Sarah, il delitto di Avetrana nel nuovo libro di Piccinni e Gazzanni
Sono passati dieci anni dalla scomparsa di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana che uscì di casa il pomeriggio del 26 agosto 2010 per non farvi più ritorno. A raccontare la triste vicenda, e il processo mediatico che ne derivò, è adesso “Sarah” (Fandango Libri, pp. 320) di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni appena uscito in libreria. Il romanzo inchiesta getta dei dubbi inquietanti sulle condanne del processo – a scontare infatti l’ergastolosono la cugina della vittima Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano, che in questi anni si sono sempre dichiarate innocenti – e annovera numerosi documenti inediti ed esclusivi, come una lunga autobiografia firmata da Michele Misseri, che racconta la sua difficile vita e torna a ribadire la sua colpevolezza.
Per gentile concessione degli autori e dell’editore ne pubblichiamo qui un estratto.
SARAH
“Vogliono incastrarlo.” Pensa questo Sabrina Misseri mentre rimette in ordine gli asciugamani, fa la doccia, si veste e davanti allo specchio pettina in due codine i capelli.
È un mercoledì di inizio ottobre, il 6 per la precisione. Il cellulare nelle ultime ore è stato un cortocircuito di richieste: hanno telefonato amici, giornalisti, clienti, parenti. Da oltre un mese la vita di Sabrina sembra appartenere a una sconosciuta e lei con fatica prova a mettere insieme la sua ingiustificata popolarità con il lavoro da estetista nella stanzetta in via Deledda.
Quella mattina è sola in casa. I genitori, insieme a Valentina, sono partiti presto per Taranto perché dovranno essere interrogati dai pm Mariano Buccoliero e Pietro Argentino.
Tutto è uguale alle settimane precedenti. Ancora nessuno sa – benché qualcuno sospetti che sia vicina una svolta – che quella sera Michele Misseri confesserà davanti agli inquirenti l’omicidio di Sarah, e ne farà ritrovare il corpo.
Quasi avvertisse nell’aria una sinistra elettricità, la vibrazione che prelude alla sciagura, Sabrina è tesa. Se non fosse già tutto un disastro – se non fosse tremendo leggere i commenti che scrivono su di lei, che la battezzano grassona e assassina, se non fosse che già le lettere minatorie, le telefonate anonime e gli insulti scandiscono le sue giornate – potrebbe pensare che stia tutto per cambiare. Ma è così che succede quando da brava cugina ci si trova incastrati nell’essere un personaggio televisivo che altri hanno creato per te.
Si avvicina al comodino. Sopra c’è una lettera. Gliel’ha inviata una donna di Rimini. Sabrina prende il foglio e legge, nella scrittura delicata, che svolazza sul foglio a righe: “La sofferenza che ha provato Sarah te la auguro con cuore di mamma”. Forse, riflette, non è più sul precipizio. Forse, ormai e senza accorgersene, ha oltrepassato il confine. (…)
In quelle ore gli occhi dei giornalisti e del pubblico, ma soprattutto degli inquirenti, sono rivolti esclusivamente a Michele. Il ritrovamento del cellulare da parte di suo padre è troppo strano per non destare sospetti, Sabrina – come tutti – lo sa. (…) In ansia chiama più volte la sorella Valentina, ma lei non risponde. Si dedica allora a prepararsi per l’appuntamento con Maria Lucia Monticelli di Chi l’ha visto? fissato per la sera: Concetta insieme all’avvocato Valter Biscotti si collegheranno con Federica Sciarelli da casa Misseri. Ormai, è pomeriggio inoltrato. Cosima e Michele sono ancora a Taranto. Tutto intorno – fuori dalla finestra e per le strade – il Salento è un paradiso incendiato.
La notizia della lunga assenza dei coniugi Misseri comincia a trapelare tra i giornalisti, e si allarga nel mare di Avetrana come una goccia di petrolio.
Sabrina continua a negarsi al telefono, ma alla fine – mentre i tecnici di Chi l’ha visto? stanno montando luci e telecamere per la diretta nel salotto di casa sua – un giornalista riesce a contattarla. “Vogliono incastrarlo”, mormora soltanto lei e, prima che inizi la trasmissione, decide di non partecipare.
Il collegamento segue un copione già noto. (…) Si cerca di ricostruire i movimenti di Sarah, si fa luce sulle novità del caso, si lanciano appelli. Sono gli ultimi minuti, prima della fine della speranza.
Alle 23:17 un’agenzia dell’Ansa, prima tra tutti, comunica che Michele Misseri ha confessato l’omicidio e che ora sta accompagnando le forze dell’ordine nelle campagne fuori Avetrana, dove il corpo di Sarah è stato buttato e nascosto.
Sono minuti disperati. Poco prima, Federica Sciarelli ha riaperto il collegamento. E adesso le telecamere eternano quel momento di sospensione e paura indugiando sugli ospiti della trasmissione. Alessio Pisello, la polo blu, e Ivano Russo con la maglietta bianca, gli occhiali dalla montatura in metallo, restano fermi e quasi si confondono con la credenza scura, alle loro spalle; di lato è seduto l’avvocato Valter Biscotti, la giacca con la camicia dal colletto bianco, la pochette bianca anch’essa, il viso contratto in una smorfia indecifrabile. Regge il microfono con disappunto. L’attenzione di tutti è su Concetta, una sfinge.
“Il Quotidiano di Puglia – spiega Federica Sciarelli, rivolta alla donna – dice che lo zio avrebbe confessato. Improvvisa svolta nel giallo di Avetrana. Sarah Scazzi sarebbe stata uccisa. In questi minuti i Carabinieri stanno cercando il corpo. Secondo le prime indiscrezioni, Michele Misseri avrebbe confessato nel corso di un interrogatorio durato diverse ore.”
Gli occhi di Concetta, due pietre laviche scure e inespressive, vagheggiano sul volto bianco, le lentiggini sul naso, le gote arrossate, le labbra arricciate nel disgusto. I capelli rossi le incorniciano il volto pietrificato. Non fa niente. Immobile, stretta nelle spalle, guarda la telecamera.
Intanto, Federica Sciarelli – mentre le note stampa si susseguono veloci, e le vengono consegnate in fogli bianchi che dispone sul tavolo davanti a lei – si rivolge di nuovo alla donna: “Concetta vuole che terminiamo il programma? Mi dica lei. Perché se lei vuole che noi smettiamo il programma, io interrompo immediatamente la programmazione di Chi l’ha visto? Decida lei, ovviamente”.
La voce di Concetta, che pare arrivare da un aldilà lontanissimo, mormora: “Sì, è meglio”. La diretta però prosegue.
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