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Letteratura

La solitudine del Grillo (Pamphlet sul vuoto funzionale del m5s) -parte quinta-

di Oscar Nicodemo
13 Aprile 2021

Cosa, nella genesi del M5S, a partire dai “vaffa day” fino al suo ingresso ministeriale e governativo, è sfuggita agli occhi dei tanti, che per quanto attenti non hanno saputo ben vedere oltre la rabbia antropomorfica (a me è apparsa sempre più selvatica che ragionata) del popolo del M5S?
Gli italiani hanno tutte le virtù possibili e immaginabili, tranne una: quella di saper dare il giusto valore alle cose e alle persone. Da questa mancanza prendono origini sopravvalutazioni e sottovalutazioni di ogni sorta. Tanto in politica, quanto in ambito specificamente culturale e artistico, si prendono deliberatamente delle cantonate inspiegabili. Non credo, in questo frangente storico, ci siano paesi al mondo, che, al pari del nostro, possano contare politici, scrittori e artisti in genere così miserabilmente scarsi.
Tant’è che l’Italia sembra stia scontando, nei confronti della storia, una umiliante nemesi: i mediocri del presente e di ogni disciplina, che tengono incontrastati il campo, sono il tributo da pagare per aver avuto, nel passato, generazioni di donne e uomini di grande valore umanistico. In pratica, il neo-oscurantismo moderno, di cui nessuno parla, costituisce il punto più basso di un fondo da toccare per darsi la spinta e risalire. Ecco, al di là della solita solfa vichiana, abusata a dismisura, dei corsi e ricorsi storici, bisogna sprofondare fino all’estremità anche per una legge propriamente fisica, non solo filosofica: è appoggiando i piedi sul fondo che possiamo imprimere al nostro corpo una maggiore forza per riemergere.

Riaccostandomi all’interrogativo posto poco prima, vi è da rimarcare che l’interpretazione di un eclatante fenomeno politico e di massa come il M5S è stata delineata, nel corso di questi anni, dall’analisi lenta di una élite oblomoviana dedita all’opinionismo. Non si può ridurre il grillismo a una specie di populismo megafonato, anche perché altri, prima del signor G, hanno provato a percorrere la medesima strada senza ottenere risultati apprezzabili. Sia pure in un clima di squilibrio politico e sociale, non basta urlare, o dimostrarsi arrabbiato più degli altri per garantirsi l’approvazione della piazza. E, trovo banalissima la frase “ha saputo parlare alla pancia della gente”. Chi è abituato a far leva sul ragionamento e il pensiero non si affida alla reazione del proprio intestino!
Rispondendo al quesito, il signor G è stato abilissimo nel trasformare una percezione veritiera in una strategia di lotta politica. In sostanza, una volta colta, da par suo, la rabbia controllata di una moltitudine, l’ha sapientemente indirizzata nella riserva che egli aveva istituito, dando vita al M5S. Come se avesse fatto emergere, in superficie, un fiume carsico in piena, deviandolo nel territorio di sua proprietà. Così, l’insofferenza di tanta gente ha trovato asilo, ha preso forma e si è materializzata in suffragi elettorali. Un patrimonio, dunque, umano e di voti, che andava gestito ed educato a una rivoluzione gentile, culturale e di costume. Già, ma gli “educatori”, ossia i punti di riferimento per i risentimenti e le speranze di una così folta schiera di persone sono stati individuati, oltre che nei fedelissimi componenti dell’associazione Rousseau, nelle identità dei vari Di Maio, Di Battista, Morra, Casalino e altri noti. Gente, che, senza conoscere neanche la lingua nazionale è stata mandata a fare il Ministro degli Esteri, oppure il portavoce del governo, non sapendo esprimere una sola frase di senso compiuto.

Data, appunto, la modestia disarmante degli interpreti suddetti, che non sono stati in grado di rappresentare la proiezione assoluta della base e di nobilitarne le istanze, la stessa ha finito per essere caratterizzata dall’atteggiamento maldestro di una frangia dell’elettorato pentastellato. Così, l’intero mondo dei cinque stelle, nell’assenza più totale di una linea dialettica di confronto interno, si è prestato a essere valutato come una folla di sprovveduti e rancorosi di varia tipologia, impulsiva e viscerale, osservante un presupposto di “purezza” eretto a totem: francamente, qualcosa di impressionante, che sapeva di setta religiosa.
Erroneamente valutato alla nascita, da analisti e avversari, il M5S è cresciuto a dismisura anche in conseguenza di una non corretta lettura delle sue potenzialità elettorali. Crollerà, a mio avviso, per effetto del suo stesso peso.
E, gli stessi che ne hanno preso sottogamba la forza iniziale, ora ne trascurano la debolezza terminale.
La rappresentanza parlamentare dei grillini, d’ora in avanti, si neutralizzerà da sola, scomponendosi come un cavallo da trotto che rompe in galoppo. La tendenza a disunirsi delle varie anime pentastellate e la vulnerabilità crescente dello stesso signor G, rientrato in se stesso, avendo smesso i panni da ciurmatore, rimodelleranno il M5S sui paradigmi del partito tradizionale che si rapporta al gioco parlamentare. Che paradosso! Si pensi, il signor G diventa finalmente un leader politico, e il suo partito anziché crescere, diminuisce.
(continua)

Luigi Di Maio m5s politica italiana
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