La nuova normalità degli spread intra Euro

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3 Giugno 2022

Lo spread, uno dei grandi convitati di pietra della politica nazionale negli ultimi dieci anni. Che ne sarà di lui, e quindi di noi? Sappiamo tutti, ormai, che la distanza di rendimento tra i titoli di debito italiani e quelli tedeschi misura la solidità del sistema Italia agli occhi dei finanziatori internazionali. Più ampia è la distanza, e più fragili siamo, perchè significa che più alti sono i rendimenti che dobbiamo promettere ai mercati perchè comprino il nostro debito finanziando così la spesa del nostro paese. In un interessante report curato dalla fixed income strategist Chiara Manenti per Imi Intesa Sanpaolo si analizzano i cambiamenti strategici messi in atto dalla Bce e le conseguenze che questi potranno avere sul prossimo futuro.

“Gli spread intra euro sono stati finora molto correlati alla direzionalità dei rendimenti core” si legge in apertura del documento “L’avvio di una fase di rialzo dei tassi da parte della BCE dovrebbe spingere al rialzo i rendimenti reali nel medio termine, esponendo gli spread ad ulteriori fasi di allargamento. Ad agire da supporto al mercato dopo la chiusura del QE resterà comunque la stagionalità favorevole dell’offerta nella seconda parte dell’anno, mentre maggiori pressioni si verificheranno il prossimo anno. L’analisi delle componenti del rischio di credito degli emittenti euro mostra che il rischio di ridenominazione ha giocato un ruolo importante nel caso dell’Italia. In futuro, continuerà a essere sensibile alle vicende politiche proprie dei singoli paesi. Invece, il rischio di default dovrebbe restare sotto controllo data la dinamica positiva del parametro “r-g””

Analizzando i flussi netti dei titoli governativi, prosegue il report “risulta evidente che il mercato deve trovare un nuovo equilibrio, dato che la prospettiva da giugno in poi è di perdere il principale acquirente degli ultimi due anni, l’Eurosistema, acquirente per di più non sensibile ai prezzi. Sulla base dei dati forniti dalla BCE relativi ai programmi rivolti ai titoli del settore pubblico, elaborati per depurarli dalla quota di titoli degli enti locali e delle agenzie e corretti per il prezzo medio di acquisto, risulta che l’Eurosistema ha permesso agli investitori istituzionali e privati di ridurre lo stock detenuto di governativi di circa 180 miliardi nel 2020 e 210 miliardi nel 2021. Con la graduale riduzione degli acquisti decisa dalla BCE, nei primi cinque mesi di quest’anno il mercato ha dovuto assorbire circa 41 miliardi di euro di governativi e secondo le nostre previsioni di offerta nel mese di giugno saranno emessi, al netto di acquisti BCE pari a 20 miliardi di euro, circa 60 miliardi di euro di titoli. Nel secondo semestre dell’anno, la stagionalità dell’offerta netta dovrebbe risultare favorevole, con emissioni nette pari a 28 miliardi in T3 e 44 miliardi in T4.

L’offerta netta salirà poi ancora l’anno prossimo, sui livelli analoghi a quelli realizzati prima dell’introduzione del QE nel 2015: sulla base degli obiettivi di deficit disponibili per i vari paesi, a livello annuale l’offerta netta è attesa in aumento a 320 miliardi di euro nel 2023 da 162 miliardi complessivi di quest’anno”

Interest Rate Strategy maggio 2022: clicca qui per leggere il report completo

TAG:
CAT: macroeconomia

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