Grecia ha dovuto operare nel disperato tentativo di sfuggire al debito (aeroporti, ferrovie e porti), hanno reso impossibile la ripresa, anche perché colpiscono direttamente i guadagni del turismo, che è il settore capace di creare plusvalore più velocemente. Da cittadini europei non possiamo evitare l’indignazione che si prova nel vedere che la Grecia sia stata truffata e che i suoi guadagni finiscono nelle tasche di banche e gruppi multinazionali che hanno agito come strozzini.
L’organizzazione incaricata di sezionare i beni della Grecia e trovare offerenti adatti è l’Hellenic Republic Asset Development Fund (HRADF)[118]. Il piano di privatizzazione è una condizione imposta dal FMI per ricavare 56 miliardi di dollari – qualcosa che lo stesso FMI ritiene fantascientifico[119]. HRADF attua l’Asset Development Plan, che viene rivisto ogni sei mesi, ed è autorizzato dal Government Council for Economic Policy[120]. Poiché all’HRADF è affidata pure la gestione dei contratti sui servizi e sugli appalti – al di fuori di ogni controllo democratico[121]. Si stima che la privatizzazione abbia aumentato il PIL greco di circa 1 miliardo di euro all’anno tra il 2011 ed il 2019, e che abbia creato 20’000 nuovi posti di lavoro a tempo pieno[122].
Ma queste cifre si riferiscono al punto più basso della crisi, e non tengono conto del PIL che avrebbero prodotto quegli assets se fossero rimasti in mano allo Stato greco – una cifra di almeno dieci volte più grande, la cui cessione, come spiegato dal professor Panos Fouselas dell’Università Aristotele di Salonicco sta provocando un nuovo ulteriore disastro: “Quando l’economia non va bene, le aziende pubbliche non sempre fanno pagare i cittadini. Ora, se le aziende private lo accettano, l’acqua diventerà costosa quanto il cioccolato, in Grecia”, sicché “parte del pubblico perderà l’accesso ai beni basilari”[123]. Il governo greco, nel 2017, pensava di privatizzare il 23% della rete idrica e fognaria di Salonicco e l’11% della rete idrica e fognaria di Atene[124], ed era pronto a vendere il 17% della Public Power Corporation, la società elettrica nazionale, ed il 35% di Hellenic Petroleum, l’azienda petrolifera di Stato[125].
I dettagli di questa svendita sono impressionanti: a) il 45% dell’Aeroporto Internazionale di Atene ad AviAlliance, una società di gestione aeroportuale tedesca. Valore dell’offerta: 672 milioni di dollari; b) nel novembre del 2016 un’altra società tedesca, la Fraport-Slentel, ha acquisito il controllo di 14 aeroporti regionali per 1,3 miliardi di dollari per 40 anni; c) il 67% del porto di Salonicco è andato ad un consorzio di investitori tedeschi, francesi e greci – per 259 milioni di dollari; d) nel 2016, il Pireo, il porto più grande della Grecia, è stato venduto a COSCO, una società cinese, per 313 milioni di dollari; e) TrainOSE, la compagnia ferroviaria, è stata acquisita al 100% a Trenitalia per 50 milioni di dollari; f) la penisola di Astir Vouliagmenis, situata a circa 12 miglia da Atene, è stata venduta a un fondo arabo-turco, il Jermyn Street Real Estate Fund, per 440 milioni di dollari nel 2014; g) stessa sorte è toccata a 500 acri di spiaggia sull’isola di Rodi, venduti a una società statunitense per 30 milioni di dollari, mentre la parte meridionale del lungomare è stata venduta separatamente a una società greca per 17 milioni di dollari[126].

Se Atene piange, Ankara non ride

Tavola diacronica dei flussi di capitale in entrata ed in uscita dalla Turchia[127]

Se la Grecia lotta per riguadagnarsi un futuro, la Turchia continua a sprofondare in una crisi resa irreversibile a causa delle scriteriate politiche sociali, economiche e commerciali del regime di Erdoğan, la cui strategia è reprimere la popolazione, usare il potere per arricchire illecitamente il proprio clan, e cercare di mantenere un minimo di consenso interno con un’aggressiva politica diplomatica e militare[128].
