Ucraina, terra di confine di Di Pasquale: in anteprima la prefazione di Zafesova

6 Agosto 2022

Dieci anni fa, una piccola ma valente casa editrice abruzzese, Il Sirente, ebbe il coraggio di scommettere su un autore agli esordi, Massimiliano Di Pasquale, e su un luogo, l’Ucraina, pressoché sconosciuto al pubblico italiano.

Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa Sconosciuta, uscito in concomitanza con Euro 2012 il campionato europeo di calcio organizzato da Polonia e Ucraina, si rivelò, contro ogni previsione, un piccolo caso editoriale.

Quando un anno più tardi, nel novembre 2013, scoppiò a Kyiv la protesta di piazza conosciuta come Euromaidan, che poi originò l’occupazione russa della Crimea e l’inizio in Donbas di un conflitto che da 8 anni vede contrapposti un Paese che rivendica la propria indipendenza e appartenenza al mondo liberale e democratico dell’Europa e un altro, incapace di riformarsi perché culturalmente alieno ai concetti di libertà, democrazia e rule of law, che usa la forza e la violenza per ricostituire un Impero dissoltosi più di 30 anni fa, il libro di Di Pasquale era l’unico testo a disposizione dei lettori italiani desiderosi di capire ciò che stava accadendo in questa lontana provincia “russa”.

Oggi a una decade di distanza la Gaspari Editore di Udine dà alle stampe una nuova edizione di Ucraina Terra di Confine che al testo originario affianca quattro nuovi capitoli e un inserto fotografico a colori di 32 foto realizzate dall’autore in quasi 20 anni di viaggi in Ucraina.

Tre sono reportage legati ai luoghi della guerra, in particolare quelli relativi a Horlivka e a Chernihiv, città che seppure in modo diverso hanno patito sulla pelle dei propri abitanti la sedicente “denazificazione” del Cremlino con il suo contorno di morte, distruzione, stupri e deportazioni.

Il quarto capitolo, intitolato La guerra di Putin all’Occidente, è un breve saggio che esamina cause e conseguenze del conflitto in atto con un’attenzione particolare al tema della guerra ibrida e della disinformazione, concetti chiave per comprendere la portata dell’attacco della Russia di Putin al mondo democraticooccidentale.

In anteprima su Gli Stati Generali la nuova prefazione del libro curata dalla giornalista e saggista Anna Zafesova (Il libro, già prenotabile su Amazon, sarà disponibile a partire dal 19 agosto).

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Fino a pochi mesi fa, la maggior parte degli italiani non sapeva nulla dell’Ucraina, tranne che è il posto dal quale vengono le badanti e Andriy Shevchenko. Oggi, tutti conoscono Mariupol e la sua tragedia, e la televisione mostra cartine dettagliate di Bucha, Irpin e altri sobborghi di Kyiv dove i soldati russi hanno fattoripiombare l’Europa nell’incubo del genocidio che contava di non dover mai più rivivere. La guerra lanciata dalla Russia ha svelato all’opinione pubblica occidentale un Paese sorprendente: il coraggio del suo Presidente liquidato fino a quel momento come “comico”, l’eroismo e la bravura dei soldati della sua resistenza, lasolidarietà e l’orgoglio dei suoi abitanti, la preparazione della sua classe politica che ha mostrato al mondo volti giovani e moderni, tra cui molti volti femminili. Il luogo comune di un Paese piccolo, povero, ma soprattutto lontano, in ogni senso, si è infranto contro i panorami di metropoli moderne e città storiche, di fabbrichegigantesche trasformate in roccaforti della resistenza, come l’ormai leggendaria acciaieria Azovstal, e di metropolitane monumentali diventate rifugio dai bombardamenti per migliaia di cittadini, e chi profetizzava una rapida disfatta si è  trovato di fronte a una potenza militare che ha mandato a picco l’ammiraglia della flotta russa.

La scoperta che l’Ucraina fosse il più esteso Paese dell’Europa ha ribaltato le gerarchie di un certo immaginario del mondo “extracomunitario” per chi non aveva ancora realizzato bene la geografia lasciata dal collasso dell’Impero sovietico. Gli ucraini avrebbero preferito un altro modo per entrare in Europa, ma èstata la guerra più crudele dopo il 1945 a sconvolgere la mappadel continente, facendo emergere un Paese che già nel 2014 aveva fatto una rivoluzione in piazza sotto le bandiere dell’UE. Massimiliano Di Pasquale fa parte da anni di quello sparuto gruppo di esperti italiani che l’Ucraina l’hanno studiata e presa sul serio, convinti che sarebbe stata un Paese cruciale per le sorti europee, e che nel laboratorio politico di Kyiv si stava elaborandoquell’antidoto alle dittature postsovietiche che non a caso Vladimir Putin ha ritenuto necessario annientare prima che venisse esportato a Est. Il suo libro colma una lacuna impossibile – sugli scaffali delle librerie italiane manca tuttora un volume che racconti l’Ucraina contemporanea, perfino l’unica guida turistica èormai fuori catalogo da anni – e propone al lettore un viaggio in un Paese che era sorprendente ancora prima di sorprendere tutti. È un libro di viaggio, appunto, in una tradizione piacevolmente classica, che però – pur essendo stato scritto qualche anno fa – diventa oggi un documento prezioso per capire l’attualità. Perché Di Pasquale racconta l’Ucraina non come un luogo “esotico”, ma come una terra che, seppure “di confine”, appartiene alla nostra storia, ha condiviso con noi pezzi di passato, dai greci antichi ai genovesi. Che è terra di sontuoso barocco e di algide architetturedell’avanguardia, di cattedrali bizantine e castelli medievali, che èla patria di un calcio leggendario e di scienziati rivoluzionari. Che, sfidando il mito dell’imperialismo culturale russo, Nikolai Gogol, prima di scrivere Le anime morte, parlava ucraino e aveva immortalato nei suoi racconti la magia della campagna ucraina piùarchetipica. Che il primo capolavoro di Bulgakov, Guardia bianca, è ambientato nella sua natìa Kyiv, la Città come la chiamano tuttora i suoi abitanti, che ne è protagonista a pieno titolo. Che venivano dall’Ucraina l’inventore della chirurgia militare Nikolai Pirogov e quello dei viaggi spaziali Sergei Korolev. Che metà di Hollywood e di Wall Street (oltre che della letteratura e dello spettacolo sovietici) vengono da Odessa, la città della famosa scalinata della Corazzata Potemkin, fondata da uno spagnolo di (oscure) origini napoletane. E che anche metàdell’economia moderna è stata inventata da geni nati negli shtetlucraini, gli stessi dove il protagonista di Ogni cosa e illuminata di Safran Foer va alla ricerca di un passato cancellato, ma ancora vivo, nonostante tutto.

