Sconta due volte la stessa pena, per i giudici è colpa sua che non si è attivato

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28 Maggio 2016

Il detenuto ha scontato 208 giorni di carcere in più per un errore della magistratura ma è in parte colpa sua perché “non si è attivato per fare in modo di far pervenire, anche mediante la direzione generale del carcere, un’istanza direttamente all’autorità giudiziaria anche eventualmente chiedendo l’ausilio per la redazione ad altri detenuti di nazionalità italiana con maggiore esperienza e capacità”. Insomma, il marocchino di 28 anni, che aveva scontato due volte la stessa pena per furto e resistenza, avrebbe dovuto travestirsi d’avvocato o quantomeno interrogare i compagni di cella, ai quali vengono attribuite conoscenze da lucidi giuristi.

Sorprendono le motivazioni con le quali i giudici della corte d’appello di Milano spiegano che l’indennizzo massimo previsto in casi come questo per ingiusta detenzione di 49 mila euro “deve essere congruamente ridotto a 25 mila euro per la condotta colposa dell’istante (seppure non connotata dal requisito della gravità, in considerazioni delle sue condizioni personali e culturali)” consistita nel non essersi attivato “per far valere il diritto alla scarcerazione” e anche perché era già detenuto al momento dell’errore giudiziario. I giudici non gli riconoscono  una somma di denaro più consistente anche considerando che il “soggetto è aduso non sporadicamente al regime detentivo” e l’ingiusta detenzione non gli ha causato “particolare pregiudizio di ordine patrimoniale” dal momento che era già dietro le sbarre quando l’errore gli moltiplicò la pena.

Amine Cherouaqi potrebbe essere stato punito il doppio del dovuto per una svista nel nome trascritto con una lettera diversa nel database dell’esecuzione della pena. Aveva mandato una missiva all’ufficio matricola del carcere in cui spiegava che aveva già passato in galera gli 8 mesi e 20 giorni. “Lui scriveva che doveva uscire  – racconta il suo legale Debora Piazza – ma loro non gli credevano e rispondevano che tutti dicono che devono uscire”.  (manuela d’alessandro)

 

TAG: Amine Cherouaqi, carcere, ingiusta detenzione
CAT: Milano

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