Sui giornali di lunedì 13 dicembre 2021 fa notizia l’ennesimo crollo della Lira turca in rapporto al dollaro, fatto che obbliga la Banca Centrale ad intervenire per la quarta volta in due settimane vendendo dollari, attinti alle già scarse riserve valutarie, per sostenere, innescando un rimbalzo, il valore della moneta nazionale[129]. Si sapeva che sarebbe accaduto: Erdoğan, il 2 dicembre 2021 ha scacciato l’ennesimo Ministro delle Finanze, Lufti Elvan, colpevole di essere l’ultimo difensore di politiche economiche e monetarie ortodosse, basate sulla lotta all’inflazione e sulla difesa della Lira, cioè di voler fare l’esatto contrario di quanto chiesto da Erdoğan, impegnato da anni in una personale battaglia contro i Governatori della Banca centrale perché costoro, per tenere a bada il carovita hanno alzato i tassi d’interesse – qualcosa che secondo il presidente frena la crescita economica e le esportazioni[130].
Secondo Erdoğan l’economia va sostenuta operando continui tagli dei tassi di interesse, atti a tenere basso il costo del danaro, e quindi a stimolare l’auspicata crescita economica grazie all’aumento delle esportazioni favorite da una valuta debolissima[131]. La Turchia, solo nel 2021, ha svalutato la Lira per più del 48%[132] (ha perso l’81% del suo valore in dieci anni), un fatto che sta mettendo in ginocchio un paese che forse esporta molto, ma è fortemente dipendente dalle importazioni per la produzione agroalimentare e tessile, fatto che ha fatto schizzare l’inflazione oltre al 36%[133]. Nelle prime settimane del 2022 la caduta della Lira continua[134]. In questo contesto gli investimenti stranieri scarseggiano, con l’unica eccezione degli emiri del Qatar, che sostengono la Fratellanza musulmana e, quindi, il presidente Erdoğan[135].
Una volta lette queste righe, si capisce perché i giacimenti minerari e petroliferi del mare Egeo, così come lo sfruttamento intensivo della pesca e lo spazio per la marina militare, siano una questione di sopravvivenza per entrambi i paesi. Non possono mollare, non possono trovare un accordo, non possono mostrare per intero la loro profonda debolezza. Devono in qualche modo vincere, non importa come. E se Russi e Cinesi possono guardare dalla finestra ed usare la Turchia per i loro interessi, così come l’Unione Europea ha fatto con la Grecia, la gente che vive affacciata sul Mediterraneo può solo continuare ad avere paura e aspettare il giorno in cui, a causa di una qualunque crisi nel circondario (Ucraina, Nagorno-Karabakh, Siria, Kurdistan, Qatar), la miccia finisca ed arrivi l’esplosione.