Un passato che aiuta a capire perché, unico Stato dell’ex URSS (oltre ai tre Paesi Baltici già rientrati in Europa) ad essere rimasto per tutti i trent’anni dell’indipendenza una democrazia, l’Ucraina sia riuscita a produrre gli anticorpi al suo passato totalitario. Anticorpi attinti da influenze europee, dagli echi del Rinascimento arrivati attraverso la Polonia, dalla tradizione libertaria cosacca, dalla convivenza tra diverse culture e religioni, ma anche dall’assenza, in una parte cospicua del territorio storico, della servitù della gleba che ha devastato per secoli lo sviluppo russo. Un libro fondamentale per smentire lo stereotipo dell’Ucraina come “piccola Russia”, e comprendere come mai, in soli trent’anni, da quella che era sembrata (e continua a sembrare al Cremlino) una colonia diventata indipendente per caso e per errore della storia, nel cuore del Vecchio Continente sia nata una nazione giovane, ma già matura, che ha rigenerato l’idea stessa dell’Europa.

Oggi che l’Ucraina è tornata in cima al dibattito internazionale per la sua tormentata strada di emancipazione post coloniale, questo libro diventa una guida preziosa a una terra vicina quantosconosciuta. È un diario di viaggio che racconta in flash vividi e attraverso personaggi diversi un Paese grande e incredibilmente vario. Dai fasti mitteleuropei della Leopoli ancora nostalgica degli Asburgo, con l’intero centro storico dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ai palazzi dei khan tatari nella Crimea annessa e saccheggiata dai russi anche della sua memoria, dai santuari dell’ebraismo più mistico di Uman a quelli della chiesa ortodossa che coronano di cupole d’oro Kyiv, dalle distese di Zaporizhzhya dove i cosacchi combattevano i turchi, alle campagne che ancora ricordano la terribile carestia staliniana, il Holodomor che la Russia ancora oggi si rifiuta di ammettere non solo come sua colpa politica, ma perfino come fatto storico. La storia è stata un fronte della guerra con Mosca ancora prima delle bombe, tra una Russia nostalgica ossessionata dall’imporre la propria visione del passato anche a colpi di missili, e un’Ucraina che dal recupero delle sue radici ha tratto un’idea di futuro europeo. Il viaggio di Di Pasquale si snoda dalle industrie di Dnipro, dove si costruivano i missili nucleari sovietici (e dove oggi esiste una delle più fiere tradizioni di orgoglio nazionale ucraino, che parla russo quanto il vicino Donbas nostalgico dei minatori di Stakhanov), al melting pot culturale, etnico e commerciale di Odessa, il porto di quello che era ed è tornato a essere il “granaio d’Europa”, alla roccaforte militare di Sebastopoli, una città fondata dalla e sulla guerra, alle cantine dei vini pregiati dello zar a Massandra (la più grande del mondo), in una avvincente panoramica di un luogo dove sono nati e passati conti polacchi e giannizzeri turchi, rabbini taumaturghi e santi ortodossi, scrittori mitteleuropei e inventori sovietici, architettiitaliani del Rinascimento e spietati commissari della Cheka che sterminavano i contadini per un sacco di grano. Dove si sono consumate grandi tragedie come la Shoah e Chornobyl, e dove oggi una nazione con una grande storia si è inventata e si ècostruita un futuro per il quale è pronta a combattere. Un Paese dalle molteplici anime, che contiene e coltiva differenze linguistiche, religiose, politiche ed etniche, unite però da una idea di indipendenza forgiata dalle bombe russe quanto dal sogno europeo. Di Pasquale fornisce un quadro rapido e fedele delle tormentate vicende politiche degli ultimi anni, ma forse è prezioso soprattutto come racconto della vita di un Paese, della sua storia, dei suoi paesaggi, con le voci dei suoi abitanti che parlano del loro passato e del loro presente, della ricerca di un’identità e della loroesperienza sulle rovine di un Impero ancora in convulsioni, in testimonianze vive e contraddittorie. Voci da ascoltare per capire il fenomeno ucraino, e per innamorarsi di un Paese che finalmente riconosciamo, con colpevole ritardo, una terra di confine che peròsi trova dal nostro lato della storia.

Anna Zafesova

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CAT: Geopolitica

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