“Magro perché non vuole la dentiera”, detenuto in coma dopo no a scarcerazione

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22 Luglio 2016

E’ una storia delicata che si presta perlomeno a una riflessione quella di G.C., detenuto nel carcere di Vigevano, ora in coma farmacologico per le conseguenze di un cancro al polmone dopo che un anno fa i giudici gli avevano negato la scarcerazione o  un approfondimento del suo stato di salute.

Nell’ordinanza con cui respingevano una richiesta di perizia presentata dal suo legale, Andrea Dondé, anche sulla base di un dimagrimento di 40 kg, i magistrati scrivevano che “nessuna delle pluralità di patologie era in sè ostativa alla permanenza in carcere” di G.C. il quale si sottraeva in parte alla “concreta attuazione delle terapie ospedaliere per sua scelta, come nel caso dell’astensione al fumo e dell’applicazione di una protesi dentaria, quest’ultima risolutiva dei problemi di alimentazione, cui è legata la perdita di peso riscontrata dal difensore”.

Tra le patologie indicate dai giudici anche una “broncopneumopatia cronica con inziali segni di insufficienza respiratoria”. Un mese fa, G.C. che stava scontando la pena dell‘ergastolo per un omicidio, si è sentito peggio del solito ed è stato portato nell’ospedale di Vigevano dove i medici hanno constatato che le sue condizioni erano “gravemente compromesse” tanto da doverlo operare immeditamente ai polmoni e a indurre il coma farmacologico. “Si potrà dire che fumava e che quindi si è ammalato per quello di cancro – spiega Dondé –  ma quando i sanitari parlano di un paziente arrivato in condizioni gravemente compromesse mi viene da pensare che forse si poteva fare di più, almeno quella perizia che avevo chiesto”. Per i magistrati che negarono l’incompatibilità di G.C. col carcere la documentazione medica acquisita un anno fa, si legge nell’ordinanza, era invece “tale da non richiedere ulteriori approfondimenti”.

Manuela D’Alessandro

TAG: Andrea Dondé, carcere, milano
CAT: Milano

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