 

[1] http://www.ninniradicini.it/libri/greci_turchi_cipro.htm ; https://www.amistades.info/post/alle-origini-delle-dispute-nel-mediterraneo-orientale-parte-i
[2] https://news.cgtn.com/news/2020-07-27/The-historical-root-of-Turkey-Greece-hatred-Sth9R7ua52/index.html ; https://news.cgtn.com/news/2020-07-27/The-historical-root-of-Turkey-Greece-hatred-Sth9R7ua52/index.html
[3] https://books.google.co.uk/books?vid=ISBN1859845509&id=khCffgX1NPIC&pg=PR13&lpg=PR13&vq=&sig=VgQBQ4-HVjDy2Kju1RpfDdy3N8E#v=onepage&q&f=false ; https://books.google.co.uk/books?vid=ISBN0765801515&id=g26NmNNWK1QC&pg=PA210&lpg=PA210&dq=pontian+isbn:0765801515&num=100&sig=D8lv0QCu9iCqIji5nfiYvhBRC_Q&hl=en#v=onepage&q=pontian%20isbn%3A0765801515&f=false; http://www.hawaii.edu/powerkills/SOD.CHAP5.HTM ; https://www.researchgate.net/profile/Filippo-Verre/publication/344495521_Il_genocidio_dei_Greci_del_Ponto_La_tragica_fine_dell%27irredentismo_ellenico_e_della_Megali_Idea_1914-1922/links/5f7c8fffa6fdccfd7b4aaf40/Il-genocidio-dei-Greci-del-Ponto-La-tragica-fine-dellirredentismo-ellenico-e-della-Megali-Idea-1914-1922.pdf?origin=publication_detail
[4] https://www.britannica.com/topic/Balkan-Wars
[5] https://www.britannica.com/topic/Internal-Macedonian-Revolutionary-Organization
[6] Επίτομη ιστορία της συμμετοχής του Ελληνικού Στρατού στον Πρώτο Παγκόσμιο Πόλεμο 1914 – 1918, Athens, Hellenic Army History Directorate, 1993. P.8-9; http://siba-ese.unisalento.it/index.php/itinerari/article/download/20147/17149
[7] ^ Guido Formigoni, “Storia della politica internazionale nell’età contemporanea (1815-1992)”, Bologna, Il Mulino, 2000, p. 296
[8] https://web.archive.org/web/20070629163221/http://www2.mfa.gr/NR/rdonlyres/3E053BC1-EB11-404A-BA3E-A4B861C647EC/0/1923_lausanne_treaty.doc
[9] Bottoni Stefano, Un altro Novecento, Roma, Carocci editore, 2011, p. 27; http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/12433/841469-1212656.pdf?sequence=2
[10] https://web.archive.org/web/20070629163221/http://www2.mfa.gr/NR/rdonlyres/3E053BC1-EB11-404A-BA3E-A4B861C647EC/0/1923_lausanne_treaty.doc
[11] https://scholarship.tricolib.brynmawr.edu/bitstream/handle/10066/13027/07_1_1980.pdf?sequence=1. P.21
[12] https://www.eastjournal.net/archives/108787
[13] https://www.eastjournal.net/archives/108787
[14] https://www.tovima.gr/2019/03/14/international/byzantinist-speros-vryonis-who-documented-1955-state-planned-istanbul-pogrom-dies-at-90/
[15] https://www.eastjournal.net/archives/108787
[16] https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_S%C3%A8vres#/media/File:Treaty_sevres_otoman_it.svg
[17] http://ibiworld.eu/2021/04/16/gezi-park-il-simbolo-della-turchia-al-collasso/
[18] https://ibiworld.eu/2021/01/28/quando-il-crimine-si-fa-stato-la-turchia-di-kamer-e-Erdoğan /
[19] https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-15-dicembre-sanzioni-usa-turchia-s400-hacker-cyber-attacco-russia/121496
[20] https://www.ilpost.it/2020/12/15/stati-uniti-sanzioni-turchia-missili/
[21] https://www.aviation-report.com/turchia-continuano-colloqui-con-stati-uniti-sui-caccia-f35-e-f16/
[22] https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-06-30/turkey-to-keep-making-f-35-parts-through-2022-pentagon-says ; “La Turchia è un partner di Livello 3 nel programma F-35 Joint Strike Fighter al quale ha contribuito inizialmente con 195 milioni di dollari ed è, come detto, parte della catena di fornitura. Sono otto le aziende turche impegnate nel programma F-35, tra le quali la Turkish Aerospace Industries (TAI) che produce e assembla le fusoliere centrali, il rivestimento e i portelloni delle stive delle armi. Strategicamente la TAI sta fabbricando il 45% degli F-35, compresi i piloni per l’armamento aria-terra”. https://www.aviation-report.com/stati-uniti-rimuovono-la-turchia-dal-programma-f-35-dopo-lacquisto-del-sistema-di-difesa-aerea-russo-s-400/ ; https://www.dailysabah.com/business/defense/turkey-to-continue-manufacturing-f-35-components-through-2022-pentagon-says
