il ponte che non c’è nell’isola del tesoro

15 Maggio 2024

Cronache elettorali. Mentre ci aspettiamo dibattiti accesi sui Trattati Europei da modificare, Conferenza per il futuro dell’Europa (CoFoE), transizione energetica, pace in Ucraina e a Gaza, in Sicilia ( V° Collegio) qualcuno dovrà pur parlare del Ponte. Venti anni fa, nel convegno “Strade malate”, tenuto a Roma nel gennaio 2003, il Presidente Emerito Scalfaro disse che già da quando era giovanissimo Costituente si parlava del “ponte che non c’è”. E chiosava …“sono passati 50 anni ne passeranno altri 100”. Parole coerenti con quelle di Giovanni Giolitti che nel 1903 bollò quell’opera utile solo a trasferire “ qualche cassetta di arance”.

Ma adesso ci siamo, il Ponte è dato per certo e, udite, vi è anche un cronoprogramma del Ministero Infrastrutture che prevede l’inizio dei lavori per agosto 2024. Però nei documenti si parla di “recinzione dei cantieri” per il dicembre 2024. Qualcosa non torna!

Mentre impazza (si fa per dire) la campagna elettorale, un giovane giornalista, Cesare Treccarichi, viso aperto e sincero dei giovani quando sono sinceri, pone il problema della sicurezza al professore Antonino Risitano, già docente di Costruzione Macchine nell’Ateneo di Catania, il quale, a sua volta,  si chiede  se il Ponte, con i suoi record di altezza dei piloni, lunghezza e larghezza, rientri nei canoni della fattibilità, da cui derivano sia l’affidabilità sia la sicurezza. Tra gli articoli scritti su Today.it,[1], il giovane Treccarichi riferisce inoppugnabili dati tecnico-scientifici difficili da ricusare. Punto Primo: Sicurezza dei cavi primari che ancorano il Ponte alle estremità di terra e  reggono la struttura dei piloni. E qui il Prof. Risitano cita a Treccarichi l’esempio dello stendino dei panni:

Proprio questi cavi rientrano tra i numerosi record del ponte sullo Stretto di Messina. Ogni cavo ha un diametro di 1,26 metri, con una lunghezza di oltre 5,3 chilometri tra i due ancoraggi. In totale i quattro cavi pesano 170.00 tonnellate, all’incirca quanto una nave da crociera. Qualcosa di “mai visto prima”, ci dice Risitano.

“I cavi del Ponte? Buoni per stendere i panni”

Come abbiamo visto è lo stesso progettista a spiegare che servono prove da stress per i cavi. Ma il riferimento non è chiaro: “Qualcuno dovrebbe spiegare il contenuto del documento – dice Risitano a Today.it – Il coefficiente di sicurezza scelto dal progettista non può valere per strutture dinamiche e oscillanti come il ponte sullo Stretto. Non è accettabile, andrebbe bene per i ponti ferroviari, strutture più massicce e stabili. Teoricamente avrebbe lo stesso limite uno stendino, ma le implicazioni per la sicurezza sono differenti: se cadono i vestiti non fa nulla”.

Punto Secondo:

fig. 1 Il prototipo della macchina per testare i cavi (fonte: Progetto definitivo / Stretto di Messina S.p.A).

” Ed ancora per collaudare i cavi serve una macchina che non esiste. La macchina per i test che non c’è: il ponte sullo Stretto non si può fare! Come altre componenti del ponte anche i cavi vanno testati con strumenti adeguati. È lo stesso progettista della Stretto di Messina a mostrare come dovrebbe essere il macchinario delle prove da sforzo.

 

 

 

 

 

 

fig. 2 Esempio di una macchina per testare i cavi di un ponte (fonte: Habib Tabatabai, Università del Wisconsin-Milwaukee).

Test con macchine di questo tipo sono stati fatti nei primi anni ’90 in Cina e Giappone. Il problema è che per testare un’opera da record come il ponte sullo Stretto ci vogliono macchine adeguate, anche per le dimensioni “senza precedenti” dei cavi. E secondo i dati indicati dal progettista e sviluppati dal professore Risitano, il macchinario per testare i cavi del ponte dovrebbe poggiare su una base in acciaio con la forma di un parallelepipedo alto non meno di 6 metri, lungo circa 100 metri e largo circa 60 metri, con elementi di appoggio alti 15 metri. Per rendere l’idea, il macchinario sarebbe alto come un palazzo di cinque piani e lungo come un campo da calcio. Una macchina per testare i cavi con queste dimensioni non esiste e per Risitano, che per decenni si è occupato di costruire macchine complesse, “ci vorrebbero 15 anni di studio per crearne una così da zero. Per di più – sottolinea – servirebbe una quantità d’olio inimmaginabile per i pistoni e le componenti meccaniche. Solo i cilindri sarebbero alti 6 metri e capaci di riprodurre oscillazioni da 8 hertz, cioè 8 movimenti al secondo. Senza parlare della progettazione dei siti produttivi di una macchina simile”.

Caro Presidente Oscar Luigi Scalfaro, avevi proprio ragione! Il Ponte che non c’è non si potrà neanche fare. Come definirlo? Beh basta ricorrere ad una qualsivoglia citazione letteraria: “Molto rumore per nulla”, “L’Isola del tesoro”, insomma tutto va bene per definire la fattibilità dell’assurdo.  Cari candidati del V° Collegio ne parlerete voi ?

 

[1] Fonte Cesare Treccarichi. Il ponte sullo Stretto “non è fattibile”: è scritto proprio nelle carte del progetto. Today.it, 10 maggio 2024

TAG: Antonio Giolitti, matteo salvini, Oscar L. Scalfaro, Ponte sullo stretto di Messina
CAT: infrastrutture e grandi opere, tutela del territorio

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