Sui siti le foto di Boettcher in gabbia e dello sfigurato. Fermateci, per favore

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16 Settembre 2015

Guardate i siti dei principali giornali italiani. In altro, tra le principali notizie, ci sono la foto di un ragazzo sfigurato e quella di un ragazzo in gabbia, messe una di fianco all’altra. Stefano Savi con un cappellino che non fa ombra sull’oscenità del martirio e Alexander Boettcher in tuta dietro le sbarre, vittima e imputato del processo sulle aggressioni con l’acido.

Esiste un limite al diritto di cronaca? Sì, esiste.  Non sono solo le carte deontologiche la cui conoscenza dovrebbe essere necessaria a un giornalista per fare il suo mestiere, ma anche le regole della fratellanza o almeno del rispetto tra esseri umani a stabilirlo. Inoltre, anche il pm Marcello Musso aveva chiesto di non fotografare o riprendere Savi per rispetto alla sua “identità offesa”.

A meno che i due non abbiano dato il consenso a essere ripresi, fotografarli e metterli online è come picchiare un disabile, come aggredire in quattro una sola persona inerme.

Qualcuno ci fermi, per favore. 

Manuela D’Alessandro

TAG: acido, alexander boettcher, stefano savi
CAT: Milano

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