[23] https://www.everycrsreport.com/files/20140922_R41136_da0c3d8b9a1f7e1fdf25e7f31b9abcb1dbfae54a.pdf p.1
[24] https://www3.nd.edu/~dlindley/
[25] https://geograficamente.wordpress.com/2020/08/30/caos-mediterraneo-orientale-turchia-e-grecia-al-limite-della-guerra-per-controllare-i-giacimenti-energetici-dellegeo-con-turchia-libia-ed-egitto-grecia-contrapposte-e-litalia-ch/
[26] https://www.ilpost.it/2021/04/29/cipro-nord-sud-negoziati/
[27] https://www.ilpost.it/2021/04/29/cipro-nord-sud-negoziati/
[28] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/09/23/telefonata-Erdoğan -macron-la-crisi-nel-mediterraneo-orientale-si-risolve-dialogo/
[29] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/09/23/telefonata-Erdoğan -macron-la-crisi-nel-mediterraneo-orientale-si-risolve-dialogo/
[30] https://news.cgtn.com/news/2020-07-27/The-historical-root-of-Turkey-Greece-hatred-Sth9R7ua52/index.html
[31] “Il MoU non prevede solo un salto di qualità nella cooperazione militare, ma anche la definizione di precisi confini marittimi rispetto alle zone di esclusivo sfruttamento economico nel Mediterraneo centro-orientale che promette di mettersi in linea diretta di collisione con gli interessi dell’East Mediterranean Gas Forum (EMGF) e dei suoi paesi promotori (Grecia, Cipro, Egitto, Israele, Giordania e Italia). L’appoggio militare è dunque funzionale a espandere ulteriormente il peso economico della Turchia in Libia”. Da “Il nuovo MoU tra Turchia e Libia: una sfida alle politiche europee di contenimento delle migrazioni irregolari” di Antonio M. Morone – http://www.adimblog.com/wp-content/uploads/2019/12/ADiM-Blog-Dicembre-2019-Editoriale-Morone_DEF.pdf ;  https://www.europarl.europa.eu/thinktank/it/document/EPRS_BRI(2020)652048
[32] https://www.europarl.europa.eu/thinktank/it/document/EPRS_BRI(2020)652048
[33] “E questo è anche uno dei motivi per cui non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Unione europea, alla vigilia del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo, hanno assunto una posizione più accomodante nei confronti di Ankara. Dopo un approccio sanzionatorio meramente di facciata verso un paese come la Turchia che sta calpestando stato di diritto e diritti umani, l’Ue è pronta ad attivare un’agenda positiva incentrata su commercio e migrazione riservando al capitolo dei diritti una formale condanna e una raccomandazione. Ankara per Washington è ancora troppo preziosa” https://www.huffingtonpost.it/entry/la-turchia-torna-contesa-terra-di-frontiera-fra-nato-e-russia_it_605b8497c5b6531eed015cc8/
[34] https://www.mondogreco.net/notizie/politiki/1556-acque-territoriali-approvate-dal-parlamento-greco-le-12-miglia.html#.YfF1yC_YOf0
[35] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/01/14/la-grecia-acquista-18-jet-rafale-dalla-francia/
[36] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/01/14/la-grecia-acquista-18-jet-rafale-dalla-francia/
[37] https://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf
[38] https://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf
[39] https://www.eastjournal.net/archives/111658
[40] https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/58/Turkey-Greece-Bulgaria_on_Treaty_of_Lausanne.png
[41] http://ibiworld.eu/2021/04/27/basi-militari-e-miniere-il-volto-nuovo-del-fondo-delloceano/
