Ho visto uno col rosario sulla “mia” panchina: il Milan non è un’acquasantiera!

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9 Marzo 2015

Ricordo ancora i lazzi che accompagnarono la celestiale visione del Trap da Cusano Milanino, che nel tentativo di salvare un Mondiale compromesso, quello del 2002 in Corea, innaffiava di santità la panchina con l’acqua benedetta di suor Romilde, sorella per il buon Dio ma anche per il medesimo Giovanni che a lei ricorse quando le cose, come poi accadde regolarmente, sembravano finire in vacca. Ricordo quei lazzi, dicevo, che mi colsero discretamente indifferente, sia alla pratica per me onestamente poco attrattiva, sia alla sadica soddisfazione di chi intercettava in quel gesto una disperazione cristiana.

Credevo quindi che il noto sarcasmo giornalistico dell’italiche gazzette non avrebbe risparmiato «ciò che non avremmo mai voluto vedere sui nostri campi» (cit. Sandro Ciotti), quando impietosissimi obiettivi hanno paparazzato la mano di Pippo Inzaghi inguainata in un imbarazzante rosario con croce penzolante sul dito della fede (persa): l’anulare. Invece niente o quasi: niente lazzi, niente elzeviri, nessuna ironia, nessun riferimento celeste, nessuna indagine su chi gli avesse fasciato il dito di un’ultima, estrema, speranza (poi rivelatisi vana).

Da cristiano disattento, ammetto che la mia laica “milanistitudine” ha subito un colpo durissimo, irritandomi per quella miscela irrispettosa non tanto dell’Altissimo, che del bieco sfruttamento della sua immagine ha fatto solenne abitudine, quanto dell’essere rossonero fino al midollo e assistere alla perdita di ogni dignità, concretamente realizzata dall’ingenuo Inzaghi nell’atto di bagnare stupidamente il naso in un’acquasantiera pur di salvare la nobile panca del Milan. Mischiando sacro e profano e potete immaginare cosa io consideri sacro applicandolo al calcio, Pippo Inzaghi ha commesso il peccato dell’accidia, che in senso religioso vuol esattamente dire «negligenza nel fare il bene», e qui onestamente non si può negare il valore della religione cristiana, panacea di tutti i mali, quando dolorosamente “cede” i suoi simboli perché gli incapaci ne possano trarre sollievo.

Ma non c’è sollievo in questo povero Milan senza una guida, neppure più quella di un distratto presidente che invece del Nazareno, altra simbologia cristiana, avrebbe potuto/dovuto stipulare ben altro patto col Diavolo per restituire dignità a una storia che lui stesso aveva grandemente contribuito a definirsi Grande, senza se e senza ma.
E sulla storia, ancora una piccola cosa. Bisogna averne rispetto, caro Galliani, amministratore condominiale sul quale gravano ancora e chissà perché le decisioni sul futuro (ma solo prossimo) della nostra povera squadra. Inzaghi passerà la notte e poi chissà quante altre. È del tutto evidente che dovrà fare i suoi onesti bagagli e lasciare la casa. È stato nominato. Ma qui si sentono cose che noi umani non avremmo mai nemmeno lontanamente immaginato. Qui si parla di Brocchi come sostituto, un mazzolatore di professione che il calcio non ha mai considerato figlio e neppure nipote acquisito. Non prendeteci ulteriormente per il culo, ragazzi. Qui soccorre la Storia, può soccorrere solo la Storia. E la Storia in questo momento è Mauro Tassotti.

TAG: filippo inzaghi, milan, rosario
CAT: Milano

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