Imprese e internazionalizzazione: nasce IMI Corporate & Investment Banking
Con l’integrazione di Banca Imi nella capogruppo Intesa Sanpaolo, che sarà completata a luglio, nasce la nuova divisione IMI Corporate & Investment Banking, con l’ambizione di creare una struttura leader in Italia a supporto delle grandi imprese con una forte proiezione internazionale. L’iniziativa è stata presentata oggi a Milano da Gaetano Miccichè, Mauro Micillo e Massimo Mocio che saranno rispettivamente chairman, responsabile di divisione e responsabile di Global markets & Investment banking (deputy della nuova divisione).
La nuova realtà, che ha deciso di mantenere un chiaro riferimento al brand e al “modello IMI”, che si è affermato negli anni come punto di riferimento solido per i clienti, e si propone di sostenere la ripresa economica del nostro Paese. Con questo obiettivo, restano fondamentali la capacità di rapporti di approfondita conoscenza dei clienti e delle loro esigenze, in relazione alla realtà economica internazionale e alla macchina amministrativa del nostro paese.
Proprio per questo, fin dalla nascita della divisione si pone l’obiettivo di un ulteriore rafforzamento di un presidio internazionale consolidato negli anni, tramite un network di hub e filiali corporate presenti in 25 paesi nel mondo, in grado di accompagnare e assistere i clienti nelle attività al di fuori dei confini nazionali. Infine, la nuova IMI Corporate & Investment Banking si confermerà come centro di eccellenza sui prodotti di capital markets, investment banking e finanza strutturata.
«La storia del brand IMI non è solo il susseguirsi degli eventi che hanno caratterizzato la società, è anche e soprattutto l’emblema di un modello che rappresenta un unicum nel panorama economico e finanziario italiano e che si intreccia, in modo inscindibile, con la storia stessa del nostro Paese», ha dichiarato Micciché.. Nata nel 1931 per il risanamento industriale e finanziario delle imprese italiane, la sua evoluzione passa per gli anni della Seconda guerra mondiale dove il suo apporto fu essenziale per la riconversione della produzione ad usi civili alla fine del conflitto mondiale. «Negli anni del dopo-guerra l’istituto fu protagonista dei programmi di investimento alla base del Piano Marshall che posero l’industria italiana, sia privata che pubblica, su basi più competitive nel contesto economico internazionale. Dagli anni ’50 l’IMI finanziò la crescita dei settori industriali e dei servizi che trainarono il cosiddetto miracolo economico” contribuì ai cambiamenti infrastrutturali del Paese, svolse un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno, oltre che per l’innovazione e l’adozione di tecnologie avanzate da parte del sistema industriale», continua Micciché. «Oggi, l’integrazione di Banca IMI in Intesa Sanpaolo rappresenta l’ultimo tassello di un percorso di eccellenza e rafforza la vocazione del gruppo nel supporto a imprese, pubbliche amministrazioni e istituzioni finanziarie».
Secondo Micillo, responsabile della divisione Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca IMI, «l’integrazione, realizzata in completa continuità di business, vuole proseguire il percorso di eccellenza che ha determinato il successo del “modello IMI” nel corso degli anni, creando una nuova realtà che si pone come motore per il raggiungimento dei risultati di tutto il gruppo». La nuova divisione IMI Corporate & Investment Banking, affonda così le proprie radici nei valori che hanno reso Banca IMI un centro di eccellenza nei prodotti di capital markets, investment banking e finanza strutturata, valorizzando al contempo il modello unico e distintivo del CIB di Intesa Sanpaolo».
Il direttore generale di Banca IMI, Mocio, ha evidenziato che «Banca IMI si presenta all’appuntamento da tempo fissato per l’integrazione in Intesa Sanpaolo dopo aver conseguito il miglior risultato netto consolidato mai realizzato nella sua storia: oltre 1,4 miliardi di euro, in aumento del 76% rispetto all’anno precedente. Una crescita importantissima, che ha visto un’ulteriore conferma nel risultato netto consolidato registrato al 31 marzo di quest’anno, pari a 411 milioni di euro, in aumento del 71,1% rispetto allo stesso periodo del 2019».
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