[42] “La prima e più importante arma di pressione della Russia è data dalla possibilità di assetare l’Europa isolandola dai suoi fornitori energetici. Se l’importanza dell’Ucraina sta anche nei suoi quasi 40 mila chilometri di gasdotti, l’area del Mar Caspio (Turkmenistan, Kazakistan, Azerbaigian e Uzbekistan) dispone di quasi 21 mila chilometri cubi di riserve di gas naturale, a fronte dei 33 mila chilometri cubi di tutto il territorio russo. Alcuni di questi paesi – è il caso del Kazakistan – indirizzano più del 50% delle proprie esportazioni di gas e petrolio in Europa, rappresentando un eccellente fornitore di idrocarburi per l’intera UE. Eppure, tali paesi esportano notevolmente meno di quanto potrebbero: la carenza di infrastrutture per le esportazioni li ha infatti resi completamente dipendenti dalla Russia; https://www.limesonline.com/in-ucraina-si-gioca-anche-la-partita-energetica-tra-russia-e-ue/58027
[43] https://aea-al.org/greece-presents-hydrocarbon-treasure-potential/
[44] https://aea-al.org/greece-presents-hydrocarbon-treasure-potential/
[45] https://www.eastjournal.net/archives/111658
[46] https://www.financialmirror.com/2020/01/15/east-med-gas-forum-to-become-international-body/
[47] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/verso-unopec-del-gas-mediterraneo-24926
[48] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/verso-unopec-del-gas-mediterraneo-24926
[49] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/verso-unopec-del-gas-mediterraneo-24926
[50] https://www.ilsole24ore.com/art/la-turchia-blocca-nave-italiana-saipem-giacimento-eni-cipro-AEnG9gyD
[51] https://www.ilsole24ore.com/art/ankara-sfida-sanzioni-ue-riprese-trivellazioni-largo-cipro-ACzVv9y
[52] https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2019/05/13/turchia-maxi-esercitazione-navale_8ad5f452-3e88-40b1-bbb6-5c6bf8f6d4da.html
[53] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/07/13/navi-pesca-turche-avvistate-al-largo-mykonos/
[54] https://www.bbc.com/news/world-europe-53497741
[55] https://www.reuters.com/article/us-greece-italy-foreign/greece-italy-sign-accord-on-maritime-zones-in-ionian-sea-idUSKBN23G0X5
[56] https://www.reuters.com/article/us-greece-italy-foreign/greece-italy-sign-accord-on-maritime-zones-in-ionian-sea-idUSKBN23G0X5
[57] https://www.bbc.com/news/world-europe-53497741
[58] https://www.thebalance.com/what-is-the-greece-debt-crisis-3305525
[59] https://www.agi.it/estero/grecia_crisi_2009-5792198/news/2019-07-08/
[60] https://voxeu.org/article/why-debt-sustains-corruption-greece-and-vice-versa
[61] https://www.bbc.com/news/world-europe-53497741
[62] https://wikileaks.org/imf-internal-20160319/
[63] https://wikileaks.org/imf-internal-20160319/transcript/IMF%20Anticipates%20Greek%20Disaster.pdf?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc
[64] https://www.dw.com/en/greece-wants-answers-from-imf-over-wikileaks-report/a-19160805
[65] https://www.dw.com/en/greece-wants-answers-from-imf-over-wikileaks-report/a-19160805
[66] http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=13354
[67] http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=13354
[68] http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=13354
[69] http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=13354
[70] http://www.cadtm.org/spip.php?page=imprimer&id_article=13354
[71] https://www.huffingtonpost.it/luigi-pandolfi/la-strategia-dellfmi-e-la-stessa-da-trentanni_b_9605636.html
[72] https://www.thebalance.com/what-is-the-greece-debt-crisis-3305525
[73] https://www.investireoggi.it/economia/la-fine-dellera-merkel-dagli-errori-in-grecia-alla-crisi-migranti/
[74] https://www.google.com/amp/s/www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/prestiti-goldman-sachs-dietro-conti-truccati-della-grecia/199893/amp/
