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Letteratura

La scelta di Paride

di Filippo Cusumano
30 Aprile 2020

Quel giorno la professoressa d’italiano era assente per un’indisposizione.
Venne quindi a sostituirla il giovane preside (non ancora quarantenne, se ben ricordo).
L’argomento della lezione, dedicata ad un canto dell’Iliade, fu Paride. 
Il preside ci invitò a dire quello che pensavamo di lui e delle sue scelte.
Tutti, nessuno escluso, pensavamo a Paride come ad uno sconsiderato: per la bramosia di possedere Elena aveva scatenato un conflitto di proporzioni incredibili e causato la fine della sua città.
“Cosa avrebbe dovuto fare, quindi, Paride, per riscuotere la vostra approvazione?”, chiese il preside a quel punto, con una punta di ironia nella voce.
In molti alzarono la mano, impazienti di esprimersi.
Di sicuro lo feci anch’io, anche se non il più pallido ricordo di cosa dissi.
I suggerimenti per Paride erano di vario tipo.
Visto che era un bel ragazzo e pure un principe poteva cercarsi una brava e bella ragazza non maritata e vivere felice e contento.
Se proprio non ce la faceva a stare lontano da lei, poteva mantenere nascosta la relazione e soprattutto evitare di fuggire con lei. E soprattutto di portarsela a casa, scatenando un conflitto.
Quando tutti ebbero detto la loro, il giovane preside disse che Paride aveva fatto l’unica cosa che era possibile fare.
“Quando si è giovani e si è innamorati, non esiste altra scelta possibile se non quella di seguire le ragioni del cuore. Non c’è posto per i calcoli, per la prudenza, per l’opportunismo. Paride non poteva fare che quello che ha fatto: amare Elena con tutto se stesso. ”
Ho pensato spesso a quella lezione.
Soprattutto quando ho raggiunto l’età di Paride.
Che senso ha avere vent’anni se non ci si innamora senza ritegno?

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