[75] https://www.marx21.it/internazionale/economia-internazionale/come-goldman-sachs-ha-guadagnato-sul-debito-greco/
[76] https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/prestiti-goldman-sachs-dietro-conti-truccati-della-grecia/199893/
[77] https://web.archive.org/web/20180906112326/https://www.gpo.gov/fdsys/pkg/GPO-FCIC/pdf/GPO-FCIC.pdf ; https://web.archive.org/web/20170708080025/https://dealbook.nytimes.com/2010/07/15/goldman-to-settle-with-s-e-c-for-550-million/ ; https://casetext.com/case/60223-trust-v-goldman-2 ; https://en.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs_controversies
[78] https://www.marx21.it/internazionale/economia-internazionale/come-goldman-sachs-ha-guadagnato-sul-debito-greco/
[79] https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/prestiti-goldman-sachs-dietro-conti-truccati-della-grecia/199893/
[80] https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/prestiti-goldman-sachs-dietro -conti-truccati-della-grecia/199893/
[81] https://www.euractiv.com/section/euro-finance/opinion/a-weak-eu-is-in-america-s-interest/
[82] https://www.euractiv.com/section/euro-finance/opinion/a-weak-eu-is-in-america-s-interest/ ; https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/storia-del-g20-un-paese-alla-volta-messico-31531
[83] https://www.euractiv.com/section/euro-finance/opinion/a-weak-eu-is-in-america-s-interest/
[84] Il 22 gennaio 2019, il presidente francese, Emmanuel Macron, e la cancelliera Tedesca, Angela Merkel, hanno sottoscritto il “Trattato di Aquisgrana” (https://www.diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/allemagne/relations- bilaterales/traite-de-cooperation-franco-allemand-d-aix-la-chapelle/ ) https://sep.luiss.it/sites/sep.luiss.it/files/IL%20TRATTATO%20FRANCO-TEDESCO%20-%20italiano.pdf
[85] https://www.ilsole24ore.com/art/aquisgrana-56-anni-macron-e-merkel-rinnovano-l-amicizia-francia-germania-AEciRnJH?refresh_ce=1
[86] https://www.ilsole24ore.com/art/aquisgrana-56-anni-macron-e-merkel-rinnovano-l-amicizia-francia-germania-AEciRnJH?refresh_ce=1
[87] MOVIMENTO 5 STELLE E LEGA NORD: PROVE GENERALI PER UN’INTERNAZIONALE POST-FASCISTA | IBI World Italia ; DOPO L’ARTICOLO DI ALDO TORCHIARO: GENNARO VECCHIONE È SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG | IBI World Italia
[88] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/gli-usa-e-il-mondo-come-cambia-il-rapporto-con-leuropa-27551
[89] https://edition.cnn.com/2020/06/29/politics/trump-phone-calls-national-security-concerns/index.html
[90] https://ec.europa.eu/info/index_it
[91] https://datawrapper.dwcdn.net/CjRWP/4/
[92] https://www.thebalance.com/what-is-the-greece-debt-crisis-3305525
[93] https://www.sgi-network.org/2017/Greece/Economic_Policies
[94] https://grigorianaptyxi.gr/wp-content/uploads/2019/01/Report-and-Appendix.pdf
[95] https://www.thebalance.com/what-is-the-greece-debt-crisis-3305525
[96] https://www.treccani.it/enciclopedia/alexis-tsipras
[97] https://www.statista.com/statistics/276416/ratio-of-government-expenditure-to-gross-domestic-product-gdp-in-greece/
[98] https://www.ilsole24ore.com/art/la-grecia-gioca-jolly-turismo-record-uscire-tunnel-crisi-AEpIPLIF?refresh_ce=1
[99] https://www.handelsblatt.com/english/euro-bailouts-germany-profits-from-greek-debt-crisis/23571090.html?ticket=ST-624460-9glONxNyGEG1kQkgTqOt-ap5
[100] https://www.agi.it/economia/soldi_salvataggio_grecia_banche-4064035/news/2018-06-23/
[101] https://www.economiaepolitica.it/politiche-economiche/europa-e-mondo/austerita-ed-economia-sommersa-nelleurozona/ ; https://www.theglobaleconomy.com/Greece/shadow_economy/
[102] https://www.ilsole24ore.com/art/la-grecia-gioca-jolly-turismo-record-uscire-tunnel-crisi-AEpIPLIF?refresh_ce=1
[103] https://www.consilium.europa.eu/en/policies/financial-assistance-eurozone-members/greece-programme/
[104] https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/file_import/2019-european-semester-country-report-greece_en.pdf
[105] https://www.economy.com/greece/indicators#ECONOMY ; https://www.oecd.org/economy/surveys/Greece-2018-OECD-economic-survey-overview.pdf
[106] https://bridgenetwork.eu/2020/10/30/1742/#_ftn6
[107] https://www.lifegate.it/crisi-greca-date-storia-riassunto
[108] https://www.efka.gov.gr/el
[109] https://www.imf.org/en/News/Articles/2019/11/14/pr19418-greece-imf-executive-board-concludes-2019-article-iv-consultation ; https://www.imf.org/en/News/Articles/2019/11/14/pr19418-greece-imf-executive-board-concludes-2019-article-iv-consultation IMF Country Report No. 19/340, November 2019; https://www.theguardian.com/world/2018/jul/15/greece-exit-final-international-bailout-debt-catastrophe ; https://www.statistics.gr/en/greece-in-figures ; https://data.oecd.org/greece.htm
[110] https://www.levyinstitute.org/pubs/sa_may_20.pdf
[111] https://www.reuters.com/article/eu-recovery-greece-pm-idUSL1N2LT1DW
[112] https://hradf.com/en/home/
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[114] https://www.reuters.com/article/eu-recovery-greece-pm-idUSL1N2LT1DW
[115] https://www.euronews.com/2021/05/04/greece-wants-to-boost-economic-growth-by-up-to-7-from-57bn-recovery-plan
[116] https://www.euronews.com/2021/05/04/greece-wants-to-boost-economic-growth-by-up-to-7-from-57bn-recovery-plan
[117] https://www.euronews.com/2021/05/04/greece-wants-to-boost-economic-growth-by-up-to-7-from-57bn-recovery-plan
[118] https://nujournalismingreece2017.wordpress.com/2017/06/12/desperate-to-escape-debt-greece-is-forced-to-sell-off-its-major-infrastructure/ ; https://hradf.com/en/home/
[119] https://nujournalismingreece2017.wordpress.com/2017/06/12/desperate-to-escape-debt-greece-is-forced-to-sell-off-its-major-infrastructure/
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[122] http://iobe.gr/docs/research/en/RES_03_15072020_SUM_EN.pdf
[123] https://nujournalismingreece2017.wordpress.com/2017/06/12/desperate-to-escape-debt-greece-is-forced-to-sell-off-its-major-infrastructure/
[124] https://nujournalismingreece2017.wordpress.com/2017/06/12/desperate-to-escape-debt-greece-is-forced-to-sell-off-its-major-infrastructure/
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[126] https://nujournalismingreece2017.wordpress.com/2017/06/12/desperate-to-escape-debt-greece-is-forced-to-sell-off-its-major-infrastructure/
[127] https://www.ilsole24ore.com/art/le-radici-crisi-valutaria-turca-radiografia-AEQA0h3?refresh_ce=1#U408207632087aF
[128] QUANDO IL CRIMINE SI FA STATO: LA TURCHIA DI KAMER E ERDOĞAN | IBI World Italia ; GEZI PARK: IL SIMBOLO DELLA TURCHIA AL COLLASSO | IBI World Italia
[129] https://www.panorama.it/news/dal-mondo/crisi-economica-turchia-colpe-Erdoğan
[130] https://www.ilsole24ore.com/art/turchia-tempesta-lira-travolge-ministro-finanze-suo-posto-fedelissimo-Erdoğan -AEr7xU0
[131] https://www.panorama.it/news/dal-mondo/crisi-economica-turchia-colpe-Erdoğan
[132] https://www.ilsole24ore.com/art/le-radici-crisi-valutaria-turca-radiografia-AEQA0h3?refresh_ce=1
[133] https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/03/turchia-linflazione-vola-al-36-ankara-impone-alle-aziende-di-convertire-in-lire-un-quarto-dei-ricavi-realizzati-allestero/6443995/
[134] https://www.ilsole24ore.com/art/le-radici-crisi-valutaria-turca-radiografia-AEQA0h3?refresh_ce=1
[135] https://www.panorama.it/news/dal-mondo/crisi-economica-turchia-colpe-Erdoğan

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CAT: Geopolitica

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